Trapani e la massoneria, 500 iscritti. Un potere parallelo in grado di…

A trent’anni dalla scoperta della Loggia segreta Iside 2, Trapani e provincia la voglia di essere massoni, di vestire cappucci e praticare riti non passa. Se trent’anni fa i massoni erano un paio di centinaia, l’elenco consegnato alla Prefettura di Trapani dal procuratore Marcello Viola conta quasi 500 massoni, sparsi in 19 logge. Sono tutte scoperte, nulla di segreto. Ma la provincia di Trapani si conferma territorio di riti e “fratellanza”. La città con più logge è quella di Castelvetrano. Proprio la Castelvetrano di Matteo Messina Denaro, il super latitante di cosa nostra, l’ultimo boss invisibile da 24 anni.
E in questo elenco ci sono politici di ogni ordine e grado, amministratori locali, funzionari, banchieri, uomini delle forze dell’ordine e giornalisti.

Un dossier preparato dalla Questura di Trapani e dal Procuratore Viola che sta indagando sugliintrecci tra mafia, politica, massoneria e imprenditoria. La questura scrive nella sua informativa:

“Le clamorose vicende politico-giudiziarie di risonanza nazionale (P2) e locale (Iside2) non sembrano avere ancora ingenerato il diffuso convincimento che in seno a logge massoniche, soprattutto se occulte o deviate, possa annidarsi un vero e proprio potere parallelo in grado di inquinare l’attività amministrativa e la gestione della cosa pubblica costituendo una temibile turbativa per le istituzioni e la collettività. Appare lecito chiedersi fino a che punto la quotidiana e multiforme attività di enti pubblici non sia subdolamente pilotata dall’influenza di poteri occulti assai più penetranti della purtroppo diffusa logica clientelare, della dilagante corruzione o ancora delle ben note pressioni intimidatorie di chiara matrice mafiosa. L’ esigenza di sviluppare una sistematica ed incisiva attività di investigazione appare prioritaria”.

Un dossier che tra corsi e ricorsi storici, da Iside 2 ad oggi, fa la fotografia della massoneria di oggi in provincia di Trapani.
Se i maggiori intrighi, storicamente, sono stati nel capoluogo, oggi la città con più logge massoniche è proprio quella Castelvetrano di Matteo Messina Denaro. Su 19 logge censite, sei sono qui, nella città del Belice. Loggia Italo Letizia 345, Loggia Demetra, Loggia Enoch, l’Obbedienza di Piazza del Gesù, la Loggia Oriente, la “Francisco Ferrer” e la “Hypsas” del Grand Orient de France. Un gran numero di logge per una cittadina di poco più di trentamila abitanti. E tra i “fratelli” ci sono anche politici e amministratori, persone che gestiscono o hanno gestito in passato la cosa pubblica. Come il vice sindaco Salvatore Stuppia, iscritto alla loggia Italo Letizia 345. O ancora i consiglieri comunali Pietro D’Angelo e Maurizio Silvestro Piazza, e l’ex assessore Giuseppe Rizzo, tutti iscritti alla “Ferrer”. Una delle più importanti è la loggia “Enoch”, a cui aderiscono i consiglieri comunali Pietro Barresi e Gaetano Salvatore Accardo. Nelle logge di Castelvetrano ci sono anche uomini appartenenti alle forze dell’ordine. Alla loggia Hypsas di Castelvetrano sono iscritti anche il vicesindaco di Partanna Antonino Zinnanti e l’assessore Angelo Bulgarello.
Non è un segreto invece l’appartenenza alla loggia Myrhiam di Palermo dell’ex sindaco di Alcamo Sebastiano Bonventre, di cui è anche maestro venerabile, come ha raccontato tempo fa Tp24. Ma ad Alcamo c’è dell’altro, che riguarda sempre ciò che coinvolgeva la precedente amministrazione. Qualche giorno fa infatti in una operazione anticorruzione è stato arrestato l’ex vice sindaco Pasquale Perricone, accusato dalla procura trapanese di essere “vicino” alla famiglia mafiosa dei Melodia, e al vertice di un “comitato d’affari” che gestiva diversi business nella zona. Tra gli arrestati c’era anche il dirigente regionale Emanuele Asta, anche lui risulterebbe iscritto alla Myrhiam.
A Trapani mafia, massoneria, potere politico, imprenditori hanno avuto sempre un legame molto intrecciato e forte. Da Iside 2 ad oggi, dal circolo Scontrino alle dichiarazioni di Nino Birrittella, l’ex patron del Trapani Calcio arrestato nel 2005 perchè componente della famiglia mafiosa trapanese. Oggi collabora con la giustizia, e in questi anni ha raccontato di una massoneria “necessaria” per avere agganci utili e la maggior parte delle decisioni erano subordinate a questa. La loggia massonica, secondo Birrittella, avrebbe influito sugli uffici pubblici, la Prefettura, il Comune, la Camera di commercio, l’ospedale, e avrebbe perfino controllato cosa accadeva in Procura.
Oggi in Procura si è aperto un altro filone di inchiesta.
Le inchieste che hanno riguardato l’ex vescovo di Trapani Francesco Miccichè hanno portato alla stesura di questo dossier. Miccichè è indagato per truffa sui fondi dell’8 per mille, e nel 2011 è stato “epurato” da Papa Ratzinger. Ora la Procura trapanese sta approfondendo una serie di lavori e incarichi dati dall’ex vescovo trapanese, senza gara, per la costruzione della nuova chiesa, della canonica, e del teatro parrocchiale a Paceco. A chi? A persone che appartengono alle logge massoniche trapanesi. A queste persone Miccichè avrebbe dato circa 3 milioni di euro in tre anni. Soldi prelevati dai fondi per l’8 per mille.
Dicevamo che il rapporto tra questo territorio e le logge massoniche è antico. Proprio trent’anni fa è stata scoperta a Trapani la loggia segreta Iside 2, sotto l’insegna del circolo culturale “Scontrino”.
Era, esattamente il 6 aprile dell’86, quando il capo della Squadra Mobile di Trapani, Saverio Montalbano, quello vero, non quello della fiction, fece irruzione con i suoi uomini presso il Centro Studi dove in realtà si celava la sede di ben sei logge massoniche: Iside, Iside 2, Hiram, Cafiero, Ciullo d’Alcamo, Osiride, e una settima, scoperta successivamente e chiamata Loggia C.
I poliziotti nel corso del blitz sequestrano gli elenchi di sette logge massoniche con 200 iscritti, e, da un primo esame, la documentazione sembra regolare. Indagini più accurate del Capo della Mobile intuiscono che c’è in realtà una loggia coperta e i suoi quasi cento iscritti non erano presenti negli elenchi ufficiali.
Accanto a personaggi delle istituzioni, c’erano anche i boss mafiosi: Mariano Agate di Mazara del Vallo, Natale L’Ala di Campobello di Mazara, Mariano Asaro di Castellammare del Golfo, ricercato per avere organizzato la strage al tritolo di Pizzolungo,Vincenzo Rimi figlio di Natale Rimi, boss della famiglia di Alcamo, e Gioacchino Calabrò ritenuto l’autore della strage di Pizzolungo.
Un rapporto interminabile. In provincia di Trapani non tramonta mai l’antico compasso.