Trivelle, pochi votanti anche in Sicilia. I dati e i commenti

Flop del referendum sulle trivelle anche in Sicilia. Alla fine i siciliani che hanno votato  sono il 28 per cento degli aventi diritto. In Sicilia tra i votanti i Sì sfiorano il 90 per cento.

I votanti in provincia di  Trapani sono stati il 33 per cento,  in quella di Catania il  29 per cento. In provincia di Caltanissetta i votanti sono stati il 22 per cento, la provincia con la minore affluenza.  In provincia di Enna  affluenza al 25 per cento.  In provincia di Palermo ha votato il 27 per cento, in quella di Ragusa il 29 per cento, in quella di Messina il 28 per cento, in provincia di Agrigento il 30 per cento, in quella di Siracusa il 27 per cento.
In una Sicilia che ha votato poco spicca in forte controtendenza il dato di Sciacca dove l’affluenza è’ stata altissima superando il quorum con il 53.95%.

“L’Italia ha parlato: questo referendum è stato respinto. E’ un risultato netto, chiaro, superiore alle aspettative di tutti gli opinionisti. Ci sono dei vincitori e degli sconfitti. Il governo non è tra i vincitori, ma lo sono i lavoratori, quelli che operano sulle piattaforme. E invece ci sono i soliti politici che hanno perso e che invece diranno di aver vinto. Il messaggio è stato chiaro: bisogna saper perdere”. Parola di Matteo Renzi.

«Io sono andato a votaresottolinea a MeridioNews il governatore siciliano Rosario Crocetta – perché lo considero un dovere civico, ma ho votato no. Le vicende ambientali non possono essere affrontate con un referendum, abbiamo bisogno di liberarci dei combustibili fossili ma si tratta di un processo lungo, che di certo non si risolve con un sì o un no».

Questo il commento di Legambiente:

Il quorum non è stato raggiunto ma di due cose siamo certi. La prima è che la proroga senza limiti delle concessioni per l’estrazione di petrolio e gas rimane una colossale ingiustizia, in contrasto con le regole del diritto UE sulla libera concorrenza. La seconda è che non sarà certamente il mancato raggiungimento del quorum a fermare un cambiamento del modello energetico che sta già mettendo le fonti fossili ai margini, perché esiste un altro scenario più conveniente, pulito, democratico. La nostra battaglia continua e la straordinaria mobilitazione dal basso organizzata in poche settimane, malgrado disinformazione e inviti all’astensione, dimostra il consenso di cui gode tra i cittadini il tema dello sviluppo sostenibile, per combattere i cambiamenti climatici e far crescere le energie pulite.