Tutti contro Crocetta: no al trasferimento delle funzioni di Crias ed Ircac all’Irfis


Montano le polemiche sull’intenzione del governo Crocetta di trasferire le funzioni dell’Ircac e della Crias all’Irfis.
In pratica, i due istituti di credito regionali – l’Ircac specializzato nelle cooperative e la Crias nel settore artigiano – secondo quanto dichiarato dal governatore verrebbero soppressi e le loro competenze trasferite all’Irfis, un tempo istituto di credito dedicato alle industrie, ma che il precedente governo, guidato da Raffaele Lombardo, ha trasformato in una finanziaria siciliana. E a capo della quale sempre Lombardo ha posto Francesco Maiolini, ex direttore di Banca Nuova.
Ad alzare la voce contro questa ipotesi non solo il mondo politico, ma soprattutto quello dei rappresentanti di categoria. “L’Ircac rappresenta oggi l’unica possibilità di accesso al credito agevolato per le cooperative siciliane. Trasferirne le funzioni all’Irfis significherebbe, per ragioni esclusivamente tecniche, negare loro questa possibilità”. Ad affermarlo
Gaetano Mancini ed Elio Sanfilippo, rispettivamente presidenti regionali di Confcooperative e di Legacoop che aggiungono: “Lo segnaliamo al Presidente Crocetta a nome della cooperazione siciliana, che rappresenta quasi 11.000 imprese attive che danno lavoro a 75.200 addetti dei quali il 48% donne. Quella cooperazione che nel periodo 2007-2011, in piena crisi, ha prodotto un incremento occupazionale del 4,1% (dati Inps) in significativa controtendenza rispetto al mercato occupazionale regionale. Queste cooperative valutano ‘con enorme preoccupazione’ l’annunciata abolizione dell’Ircac, strumento importantissimo al servizio dell’imprenditoria cooperativa e del lavoro in cooperativa che semmai andrebbe potenziato, aggiornato e ricondotto alla normale operatività, ponendo fine a un annoso e svilente commissariamento. Il Presidente Crocetta vedrà Confcooperative e Legacoop alleate nella lotta agli sprechi, nella riduzione dei privilegi e nella razionalizzazione e moralizzazione della macchina pubblica ma occorre guardare con attenzione alle singole specificità e salvaguardare le esperienze positive.” Per Mancini e Sanfilippo “è doveroso, prima di assumere decisioni che potrebbero avere impatti devastanti sul tessuto imprenditoriale cooperativo siciliano, ben valutarne gli effetti e in ogni caso confrontarsi con le organizzazioni di rappresentanza”.
E chiedono a Crocetta un tavolo sull’argomento.
Mario Filippello, segretario regionale della CNA Sicilia (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) ha “il timore di assistere ad uno spettacolo già visto: tanti annunci che distraggono dai problemi veri della Sicilia. Se davvero si vuole aiutare la nostra isola, bisogna iniziare sostenendo le imprese che resistono alla crisi e danno lavoro vero, invece ascoltiamo pericolose promesse che rischiano di riaprire la strada del precariato e dell’assistenzialismo. L’unico strumento per sostenere le imprese artigiane in Sicilia è il sostegno al credito, che passa innanzitutto attraverso i fondi di rotazione Crias. Invece c’è la sensazione che si voglia ‘punire’ chi crea lavoro: Crocetta pensa infatti di dirottare questi fondi, che sono alimentati anche dai soldi versati dagli artigiani siciliani, all’Irfis di Maiolini. Gli artigiani – conclude Filippello – non resteranno indifferenti di fronte a tutto questo”.
In disaccordo anche il deputato regionale Nello Musumeci che ha presentato un’interpellanza urgente parlando di “decisione scellerata e irresponsabile”. Musumeci sottolinea “il ruolo importante svolto dall’Istituto, che negli ultimi cinque anni ha erogato interventi a ben 23.500 imprese, per un importo di circa 650 milioni di euro, mentre con la vecchia Programmazione dei fondi europei (2000-2006), la Crias ha gestito la misura 4.02.b raggiungendo una certificazione finale di oltre 110 milioni di euro.Peraltro, la Crias non costituisce alcun costo per la Regione, nel cui bilancio non esiste nessun apposito capitolo. Semmai, l’operazione-immagine di Crocetta – condotta senza alcun confronto con le forze politiche e le parti sociali -servirebbe solo a provocare un aumento dei costi del personale regionale, qualora i dipendenti Crias venissero assorbiti nei ruoli della Regione. La Crias va subito regolamentata, risanata in alcune sue strutture, ma non può essere cancellata una pagina di storia siciliana che per sessant’anni ha accompagnato la crescita di migliaia di piccole imprese che il cinismo del sistema bancario avrebbe altrimenti condannato alla chiusura”.