E' un lavoro sempre piu' povero e con meno diritti quello che si afferma in Sicilia

E’ un lavoro sempre piu’ povero e con meno diritti, quando c’e’, quello che si afferma in Sicilia. Lo rileva uno studio della Cgil regionale secondo cui l’occupazione a tempo indeterminato tra gennaio e luglio del 2016 ha registrato, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un calo del 30% (fonte Inps). Sono aumentati invece i contratti a tempo determinato e l’apprendistato, addirittura raddoppiato, ma non tanto da garantire un saldo positivo (- 9,6 per cento, il saldo dei contratti). Inoltre, strumenti come i voucher hanno registrato un boom, con un + 52,4% , superando il gia’ alto dato nazionale del 36,2%. “Accade- ha osservato Pagliaro- che il lavoro tradizionale con garanzie e retribuzione adeguata viene sostituito con lavoro povero”.

Questo quadro va strettamente correlato alla caduta dell’industria e dell’edilizia e all’ampliamento della base occupazionale in turismo, commercio e servizi. Gia’ i dati nazionali parlano del resto del 40% di occupati che percepiscono non piu’ di mille euro netti al mese. “In Sicilia- ha sostenuto Pagliaro- il quadro e’ ancora piu’ grave”. In questo contesto strumenti come il Jobs act, “stanno mostrando la corda- ha detto il segretario della Cgil Sicilia- con trasformazioni del lavoro in contratti a tempo indeterminato che in un anno si sono ridotte del 23,2%. Le 23 mila assunzioni effettuate con questo strumento sono un numero ben lontano dalle aspettative. Deludenti, per la Cgil Sicilia anche le politiche per l’occupazione giovanile con strumenti come i tirocini che “sono stati piu’ che altro un regalo alle imprese- ha detto Andrea Gattuso, responsabile del dipartimento politiche giovanili- registrando un saldo occupazionale dopo 2 anni ( e non uno come dicono all’assessorato) di meno di 8.000 assunzioni, finanziate con 32,5 milioni di bonus, a fronte di 46.569 tirocini attivati (4,2%)”.
E’ intanto in corso una trattativa specifica tra la regione e il ministero del lavoro che dovrebbe portare al finanziamento con complessivi 142 milioni degli ammortizzatori in deroga per le aree di crisi complessa di Gela e Termini Imerese e per la formazione professionale. Per la Cgil Sicilia “le difficolta’ dei lavoratori siciliani- ha sottolineato – trovano conferma nell’alto di numeri di consensi raccolti attorno alla Carta dei diritti universali del lavoro, che la Cgil punta a trasformare in progetto di legge di iniziativa popolare per giungere a un nuovo Statuto”: 82.059 le firme raccolte in Sicilia.

Nella Sicilia con il record di disoccupazione giovanile (56 per cento) e percentuali a due cifre di disoccupati e neet che ormai il lavoro hanno smesso di cercarlo, le misure per l’occupazione stanno fallendo una dopo l’altra.  In Sicilia il lavoro è sempre più precario, garanzie e diritti si affievoliscono e persino i tirocini si trasformano troppo spesso in un breve periodo di sfruttamento al quale quasi sempre non segue neanche un’assunzione stabile. E come se non bastasse la desertificazione del settore industriale e manifatturiero dell’Isola ha portato anche a una “dequalificazione” dei lavori e delle retribuzioni. Per fare un esempio, più camerieri precari e molti meno operai specializzati a tempo indeterminato ma anche più piccoli commercianti che ingegneri informatici.

Da un lato il Jobs Act, dall’altro Garanzia Giovani, in Sicilia gli effetti perversi di queste misure hanno superato di gran lunga i vantaggi. “Leggendo dietro i numeri – conferma il segretario generale, Michele Pagliaro- si osserva la tendenza già rilevata dall’Istat nell’ultimo rapporto trimestrale: la base produttiva si trasforma portando con sé la svalorizzazione del lavoro”.

“In Sicilia – continua Pagliaro –  strumenti come il Jobs act, stanno mostrando la corda con trasformazioni del lavoro in contratti a tempo indeterminato che in un anno si sono ridotte del 23,2%. Le 23 mila assunzioni effettuate con questo strumento nel periodo che stiamo considerando sono un numero ben lontano dalle aspettative, considerato che i costi sono stati superiori ai 15 miliardi ai quali, come dice la Corte dei Conti, se ne potrebbero aggiungere altri 5 o 6 a carico della collettività per gli assegni di disoccupazione di chi dopo 3 anni non viene confermato”.

E il flop riguarda anche i tirocini di Garanzia Giovani: in Sicilia a fronte del record di attivazioni, 46.569, ci sono appena 7944 assunzioni con un lungo corollario di denunce di sfruttamento: orario di lavoro più lungo di quanto previsto, turni notturni e festivi, nessuna formazione. “Sono stati più che altro un regalo alle imprese – ha detto Andrea Gattuso, responsabile del dipartimento politiche giovanili – visto il saldo occupazionale dopo 2 anni e 32,5 milioni spesi per i bonus”.