Valle del Mela: uno sviluppo industriale mai compiuto

Risanamento mai avviato, piani per le bonifiche mai varati. La Valle del Mela resta prigioniera di uno sviluppo industriale mai compiuto, con un tasso elevato di disoccupazione (intorno al 25%) e un livello di inquinamento che non si è mai riusciti a monitorare e contrastare. Il suo vasto territorio di 190 chilometri quadrati, rientrato nel 1998 nel Sin e nel 2002 dichiarato Area ad elevato rischio di crisi ambientale, ha assistito in tutti questi anni ad una politica della ritualità: finanziamenti assegnati per la bonifica e poi persi, linee guida per gli interventi pubblicati e rimaste lettera morta, decreti su sostanze inquinanti emanati dallo Sportello unico regionale per le aree ad elevato rischio crisi ambientale e poi ritirati. Lo stesso Ufficio Aerca non è stato più rinnovato dopo la scadenza del dicembre 2012, mentre siamo fermi ad un logorante dualismo lavoro-tutela dell’ambiente che da altre parti d’Europa è stato da tempo superato. Ma il rituale continua e una recente delibera del Cipe, dando il via libera alla programmazione 2014-2020 dei Fondi Sviluppo e Coesione (Fsc) destinati all’Ambiente, ha assegnato 25 milioni di euro, dei complessivi 800, per la bonifica dell’area Sin che comprende Milazzo con la sua Raffineria, San Filippo del Mela con la Centrale Edipower/A2A e la sua prospettata riconversione e tutta una serie di insediamenti industriali minori tra Pace del Mela e San Pier Niceto. La Regione, soggetto attuatore degli interventi, adesso deve agire tempestivamente, se lo augura il senatore Bruno Mancuso,“vigileremo sulle attività del Commissario delegato, dice, e qualora dovessero ripetersi ingiustificati ritardi, chiederemo con forza un’azione più incisiva del Ministero e la nomina di un commissario governativo ad acta in sostituzione della Regione, inoperosa e disattenta rispetto ad un territorio che necessita di un rilancio..” Il Ministero dell’Ambiente aveva già in precedenza destinato oltre 60 milioni di euro per le bonifiche, ma i fondi, rimasti incagliati negli uffici regionali, sono stati, pochi mesi fa, definitivamente revocati. Ma quali interventi saranno effettivamente finanziati? Pare che siano pronte le caratterizzazioni tra Milazzo e Giammoro, quindi si suppone che gli interventi si concentreranno soprattutto in quell’area particolarmente compromessa.

Ma se da una parte si promettono bonifiche dall’altra continua la battaglia di alcune amministrazioni comunali e delle associazioni ambientaliste per frenare nuovi progetti industriali che potrebbero aggravare il carico inquinante dell’area. Giunta e Consiglio Comunale di San Pier Niceto si sono espressi contro la realizzazione  dell’Impianto di ricerca e sperimentazione per la gestione di rifiuti pericolosi e non, presso lo stabilimento della ESI Spa, azienda del gruppo Franza che si trova nella zona industriale di Giammoro e che si occupa del recupero di piombo e materiale di composizione delle batterie esauste. L’assessore all’Ambiente Rocco Maimone ha sottolineato che a giugno 2014 il Consiglio comunale ha approvato una delibera che vieta insediamenti sul territorio comunale di industrie e/o impianti potenzialmente nocivi. “La salute non si può barattare con nulla – ha dichiarato Maimone –  nemmeno con il lavoro.  Sul nostro territorio non bisogna più  discutere di realizzare nuovi insediamenti industriali  ma di bonificare e risanare. I rifiuti che dovrebbe trattare la ESI sono classificati come pericolosi e sono scarti sanitari e ospedalieri, fanghi, morchie, fondami di serbatoi e catalizzatori industriali rigenerabili”. Intanto una petizione con oltre 1500 firme, dove viene espressa la contrarietà al progetto, è stata inviata all’Assessorato Regionale Energia e Servizi di Pubblica Utilità, Dipartimento Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti, Servizio 7. Giuseppe Trifirò parroco di Archi e Pace del Mela si è fatto portavoce in questa iniziativa dei cittadini e delle Associazioni ambientaliste che promettono altre più incisive forme di protesta. “Chiederemo alla Regione la nostra presenza all’interno della Conferenza dei Servizi- dice Trifirò- I cittadini sono stanchi di vivere in un territorio altamente inquinato dove si muore per patologie tumorali più che da altre parti e vogliono adesso risanamento e sicurezza”. Secondo Beniamino Ginatempo presidente di Zero Waste Sicilia. “la vicenda è la punta dell’iceberg di un una cultura industriale basata sulla aggressione all’ambiente Mentre i cittadini vogliono sapere quale sia la stima delle emissioni macro e microinquinanti, presentata si suppone insieme al resto della documentazione relativa al nuovo impianto, Ginatempo sottolinea che “il presidente Vincenzo Franza non ha remore nel sostenere che la vera motivazione del progetto non è, come recita il titolo, la ricerca e la sperimentazione bensì la tutela dell’occupazione. Torna il ricatto occupazionale, –secondo Ginatempo-, le famiglie dei lavoratori devono mangiare, non importa se mangiano cibi avvelenati, prodotti dall’inquinamento”.

Al centro delle polemiche c’è però un altro progetto, quello presentato un anno fa dall’Edipower al Ministero dell’Ambiente per l’Impianto di valorizzazione energetica di Css all’interno della centrale di San Filippo. Gli uffici ministeriali non si sono ancora espressi sulla valutazione di impatto ambientale ma nell’esame dell’istanza dovranno tenere conto di tutte le osservazioni che sono arrivate a Roma. Associazioni di medici, ambientalisti e gruppi consiliari hanno mostrato la loro contrarietà insieme al Comitato dei Cittadini contro l’inceneritore, che si è costituito, e che ha prodotto un dossier di 40 pagine dove si evidenziano una serie di incompatibilità con il rilascio della Via . Il progetto presentato è stato sempre detto dai vertici dell’Azienda che non prevede solo la riconversione del gruppo SF2 per l’uso di combustibile prodotto dalla differenziata ma un polo di energie rinnovabili basato sul fotovoltaico a concentrazione, il solare termodinamico e un impianto biomasse. “Nell’elaborato presentato, dicono però gli oppositori l’unico proposta è quella dell’impianto a CSS che altro non è se non un mega-inceneritore di rifiuti, che utilizzerà le stesse tecnologie. Da una parte c’è quindi l’investimento di 120 milioni di euro assicurato dai vertici aziendali per la trasformazione dell’impianto di San Filippo del Mela, dall’altra i problemi irrisolti dell’inquinamento del territorio in un dualismo incessante tra occupazione e tutela della salute . Ci sarebbero poi ulteriori 250 mln di euro che Edipower investirebbe nei prossimi quattro anni, cifre che la provincia di Messina non vede da lungo tempo dicono i sindacati, che vedono in uno sviluppo sostenibile l’unica via d’uscita.