"Vicino alla mafia". Sequestro da 800 milioni per l'ex deputato regionale Giuseppe Acanto

Scoperto il tesoro del clan di Villabate. Un patrimonio da quasi 800 milioni è stato sequestrato dalla Direzione investigativa antimafia. Secondo gli investigatori sarebbe stato gestito da Giuseppe Acanto, 54 anni, ex deputato regionale del Biancofiore ritenuto legato ai vertici di “Cosa Nostra”. Il sequestro arriva al termine di indagini, coordinate dalla Dda di Palermo, su provvedimento della sezione misure di prevenzione dello stesso tribunale. In azione la direzione investigativa antimafia che sta procedendo al sequestro preventivo di beni mobili ed immobili, rapporti bancari, intero capitale sociale e relativo compendio di numerose aziende situate in Palermo e provincia.

ACANTO. Il dottore e commercialista Giuseppe Acanto è stato deputato regionale del Biancofiore. Era stato voluto dal presidente Salvatore Cuffaro ed era entrato in assemblea al posto del maresciallo Antonino Borzacchelli finito in carcere. Era il 2004. All’assemblea regionale siciliana lo ricordano ancora per il disegno di legge sulla “valorizzazione” degli oratori. Un altro suo progetto puntava a “regolamentare” i campeggi didattici. Gli investigatori del centro operativo Dia di Palermo hanno scoperto che Acanto gestiva un vero e proprio tesoro di mafia dal suo studio di commercialista: beni e società per un valore di 780 milioni di euro. Beni che dovrebbero appartenere alla famiglia mafiosa di Villabate. Acanto era finito in diverse inchieste sin dalla vicenda di Giovanni Sucato. Era uno stato uno degli esattori del “mago dei soldi”. il pentito Francesco Campanella l’aveva poi accusato di essere stato votato dai boss. L’inchiesta che vedeva indagato Acanto per concorso esterno in associazione mafiosa si era chiusa con un’archiviazione.

I racconti del collaboratore sono, però, finiti nella motivazione con cui la Cassazione ha reso definitiva la condanna sette anni inflitta a Cuffaro. “L’esito finale del colloquio tra Campanella e Cuffaro – scrivevano i supremi giudici – era stato l’inserimento di Acanto in lista”. Ed ancora: “Cuffaro, pur consapevole della caratura mafiosa dei Mandalà e pur conoscendo che l”Acanto era stato sostenuto elettoralmente da tale famiglia (che si era impegnata in ogni modo con finanziamenti, stampa, distribuzione di fac-simili elettorali) aveva conferito all’Acanto un incarico”. Acanto, dopo la mancata elezione e prima di subentrare a Borzacchelli, era stato nominato liquidatore di alcune cooperative. Tutte vicende che hanno fatto scattare la contestazione dell’aggravante mafiosa per Cuffaro e che ora servirebbero a dimostrare la pericolosità sociale del ragioniere di Villabate.

Adesso, il suo patrimonio è stato sequestrato su proposta del direttore della Dia dal tribunale Misure di prevenzione di Palermo presieduto da Silvana Saguto.