Vito Rinaudo: “Non serve un fondo di garanzia regionale”

Dott. Vito Rinaudo“Senza confidi tantissime imprese sarebbero fallite”. È questa l’opinione di Vito Rinaudo, amministratore delegato del confidi Fideo Confcommercio.

Dottor Rinaudo, perché i confidi sono così importanti?

“Perché il credito alle imprese è retto con l’assistenza dei confidi di garanzia che sono stati creati e supportati dalle stesse imprese. E senza i confidi a fornire le garanzie le imprese non avrebbero avuto più accesso al credito e sarebbero fallite. Inoltre, l’attività dei confidi si è retta solo ed esclusivamente perché le imprese hanno creduto in questi strumenti. Tutto ciò nella totale mancanza di consapevolezza da parte degli enti pubblici e della politica”.

La politica è stata assente?

“In tutta Italia c’è stato un intervento pubblico in aiuto dei confidi, proprio in considerazione della loro importanza. In Sicilia, questo intervento è stato marginale. È grave che ci sia stata proprio la mancanza di scelte politiche in questo settore”.

Adesso si parla di creare un fondo di garanzia regionale e altri strumenti di garanzia.

“Se ne discute, ma in realtà non ce n’è proprio bisogno. Esiste il fondo nazionale del medio credito centrale che funziona bene ed esistono i confidi che funzionano altrettanto bene, inventarsi nuovi strumenti oltre a non risolvere alcun problema potrebbero avere un effetto distorsivo”.

Ma uno strumento in più, invece, non potrebbe aiutare il sistema?

“Un fondo di garanzia regionale sarebbe solo ripetitivo, non produttivo e rischia di diventare un ennesimo carrozzone. Oltretutto, il fondo nazionale è garantito dallo Stato, mentre quello regionale dalla Regione, ma quest’ultima ha i suoi problemi finanziari…”.

Che bisogna fare allora per aiutare il settore?

“I problemi del credito in Sicilia sono di altra natura: c’è un numero limitato di banche che intervengono nel territorio e che agiscono quasi in monopolio e c’è la mancanza di forza contrattuale da parte delle imprese. Occorre risolvere questi due problemi e poi occorre effettuare interventi a favore delle microimprese con strutture in grado di accompagnarne il percorso di crescita”.

Salvo Butera