Voto di scambio: chiesta condanna per Raffaele Lombardo e il figlio Toti

Voto di scambio: chiesta condanna per Raffaele Lombardo e il figlio Toti. Un anno e due mesi di reclusione sono stati chiesti per l’ex presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo; 10 mesi per il figlio Toti, attualmente deputato regionale. La richiesta è stata avanzata al termine della requisitoria dai pm Lina Trovato e Rocco Liguori durante l’udienza, tenutasi nell’ex pretura di Catania, del processo per voto di scambio per l’ex leader del Mpa e per il figlio. I due erano in aula aula assistiti dall’avvocato Salvo Pace.
Una richiesta di condanna a 10 mesi di reclusione è stata avanzata anche per gli altri tre imputati, Ernesto Privitera, Giuseppe Giuffrida e Angelo Marino, accusati nello stesso procedimento di aver beneficiato di posti di lavoro.

Lombardo al termine della requisitoria ha fatto dichiarazioni spontanee e mostrato al giudice monocratico Laura Benanti un sms ricevuto da una donna di Caltagirone della quale ha reso noto solamente il nome di battesimo, Mariuccia; la signora chiedeva aiuto per un posto di lavoro all’ex presidente della Regione. «Se ne intercettassero il contenuto – ha detto Lombardo – si tratterebbe di voto di scambio?».

Il giudice Benanti ha fissato le date delle prossime udienze, che si terranno il 15 ottobre per le repliche dei difensori, e il 29 ottobre per la sentenza.

Al centro dell’inchiesta sfociata nel processo, le elezioni regionali dell’ottobre 2012 in cui Toti Lombardo, venne eletto deputato nella lista Mpa e di quelle politiche immediatamente successive, nel 2013, durante le quali, invece, la lista Mpa con Raffaele Lombardo capolista, non superò la soglia di sbarramento. L’accusa avrebbe rilevato il reato di voto di scambio con uno dei personaggi che ruotano attorno alla sfera politica dell’ex governatore siciliano, quello di Ernesto Privitera, già consigliere circoscrizionale della prima municipalità che, nel corso di varie intercettazioni, si sarebbe vantato del sostegno elettorale dato ai Lombardo, pretendendo in cambio favori per l’assunzione del cognato, Giuseppe Giuffrida e del cugino Angelo Marino, il primo poi assunto effettivamente per tre mesi nella società di raccolta rifiuti Oikos.