Voto di scambio, terremoto all’Ars. Arrestati i deputati Dina e Clemente e l’ex deputato Mineo

10,30 – Saranno sospesi fino a quando rimarranno sottoposti alla misura interdittiva i due deputati dell’Assemblea regionale siciliana arrestati, Nino Dina (Udc) e Roberto Clemente (Pid–Cp). A loro subentreranno i primi dei non eletti nelle liste elettorali di cui facevano parte Dina e Clemente al momento della candidatura alle regionali del 2012. Spetta alla Presidenza del consiglio emettere il provvedimento di sospensione che poi sarà trasmesso al commissario dello Stato e quindi comunicato alla Presidenza dell’Assemblea regionale per una presa d’atto. In base alla legge, Dina e Clemente durante la sospensione percepiranno comunque una parte dell’indennità parlamentare, la restante parte sarà appannaggio dei deputati subentranti. Dina e Clemente rientreranno all’Ars non appena cesserà la misura cautelare, anche in questo caso la procedura è la stessa di quella della sospensione.

08,00 – I  finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno eseguito  5 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo. L’accusa è, a vario titolo, di aver promesso o ricevuto denaro o altre utilità in cambio di voti, per sé o per altri, nell’ambito delle elezioni del 2012 per il rinnovo del Consiglio Comunale di Palermo e dell’Assemblea Regionale Siciliana.
I provvedimenti riguardano: Nino Dina, eletto nelle file dell’Udc, oggi presidente della commissione Bilancio del parlamento siciliano; Roberto Clemente, eletto con Pid-Cantiere popolare; e Franco Mineo, già deputato regionale, che nel 2012 si candidò con Grande Sud ma non raggiunse il numero necessario di voti per Sala d’Ercole. Ai domiciliari è finito anche Giuseppe Bevilacqua, un altro esponente politico di Pid-Cantiere popolare, che alle elezioni comunali 2012 risultò il primo dei non eletti. Il quinto provvedimento è stato notificato a un militare della Guardia di finanza che avrebbe fatto dei favori a Bevilacqua, è accusato di corruzione.
I dettagli dell’operazione, denominata AGORA, saranno forniti nel corso della conferenza stampa che si terrà alle ore 11:00, presso la Sala Riunioni del Tribunale di Palermo (nuovi edifici), palazzina M, piano terra.

L’inchiesta è partita dalle microspie piazzate dai finanzieri che cercavano di ricostruire i nuovi assetti mafiosi in una grossa fetta della città. Ad un certo punto, però, una cimice avrebbe captato l’impegno di alcuni soggetti considerati vicini a Cosa nostra per convogliare il consenso elettorale su Bevilacqua, in corsa per uno scranno a Sala delle Lapidi, sede del Consiglio comunale di Palermo. Il candidato, nonostante il ragguardevole numero di preferenze ottenuto, risultò il primo dei non eletti.

Le microspie dei finanzieri continuarono a registrare le conversazione anche dopo le elezioni amministrative. E cioè nella fase che ha separato il voto di maggio, a Palermo, da quello di fine ottobre per le regionali. Il pacchetto di voti che non bastò all’aspirante consigliere comunale sarebbe stato sfruttato dai tre candidati a Palazzo dei Normanni. Come? Promettendo denaro e posti di lavoro in cambio di preferenze. Ci sarebbero state persone disposte a vendere il voto in cambio di pochi euro. Altri, invece, avrebbero garantito un impegno più consistente. Alzando, però, il prezzo fino chiedere un impiego. Impiego che sarebbe stato promesso e questo già basta a configurare il reato. L’ultima versione del reato di voto di scambio punisce, infatti, il politico che paga, o semplicemente promette, denaro o altra utilità.