"Noi ex sportellisti abbiamo diritto ad essere assunti dalla Regione Siciliana"

Il Mattino di Sicilia ha pubblicato qualche giorno fa la notizia di un piano di 1500 assunzioni della Regione Siciliana, senza concorso. Una norma, al vaglio delle commissioni parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana, prevede infatti l’inquadramento dei cosiddetti “ex sportellisti”, personale impiegato in passato per progetti ad hoc e poi non riconfermato. La denuncia viene dal Cobas – Codir. Pubblichiamo qui di seguito l’intervento di una lavoratrice, che risponde alle denunce del sindacato e rivendica la legittimità delle assunzioni.

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Avvertiamo un certo imbarazzo e una notevole difficoltà nel rispondere a quelli che riteniamo siano solo miserevoli azioni di chi alza le barricate, e non lo fa per tutelare un diritto e neppure per affermarlo, ma per infierire gratuitamente contro chi ha il solo torto di difendere la propria dignità e urlare un lavoro ingiustamente tolto. Cosa mai si può replicare a chi si fa portavoce di lavoratori che, solo per un ipotetico aumento di livello, dopo essere stati assunti con un colpo di mano, affilano le armi contro altri lavoratori? Hanno solo alzato un polverone intossicando l’aria. Hanno solo sparato alla croce rossa. Hanno solo perso un’ occasione per tacere. Ma se una risposta va data, questa è l’unica risposta che possiamo fornire a chi miseramente si dimena solo per scagliarci contro l’opinione pubblica e a chi gioca al “Cambia norme” a seconda di chi tira la giacchetta più forte.
La riforma nazionale impone professionalità e attenzione in tema di politiche attive del lavoro. Dal 24 settembre sono in vigore le norme del decreto legislativo n. 150/2015, recante la nuova disciplina dei servizi per l’impiego, in attuazione della delega Jobs Act. Il provvedimento ridisegna le strutture pubbliche preposte in supporto dei lavoratori e dei datori di lavori nella ricerca dell’impiego e di forza lavoro, con la rivisitazione delle pregresse competenze e lo snellimento delle procedure e delle strutture preposte. I CPI siciliani non hanno le professionalità che servono per ottemperare alle norme, il nostro sistema si avvaleva degli operatori degli ex sportelli multifunzionali che hanno operato in sinergia con i CPI per quindici anni. Formare o riqualificare altro personale o assumerlo esternamente avrebbe un costo che non è giustificato in presenza di personale già qualificato con risorse regionali. Perché lasciare gli uffici pubblici monchi di figure specialistiche con il rischio di non ottemperare alle norme? Perché recare un danno agli utenti siciliani per regalare ai privati un patrimonio di professionalità sul quale la stessa regione ha investito? Queste sono le domande alle quali dovrebbero rispondere coloro i quali hanno deciso di buttare alle ortiche la nostra professionalità e con essa un’emergenza sociale che sta raggiungendo enormi dimensioni. La gravissima situazione nella quale versiamo, professionisti che possiamo vantare in media trent’anni di servizio, ha ormai raggiunto, anzi superato il limite dalla sopportazione. Siamo fermi dall’8 aprile, da ottobre 2013 abbiamo lavorato in tutto nove mesi, l’avv. 6 è ancora in embrione e non riesce a decollare tra le liti di fazione tra gli enti emergenti e enti storici oltre al problema degli accreditamenti per la misura in progetto relativa alla formazione e in tutti i casi è solo un tampone che potrà dare respiro a meno di ottocento persone e per un tempo limitato. Dopo due anni di battaglie al limite del sopportabile, abbiamo portato a casa solo licenziamenti e disperazione. Siamo martoriati economicamente e psicologicamente. Mesi e mesi di arretrati da percepire sugli emolumenti, abbandonati a noi stessi senza sostegno al reddito e un futuro incerto per chi ha già perso il lavoro e per chi lo perderà.
Dopo due anni di disperazione, che non auguriamo neppure al peggior nemico, dopo aver trascorso le ultime cinque settimane della nostra vita per strada giorno e notte a soffrire la fame e le pene dell’inferno, dobbiamo leggere di chi urla allo scandalo di assunzioni pre elettorali, di chi si prende pena dicendoci che ci prendono in giro, quando abbiamo dovuto spiegare ad uno ad uno chi siamo e cosa chiediamo, quando abbiamo fatto autonomamente una proposta e l’abbiamo portata avanti facendo un passo avanti e due indietro, quando ce l’hanno fatta toccare con mano per essere poi stralciata, quando a fatica siano riusciti a farla esitare dalla commissione di merito, quando ci siamo nuovamente disperati per la mancanza della relazione tecnica da noi stessi fornita nella commissione bilancio, quando abbiamo appreso che, con un colpo di mano, hanno chiesto di cambiarla, quando ancora non abbiamo nessuna certezza che arrivi all’aula per come è stata votata dalla V commissione, quando non conosciamo l’esito in aula. Come fate a chiamare tutto questo campagna elettorale? Come fate ad accusare chi, coraggiosamente, ha sposato la nostra causa pur sapendo che anche anche altri deputati l’hanno sposata consapevoli che essendo questo un problema sociale dev’essere risolto in maniera trasversale, tra l’altro con un governo che ci ostacola in tutti i modi possibili e immaginabili e a volte anche inimmaginabili? Non vi passa per la mente che forse qualcuno che agisce da vero politico esiste e opera per il bene comune senza guardare appartenenze o colori? Voi non sapete nulla, non conoscete le nostre pene, non sapete cosa significa vivere nella stessa giornata momenti di cauto ottimismo alternati con momenti di buio totale. Voi non conoscete le pene fisiche e psicologiche di chi con forza e determinazione non si arrende neppure di fronte alle più cocenti delusioni. Dovreste solo vergognarvi e avere rispetto ma se proprio non ce la fate, tacete.

Adriana Vitale

Operatori delle Politiche Attive del Lavoro