A Palermo sbarcati 592 migranti, a Pozzallo arrestati due presunti scafisti

epa02856153 A video grab provided by the Italian Coast Guard released on 05 August 2011 shows the moment around 300 sub-Saharan migrants were rescued after they were found on a barge 166 kilometres from of Lampedusa on 04 August 2011. Italian coast guard officials said on 05 August they had failed to find any trace of dozens of migrants who allegedly died when their refugee boat became stranded in Libyan territorial waters. The search began after Italian authorities rescued a group of around 300 migrants late on 04 August some 90 nautical miles (166 kilometres) from the southern island of Lampedusa. The body of a man was also found on board the boat. Some of the migrants, many of whom were suffering from dehydration, said that around 100 of their fellow passengers, including several children, died during the journey and that their bodies had been thrown into the sea. EPA/ITALIAN COAST GUARD/HANDOUT BEST QUALITY AVAILABLE HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Sbarco di migranti al porto di Palermo, dove è giunta la nave militare spagnola ‘Numancia’ con a bordo 592 stranieri soccorsi nei giorni scorsi nel canale di Sicilia. Tra i migranti ci sono anche diverse donne, tra cui una in stato di gravidanza, e 40 minori. A coordinare la macchina dell’accoglienza la Prefettura, con personale del Comune, medici dell’Asp, personale della Caritas e della Croce Rossa.

Due presunti scafisti tunisini sono stati fermati dagli agenti della polizia di Stato nell’ambito delle indagini avviate in seguito allo sbarco di 296 migranti giunti venerdi’ scorso nel porto di Pozzallo, nel ragusano. In manette per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sono finiti Haitem Dahman, di 35 anni, e Chahed Lassad, di 34 anni.

Uno di loro ha provato a eludere le indagini fingendo di essere partito dalla Tunisia insieme al figlio. Ma durante le attività d’investigazione, una donna della Costa d’Avorio si è avvicinata ad uno dei poliziotti per riferire che quel bambino, indicandolo, non era il figlio del tunisino. Con assoluta discrezione il bimbo è stato separato, con la scusa del gioco, dal presunto padre ed una volta lontano messo a suo agio cosi’ da raccontare la verità. Il bambino ha così raccontato di avere 12 anni e di non conoscere quel signore, dal quale era stato minacciato: “Devi dire che sei mio figlio altrimenti mi mandano di nuovo in Tunisia”.

Lo scafista avrebbe adottato questo sistema per eludere le indagini ed evitare il rimpatrio in Tunisia perché i minori non possono essere espulsi, sperando di potere restare in Italia con la scusa di essere il padre. Andato a monte il progetto, il minore e’ stato affidato ad una comunità mentre lo scafista è stato condotto in carcere e al termine della sua permanenza presso l’istituto di pena dovrà tornare in Tunisia