Almaviva Palermo, è sciopero ad oltranza

Dopo lo shock dei licenziamenti nella sede romana di Almaviva Contact, l’attenzione torna su Palermo dove la partita dei trasferimenti forzati a Rende (in Calabria) è tutt’altro che risolta, mentre si gioca il tutto per tutto anche per tentare di recuperare la chiusura della sede di Roma.

Resistono e non mollano i dipendenti Almaviva di Palermo. Altri 42 dell’ex commessa Enel devono partire per Rende, ma non intendono farlo, sfidando la spettro del licenziamento agitato dal colosso dei call center. Per oggi è attesa la convocazione al ministero dello Sviluppo economico. Nel frattempo sarà sciopero a oltranza fino al 31 gennaio, una mobilitazione senza sosta di cui è stato tappa il sit-in di ieri, davanti alla sede Enel di via Marchese di Villabianca, teatro della protesta dei 60 lavoratori palermitani non assorbiti da Exprivia e destinati in Calabria.

“Chiediamo il rispetto dell’accordo stipulato a novembre. I 60 lavoratori Almaviva passati a Exprivia per la commessa Enel , devono restare a Palermo, non possiamo consentire quelli che di fatto appaiono come dei licenziamenti”. Ad affermarlo sono Giovanni Gorgone Rsu Fistel Cisl e Francesco Assisi segretario Fistel Cisl Palermo Trapani, intervenendo sulla vertenza Almaviva nel giorno del sit in dei lavoratori, i 60 che oggi dovevano trasferirsi a Rende. “Proseguiremo lo sciopero indetto il 19 dicembre, non si possono separare le famiglie così – aggiungono – Exprivia la committente Enel deve rispettare l’accordo lasciando tutti i lavoratori a Palermo”. A dicembre si erano già trasferiti una decina di operatori.  “E’ assordante il silenzio delle istituzioni nazionali, dopo il fallimento della trattativa sulla sede di Roma è calato il silenzio anche sulla vertenza di Palermo”. “Si salvino tutti i posti di lavoro nel capoluogo siciliano – conclude Daniela De Luca segretario Cisl Palermo Trapani – non è accettabile che siano sempre i lavoratori e le loro famiglie a pagare la mancanza di regole del settore delle telecomunicazioni. Si provveda a quel riordino atteso da tempo e inserito nell’accordo di luglio dello scorso anno, bisogna porre regole certe contro il massimo ribasso e le delocalizzazioni per salvare tutto il settore in crisi al quale bisogna dare segnali chiari”.