Brucia ancora la Sicilia, Crocetta all’attacco della Protezione Civile

E’ stata un’altra giornata di inferno sul fronte incendi a Castellammare. Non c’è stato tempodi riprendersi dal gravissimo incendio di domenica, che ha messo in ginocchio lo Zingaro, monte Sparacio e la zona di Guidaloca che per la quarta volta in tre settimane è scoppiato un altro grave incendio. L’area ridotta in cenere questa volta è quella della Madonna delle Scale, dove il primo focolaio è partito intorno alle 13 e 35. Con il forte vento di ponente il rogo si è propagato in tutto il bosco. Ma attenzione (e qui si capisce la mano criminale), in contemporanea, mentre arrivavano i primi mezzi sul posto, sono partiti tre focolai, dei quali uno al Belvedere che ha portato alla chiusura della Strada Statale 187. Disagi per gli automobilisti, rimasti bloccati. Sono intervenuti due canadair che hanno domato le fiamme, insieme ai vigili del fuoco e ai volontari, solo in tarda serata.

Oggi, intanto, una parte della riserva dello Zingaro sarà riaperta al pubblico, come annunciato dall’assessore all’Agricoltura, Antonello Cracolici. Concluse le verifiche sarà consentito l’accesso alla riserva lungo il percorso costiero, mentre «resterà interdetta al pubblico l’area a monte interessata dagli incendi».

I cittadini di Castellammare sono esausti. E ieri si sono dati appuntamento in piazza, in un’assemblea auto convocata nella villa comunale di Castellammare. L’idea è quella di realizzare una marcia di protesta contro i criminali degli incendi, predisporre un documento esposto e chiedere indagini serie, con l’istituzione di un “pool anti – incendio” in Procura”. 

«Lo Stato non ha rispettato la convenzione che avevamo circa la fornitura di mezzi aerei, lasciandoci improvvisamente disarmati rispetto agli incendi, quando non era più possibile ricorrere a mezzi alternativi senza violare le norme sugli appalti». Questo è il durissimo atto d’accusa lanciato dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, ascoltato ieri in Commissione ambiente del Senato sui roghi. Davanti ai parlamentari, il governatore ha attaccato la Protezione civile nazionale, rea, secondo Crocetta, di non aver fatto abbastanza per sostenere la campagna antincendio siciliana e di aver lasciato la Regione scoperta di canadair ed elicotteri.

«Nel febbraio 2017 – ha spiegato il presidente della Regione – abbiamo chiesto la conferma della convenzione con i vigili del fuoco, ma alla fine di maggio ci è stato comunicato che non poteva essere rinnovata perché lo Stato non aveva mezzi. Abbiamo scoperto che i mezzi erano passati ad altri servizi e per informazione avuta da Curcio (capo del Dipartimento della Protezione civile) dei dieci elicotteri a disposizione della regione, solo quattro potevano essere reperiti, perché sei erano in manutenzione. Una manutenzione tardiva». 

«Io ho chiesto una riunione alla Protezione civile – ha ricostruito Crocetta – e in quella sede è stato segnalato un errore sulla dislocazione dei 16 canadair, tutti collocati a Roma. Dopo quella riunione tre sono stati dati a Trapani Birgi, tre a Lamezia, elicotteri a Fontanarossa, Comiso e Boccadifalco. Tutti dobbiamo collaborare, ma il corpo specializzato è quello dei vigili del fuoco, e come lo Stato non rinuncia alla tutela dell’ordine pubblico, lo stesso deve accadere per gli incendi».