Caso Montante, Mulè scrive a Fava: “Disprezzo per il suo modo di ragionare”

Giorgio Mulè

Continuano le polemiche sul caso Montante. Dopo le parole pronunciate nel corso della conferenza stampa di ieri del presidente della commissione antimafia dell’Ars Claudio Fava, sulle audizioni della Commissione sul c.d. ‘sistema Montante’, Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia, ha inviato a Fava una lettera dove replica duramente.

Pubblichiamo integralmente la lettera:

“Egregio Signor Presidente;

 ho appreso da alcuni lanci di agenzia di stampa il 30 maggio u.s. della decisione della commissione regionale Antimafia da Lei presieduta di procedere ad audizioni nell’ambito di quello che Lei ha definito il “sistema Montante”. Tra i nomi delle persone che verranno ascoltate ci sarà anche il mio nella veste di giornalista.

 In particolare Lei, in conferenza stampa, ha dichiarato che: “Sentiremo anche diversi giornalisti, giornalisti che hanno scritto e che hanno anche aiutato chi vi sta parlando e i colleghi ad avere uno sguardo aggiornato e informato. E alcuni di loro hanno anche pagato diciamo il prezzo di un’attenzione non particolarmente limpida del signor Montante che ha proceduto come sapete con schedature e dossieraggi”. Ha poi aggiunto: “E ascolteremo anche altri giornalisti i cui nomi invece sono comparsi su questo rapporto di polizia giudiziaria messo a disposizione dalla Procura di Caltanissetta in cui si parla del modo in cui Montante…il sistema Montante non direi Montante: un sistema di governo parallelo, di decisioni parallele che ha tentato anche di condizionare, di subornare alcuni colleghi giornalisti di averne favori o neutralità e di ricompensarli nelle forme che questo rapporto di polizia giudiziaria ha indicato. E avremo bisogno di capire da loro, nessuno di loro in questo momento è indagato, esattamente il tipo di relazione e anche che cosa questa relazione ha prodotto in termini di utilità per loro o per Montante o per questo sistema”.

Signor Presidente, la base di partenza del vostro lavoro risiede dunque nel contenuto di un rapporto di polizia giudiziaria e coinvolge giornalisti non indagati tra i quali ci sono io. Non avendo avuto alcuna relazione con Lei o con i colleghi dell’onorevole Commissione regionale antimafia sulla vicenda Montante immagino inoltre, per esclusione e seguendo il Suo ragionamento, che io appartenga a coloro che Lei ha definito “altri giornalisti” e i cui nomi compaiono nel rapporto di polizia giudiziaria che la Procura di Caltanissetta vi ha messo a disposizione. Questi “altri giornalisti” sono quelli che, cito le Sue parole, il signor Montante ha “tentato anche di condizionare, di subornare (…) di averne favori o neutralità e di ricompensarli nelle forme che questo rapporto di polizia giudiziaria ha indicato. E avremo bisogno di capire da loro, nessuno di loro in questo momento è indagato, esattamente il tipo di relazione e anche che cosa questa relazione ha prodotto in termini di utilità per loro o per Montante o per questo sistema”.

Se in premessa Lei sostiene che Montante ha “tentato”, subito dopo afferma con nettezza e in modo indiscriminato di voler capire “che cosa questa relazione (tra gli “altri giornalisti” e Montante, ndr) ha prodotto in termini di utilità per loro (gli “altri giornalisti”, ndr), per Montante o per questo sistema”.  Non più dunque un comportamento “tentato” ma consumato, stante l’assenza nel suo discorso quantomeno di un verbo coniugato in forma dubitativa, con l’esclusione della possibilità che siffatto tentativo non abbia “prodotto” alcunché.

Vorrei dunque fin d’ora significarLe il mio assoluto disprezzo per questo modo di ragionare consegnato nei termini di cui sopra alla stampa e quindi all’opinione pubblica. Non è permesso né a Lei né ad alcuno neppure di ingenerare il sospetto di qualsivoglia comportamento men che corretto in capo alla mia persona. Lei basa le sue conclusioni unicamente sulle risultanze di un rapporto di polizia giudiziaria che non ha meritato alcun approfondimento da parte della magistratura per la parte che mi riguarda, ma c’è di più: io non conosco i contenuti di quel rapporto né potrebbe essere altrimenti non avendo alcun ruolo in questa vicenda. Lei avrebbe dovuto avere la civiltà, prima ancora della correttezza istituzionale, di informarmi dettagliatamente sulle circostanze presenti nel rapporto che mi riguardano, avrebbe dovuto inviarmi copia del rapporto anche allo scopo di una mia valutazione su eventuali iniziative a tutela della mia onorabilità essendo un deputato della Repubblica e dunque un rappresentante della Nazione che uniforma la sua attività all’articolo 54 della Costituzione (“I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”) e nei confronti del quale non è permessa la presenza neppure di un’ombra o la macchia di uno schizzo di fango. 

 La storia di una vita e la carica che mi onoro di ricoprire obbligano a ricorrere ai toni di questa lettera. Nessuno meglio di Lei conosce il peso delle parole e quanto le parole possano avere effetti devastanti in chi, come me, conduce la sua esistenza sulla base di principi di integrità morale.

Accetterò in conclusione di essere audito dalla Commissione solo quando sarò messo in condizione di conoscere quanto è in vostro possesso e auspico nel frattempo un chiarimento pubblico rispetto a quanto da Lei dichiarato.

Distinti Saluti

Giorgio Mulè”

AGGIORNAMENTO 20.47

“Apprendiamo di una lettera dai toni abbastanza inusuali dell’ex direttore di Panorama, Giorgio Mulé, oggi parlamentare, che lamenta di  essere stato convocato dalla Commissione che presiedo senza conoscere preventivamente il tenore delle domande che gli verranno sottoposte né, afferma, il contenuto dell’informativa di polizia in cui è citato il suo rapporto con il signor Montante. Informativa, vale la pena ricordare, integralmente riportata da decine di testate: tanto da aver indotto l’ordine dei giornalisti della Sicilia e della Lombardia a valutare la posizione dei propri iscritti attivando i consigli di disciplina. Non comprendiamo le ragioni del turbamento dell’on. Mulè; siamo certi che nel corso dell’audizione avrà modo, serenamente, di fornire osservazioni, valutazioni e fatti sicuramente utili al lavoro della nostra Commissione.”

Lo dichiara Claudio Fava, presidente della Commissione Regionale contro la mafia e la corruzione.

“Il nostro lavoro – ricorda il Fava – non si vuole sostituire o sovrapporre al lavoro della Magistratura ma si è posto l’obiettivo di indagare sulle distorsioni dei processi politici e su un sistema che ha pesantemente condizionato la vita della nostra regione. Ogni contributo per ricostruire questo sistema sarà per la Commissione antimafia prezioso”.