Chiedono sviluppo per le aree montane, arrivano i rifiuti nucleari

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Viene da ridere se non ci fosse davvero da piangere. Perché ormai siamo sull’orlo del ridicolo. Da oltre 25 giorni c’è un presidio fisso allo svincolo di Irosa, sull’autostrada Palermo-Catania, strada d’accesso per le Madonie: il comitato per le Zone franche montane di cui fanno parte cittadini, amministratori pubblici chiede che venga approvata la norma, esitata dall’Assemblea regionale siciliana nella forma di legge voto e ora in parlamento per l’approvazione definitiva. Una norma che darebbe una boccata d’ossigeno non assistenziale ma strutturale alle aree montane della Sicilia da tempo abbandonate e sulla via di un inesorabile spopolamento. Una iniziativa, quella per le Zone franche montane, che qualcuno vorrebbe far passare sotto silenzio perché magari ha altri programmi e altri progetti per spendere 300 milioni, di questo si tratta, di cui la Sicilia potrebbe già disporre.

Nel frattempo, e qui siamo davvero al ridicolo, arriva il piano per lo smaltimento dei rifiuti nucleari che individua proprio a ridosso delle Madonie un sito di stoccaggio. Chi ha immaginato questo sito non è, forse, mai venuto in Sicilia, non sa dove sono le Madonie, non conosce la bellezza di questi luoghi. Ma soprattutto chi è chiamato ad amministrarci, di fronte a questo provvedimento, ha oggi il dovere di chiarire da che parte sta.

Il punto è questo. E lo spiega Vincenzo Lapunzina, coordinatore del Comitato regionale per l’Istituzione delle Zone Franche Montane in Sicilia: “Le comunità montane della Sicilia, private nel corso dei decenni dei servizi essenziali ed escluse da ogni incentivo, hanno già pagato un prezzo altissimo, assistendo inesorabilmente al loro spopolamento. Nè lo Stato nè la Regione possono chiedere altri sacrifici ai resilienti. L’ambiente naturale è la principale ricchezza delle terre alte della Sicilia; chiediamo di preservarlo dall’inquinamento e di tutelare la salute e lo sviluppo economico della gente che ha scelto di viverci. Vogliamo massima trasparenza ed informazione sulla scelta dei siti da destinare a discarica, sugli eventuali rischi alla salute pubblica”

Ne vogliamo parlare? O facciamo finta di niente?