Con Vito Nicastri la “zona grigia” si fa sistema. Ecco come

Vito Nicastri non è un imprenditore, è un metodo. Anzi, è “il” metodo di fare impresa, oggi, in Italia.

vito-nicastri-eolicoEd è qualcosa di più dell’area grigia, di quella zona di continuità indefinita tra imprese e mafia. E’ un modo di fare impresa che non si avvantaggia più di Cosa Nostra, ma si fa, da sé, sistema criminale. E’ una nuova mafia. E’ Cosa Grigia.

I vecchi boss non hanno capito niente.  Erano abituati a muoversi su vecchie Cinquecento scassate – per controllare il territorio dicevano – che ne possono capire i loro coetanei, epigoni ed eredi di energia solare, di biomasse, e di “impatto zero”? Che ne possono capire loro così legati alla terra – da attraversare, misurare palmo a palmo, comandare, con tutta la roba e i cristiani che ci vivono sopra – che oggi la terra non conta più nulla, che tutto è diverso?

Sono convinti di essere stati loro a gestire il business dei nuovi totem della finta energia alternativa. La chiamano <<eolo-mafia>>.  Ma in realtà Cosa Nostra ha gestito ben poco questo affare. Il cemento per alzare le pale, si. Ma è poca cosa. L’affare è la pala,  non il cemento. E’ un po’ la frustrazione di chi di un gelato gustoso si mangia solo la cialda. Le tangenti per ammorbidire le pratiche tra i consigli comunali e le stanze dei Comuni. Ma anche lì, sono già costi messi in conto. L’estorsione per comprare i terreni dove piantare le pale, certo. Ma più delle minacce, i contadini sono stati convinti dalla crisi che attanaglia i loro terreni ormai incolti e improduttivi. Un ettaro di terreno agricolo destinato al fotovoltaico o all’eolico porta un utile di esercizio di circa cinquemila euro l’anno, con bassissimi costi di manutenzione.  A conti fatti, molto più conveniente della produzione di olive o di uva.

I vecchi mafiosi non sono dotati di elevate capacità imprenditoriali: continuano a fare affari in settori soprattutto tradizionali, e anche quando allargano il raggio di azione in settori più innovativi, raramente danno prova di possedere particolari capacità manageriali, tecniche e finanziarie. Il loro interesse per il settore delle energie rinnovabili è circoscritto alle attività connesse al “cemento” e alla realizzazione delle infrastrutture di supporto degli impianti. Stanno lì a guardare con il naso all’insù, gli ultimi mafiosi, credendo che quei mostri magri e bianchi che si alzano siano opera loro.

In realtà i soldi girano altrove. Ai mafiosi di Cosa Nostra va il contentino di sentirsi padroni. Ai nuovi rampanti epigoni di Cosa Grigia invece  vanno i soldi. Quelli veri, quelli facili. L’Italia ha il primato di paese più generoso al mondo in quanto a incentivi pubblici all’energia verde. E non girano solo con le pale eoliche. Girano con il fotovoltaico, che attrae nel sud Italia investimenti da tutto il mondo.

Mafioso non è l’imprenditore di Alcamo, Vito Nicastri. Mafioso non è, anche se ci si diverte (come sta accadendo) ad accostarlo a Matteo Messina Denaro,  in virtù di un pizzino al boss o per il procedimento di confisca “più ingente mai fatta in Italia”. Nicastri ha costruito una fortuna dal nulla. Quando è venuta la moda delle pale eoliche, lui era lì, da un pezzo.

Nicastri faceva lo <<sviluppatore>> : sviluppava parchi eolici e li rivendeva chiavi in mano. Lo sviluppatore elabora il progetto del parco eolico o fotovoltaico, convince i proprietari dei terreni a vendergli le aree che interessano, si fa dare tutti i nulla osta dagli enti pubblici di competenza, richiede i finanziamenti statali o comunitari, realizza l’impianto, lo cede a qualche multinazionale.

Nicastri non è un prestanome di Matteo Messina Denaro, né di altri mafiosi. Non è la testa di legno di nessuno. Nicastri è Nicastri. Uno che si è fatto da solo, e che in Sicilia è diventato padrone dell’intero settore, mettendo in riga tutti, anche i vecchi mafiosi. Le capacità di Nicastri coincidono con un nuovo modo di “fare mafia”: conoscenza del territorio, ottime relazioni con funzionari della pubblica amministrazione e pezzi grossi della politica, capacità d’intervento nel potere locale, buoni partner finanziari, ottima conoscenza del meccanismo dei contributi e delle agevolazioni.

Nicastri non ha fatto mai un giorno di galera per mafia. Corruzione tanta. Mafia, mai. Il suo collega imprenditore Salvatore Moncada denuncia alla polizia, nel 2009, una cosa strana: perché le mie pratiche per installare impianti eolici si fermano tra mille lacci della burocrazia e quelle di Nicastri no? La domanda lui l’aveva rivolta anche al suo collega più fortunato, che gli aveva detto: dammi diecimila euro per ogni pratica e te la faccio passare liscia. Nicastri in pratica, teneva sotto scacco tutti, i colleghi imprenditori come i pubblici funzionari. Nell’’ultima ordinanza di arresto (a luglio) c’è un passaggio che racchiude molte cose : “Nicastri è il vero dominus del sistema di potere legato in Sicilia al settore delle energie alternative”. Un sistema in cui c’è il funzionario corrotto, che sistema il figlio nelle imprese di Nicastri, e ci sono mazzette che girano e fatture false e truffe su truffe allo Stato per intascare contributi e strozzare sul nascere la concorrenza. Tra il 2005 e il 2006, solo per dare un dato, una delle società da lui acquisite ha ricevuto contributi a fondo perduto dalla Regione Siciliana per oltre tre milioni di euro.

Questo mondo, questo modo di fare , non è isolato. Figure come quella di Nicastri ce ne sono tante per il paese e vanno ben oltre la semplice pala eolica piantata nel petto delle nostre colline. Per mettere su un parco eolico sono necessari investimenti ingenti di denaro, e quindi garanzie bancarie, istituti di credito che garantiscono sulla bontà di quei flussi finanziari, sulla “qualità” di quel denaro che invece dovrebbe puzzare come lo sterco perché non si sa da dove proviene.

Ci sono in ballo circa centosettanta miliardi di euro per i prossimi vent’anni nel campo delle energie alternative. Non è un caso che solo nel 2010 dalle regioni del Sud Italia sono partite richieste per 150.000 mila watt. Un’esagerazione assoluta, se si pensa che il record di domanda elettrica di tutta Italia non ha mai superato i 56.000 watt.

Ecco perché il vero business dell’energia sostenibile, in Sicilia, comincia molto prima dello scandalo dell’eolico. Inizia nelle ragnatela di contatti, nel gioco di tessere a incastro di truffe per ottenere contributi comunitari destinati alle stesse.

Se  l’ economia è green, anche la mafia lo diventa. Quando Obama inaugurava la sua “green economy”, per rilanciare l’innovazione e la competitività americana, non poteva immaginare che, dall’altra parte dell’oceano una mutazione era già avvenuta.