I conti del Comune di Messina. Parola d’ordine: “Dissesto mai”

Debiti per circa 450 milioni e un dissesto, secondo un’idea diffusa, “nei fatti” ma l’esecutivo retto da Renato Accorinti avvia il tortuoso percorso di risanamento finanziario, con tre assessori che si danno il cambio, un Piano di Riequilibrio rimodulato cinque volte e un convinto “dissesto mai” incoraggiato da un rilievo di debiti certi pari solo a 150 milioni di euro mentre sarebbero potenziali gli altri 2/3. Intanto il previsionale 2017 adottato dalla Giunta a dicembre deve’essere rivisitato alla luce di un disequilibrio emerso dai monitoraggi e Palazzo Zanca dal primo aprile è in gestione provvisoria.

Questo in estrema sintesi lo scenario dei conti del Comune di Messina e malgrado le criticità esistenti, il neo assessore al Bilancio e Programmazione, Vincenzo Cuzzola assicura che entro metà maggio la nuova versione del documento finanziario sarà ultimata e annuncia l’abolizione della delega al risanamento finanziario “ perché a partire dal corrente esercizio abbiamo inteso gestire complessivamente le manovre di bilancio e di Piano, senza più utilizzare due strumenti contabili separati e due livelli diversi di monitoraggio e gestione”. Sul Piano di Riequilibrio la commissione Ministeriale si pronuncerà probabilmente ormai a settembre, quindi per il trasferimento dei 69 milioni di euro del fondo di rotazione bisognerà attendere.

“Il bilancio 2017/19 che era stato adottato a fine anno era puntuale,- dice Cuzzola- ma il vero monitoraggio sul Piano è stato fatto immediatamente dopo ed ha fatto emergere problemi su due misure, il ritardo della revisione delle rendite immobiliari e la mancata attivazione, da parte del Governo, della riforma del catasto”. Questo ha generato mancati accertamenti di entrata per complessivi 6,7 milioni annui, che devono trovare in bilancio accantonamenti di riserva destinati al loro assorbimento ma anche per il 2017 si prevede un ulteriore disequilibrio dello stesso importo”. Lo squilibrio secondo Cuzzola dipende da “importi di tassazione non adeguati alle dimensioni della città come  passi carrabili non tutti assoggettati” all’obbligo di pagamento”. Insomma le risorse mancanti di circa 7 milioni di euro l’anno sarebbero tutte recuperabili da introiti a cui il Comune in questi anni ha rinunciato non riuscendo a trovare nessun freno alla dilagante evasione.

“Abbiano trovato la previsione di recupero, adesso bisogna che i dirigenti traducano in atti gli indirizzi che l’Amministrazione ha dato sul recupero dell’evasione, su alcune transazioni e una rivisitazione dei debiti potenziali”. Ma la rivisitazione del Previsionale ha evidenziato, oltre la necessità di trovare nell’immediato 6,7 milioni per fare fronte ai mancati obiettivi e il fatto che questa criticità si ripresenterà per l’anno in corso, anche l’urgenza di uno stanziamento di circa 6 milioni di euro a favore di MessinAmbiente. Gli indirizzi di cui parlava Cuzzola, se tradotti in attività dai Dipartimenti in tempi brevi, dovrebbero quindi evitare un taglio della spesa. Non sarà però un percorso semplicissimo anche se l’assessore parla di ottimo rapporto con i dirigenti, perché se parliamo della regolamentazione delle modalità di occupazione suolo, si entra nei meandri di una giungla finora ingovernabile.

Esempio emblematico è il caso dell’articolo 4 del Regolamento Cosap del 2011, giudicato illegittimo prima dal Tar e poi dal Cga. Per calcolare il canone per gli impianti pubblicitari, nel vecchio regolamento si consideravano i metri lineari della proiezione a terra piuttosto che i metri quadrati che effettivamente quantificano l’area occupata. Piovvero contenziosi e ricorsi che si chiusero con una sentenza di illegittimità del 2014. Con la delibera approvata dal Consiglio qualche settimana fa, che modifica il contestato articolo 4, si corregge l’anomalia e si fissa ad 1,4 il coefficiente previsto per calcolare le tariffe dell’impiantistica pubblicitaria.

“Dal 2012 abbiamo messo i contribuenti nelle condizioni di non pagare e non si è incassato nulla neanche dopo la sentenza del 2014”, aveva dichiarato durante i lavori di commissione, Giovanni Di Leo subentrato da qualche mese a Natale Castronovo al Dipartimento Patrimonio. Secondo il dirigente la delibera legittima la richiesta dei pagamenti ma è difficile gestire una materia con una competenza, a differenza degli altri Comuni, distribuita tra due Dipartimenti, Tributi e Patrimonio. Sarà per questo che non è stato mai prodotto alcun calcolo dei mancati incassi di questi anni né una proiezione di quanto entrerà nelle casse comunali con il nuovo coefficiente. C’è inoltre un Piano generale degli impianti pubblicitari approvato nel 2013 e mai entrato in vigore e senza prevedere aree omogenee e bandi pubblici di concessione è complicato produrre introiti e rimuovere gli abusivi.