Covid, Omceo Roma: “Vaccini ai giornalisti? Richiesta giusta”

campagna vaccini anti Covid

“Vaccini ai giornalisti? È sicuramente una proposta sensata, pero’ considerata la scarsa disponibilita’ delle dosi dobbiamo procedere per priorita’. E la priorita’ assoluta, in questo momento, va al personale sanitario, agli anziani e alle persone fragili, seguono poi le categorie professionali che hanno rapporti con il pubblico, come docenti e personale scolastico. Poi certo, ci sono anche i giornalisti, specie quelli che girano parecchio per inseguire le notizie”. Risponde cosi’ il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, in merito alla richiesta da parte del presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna, di valutare “con attenzione il momento di quando tocchi (fare il vaccino) a chi fa informazione, in particolar modo a chi svolge servizio esterno”.

Secondo Magi i giornalisti “fanno comunque bene ad avanzare questa richiesta, perche’ bisogna iniziare a premere per ampliare la campagna vaccinale di massa, altrimenti rischiamo di avere tante varianti e di non riuscire piu’ a controllarle”. Quindi anche i giornalisti dovrebbero vaccinarsi? “Assolutamente si’, anche perche’ quando partecipano a un evento purtroppo sono costretti ad assembrarsi con microfoni e telecamere. Diciamo- conclude Magi scherzando- che e’ una categoria ‘auto-assembrante”.

“È importante che l’Italia diventi autonoma nella produzione di vaccini, ma questo discorso ha un senso nel medio-lungo termine, non nell’immediato”. Risponde cosi’ il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, in merito ai tempi, che si prospettano lunghi, per attrezzare e attivare gli impianti industriali italiani per la produzione dei vaccini. A differenza della produzione di sintesi, il vaccino fa parte infatti della categoria di prodotti definiti ‘vivi’, per cui la sua produzione richiede la dotazione di bioreattori, cioe’ di macchine industriali che infialano il liquido processato del vaccino dentro le boccette. E in Italia, come nei giorni precedenti ha fatto sapere anche il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, questi macchinari non sono molto diffusi.

“Mancanza di bioreattori a parte, per fare un vaccino occorrono comunque cinque o sei mesi- prosegue Magi- per cui per questa operazione, eventualmente, bisognera’ aspettare dopo l’estate”. Ma nel frattempo “bisogna partire perche’ la pandemia diventera’ endemia e ogni anno le vaccinazioni andranno fatte, quindi dovremo avere dosi a disposizione”, conclude Magi.