Crisi Almaviva, 400 lavoratori trasferiti da Palermo in Calabria

Il management di Almaviva ha confermato il trasferimento di quattrocento lavoratori da Palermo alla sua sede di Rende, in Calabria. Si tratta dei centralinisti finora impiegati nella commessa Enel, che dal 1 gennaio non sarà più gestita da Almaviva. Sono tutti lavoratori part time, che guadagnano dai 600 ai 700 euro al mese.

154 dipendenti hanno già ricevuto la lettera di trasferimento, e dovranno prendere servizio in Calabria il prossimo 24 ottobre. I sindacati hanno ottenuto di anticipare al 12 ottobre alle 15 il tavolo tecnico con l’azienda al ministero dello Sviluppo Economico. L’incontro era inizialmente previsto per il 20. Lo ha annunciato via Twitter la vice ministra Teresa Bellanova. I sindacati hanno confermato.

l’annuncio dell’azienda di un nuovo piano di riorganizzazione che prevede la chiusura dei siti produttivi di Roma e di Napoli ed una riduzione di personale pari a 2511 persone riferite alle sedi di Roma (1666 persone) e Napoli (845 persone). I sindacati aggiungono che l’azienda è invece intenzionata a tenere aperta la sede di Palermo dove dovrebbero essere trasferite altre attività di call center.

quattro mesi dall’accordo, raggiunto al ministero dello Sviluppo economico, con il governo e le parti sociali scongiurando, già allora, 3 mila esuberi 1.670 a Palermo, 918 a Roma e 400 a Napoli, collocando i lavoratori in solidarietà fino a novembre, tornano ad accendersi i riflettori su una vertenza difficile da ricomporre, mentre la società continua a cumulare perdite.

Il nuovo piano di riorganizzazione aziendale arriva come una doccia fredda, getta di nuovo nello sconforto migliaia di lavoratori e sembra quasi certificare il “fallimento” delle trattative ministeriali. La procedura è stata annunciata oggi, spiega la società “in presenza dell’ulteriore, drastico aggravamento del conto economico e dei risultati operativi” ed “in coerenza con quanto evidenziato nei tavoli di monitoraggio mensili” al Mise.

Per l’azienda si tratta di un scelta “non più rinviabile”, indotta anche dal mancato rispetto di alcuni punti contenuti nell’intesa messa nero su bianco insieme al Governo e ai sindacati, su delocalizzazioni e gare al massimo ribasso. Un appello alla responsabilità arriva dal viceministro Bellanova, che parla di “una provocazione” e all’azienda chiede “di non andare avanti su una strada senza sbocco”.

“Si lascino da parte inutili e dannosi atti ricattatori – chiosa la viceministro – e si ritorni al buon senso e alla responsabilità con cui invece tutte le parti devono lavorare per una soluzione condivisa e non traumatica”.

La crisi dell’azienda spariglia le carte e spiazza pure i sindacati. Per la Slc Cgil “le motivazioni addotte dall’azienda sono palesemente pretestuose e strumentali, nei confronti delle organizzazioni sindacali e del Governo”. Per la Fistel Cisl, invece, “i trasferimenti annunciati a Palermo a Rende sono licenziamenti camuffati”. “È inaccettabile la scelta comunicata oggi da Almaviva”, afferma Stefano Fassina di Sinistra Italiana. La prossima settimana è previsto un incontro al Mise per affrontare il nodo dei trasferimenti in Calabria dalla Sicilia, mentre era già fissato per il 20 ottobre un incontro tra azienda, governo e sindacati sullo stato di avanzamento dell’intesa siglata al ministero a maggio scorso.