E Sgarbi lanciò la pornopolitica

Se ne sentiva proprio la mancanza. In effetti tutto sembrava così scontato, ovvio e dunque noioso. E così l’analisi freudiana, cossighiana di Vittorio Sgarbi ha portato un po’ di spettacolo in questa triste e stantia campagna elettorale  per le elezioni regionali in Sicilia. Abbiamo assistito a un’altra categoria: quella della pornopolitica. Perché la gente, almeno questo si capisce dalle parole di Sgarbi, non vota il più bravo, il più competente, il migliore amministratore ma vota chi va a letto più tardi, il più affascinante, il più attraente. La politica è eccitazione, pruderie, voyerismo, scambio di amorosi sensi. Altro che futuro possibile per i nostri giovani, progetti di sviluppo, interessi collettivi da tutelare, programmi e così via.  Quello che serve da oggi in poi è una bella camera da letto e l’ammucchiata non è più metafora di accoppiamenti politici ma la vera aspirazione di chi si candida a guidare questa terra bella e per certi versi maledetta.

E’ tutto molto comico anche se in gioco c’è il nostro destino di cittadini di una terra martoriata dai furbi e dai parassiti, dalle mafie quotidiane, e dai mafiosi veri. Vince chi attrae di più, dice Sgarbi, ma spesso chi attrae di più non brilla né per intelligenza né per cultura. Non è il caso di Sgarbi, ovviamente, che sappiamo preparatissimo in moltissime materie. Ma certo per la famiglia media a volte è meglio un geometra medio che un eclettico architetto, magari bello, attraente ma molto distante dai bisogni popolari.

C’è una verità in quello che dice Sgarbi: siamo nel post moderno, nel post politico, nel post tutto, anche nella post etica. Ed è dunque arrivato il momento della pornopolitica, come fatto concreto e ordinario, fuori dall’ipocrisia? Può essere perché ai ragazzi, dice sempre Sgarbi, interessa altro. Cosa? “Capra, capra, capra…”