Ecco il “Sistema Giacchetto”. Arricchimento illecito alle spalle dei giovani siciliani

Con i 15 milioni che il Ciapi, l’ente regionale di formazione in cui lavorava, avrebbe dovuto usare per trovare lavoro a oltre 1.500 giovani, faceva viaggi, comprava orologi di lusso, lavatrici, borse firmate, affittava escort da destinare a politici e funzionari regionali. Era il sistema di arricchimento illecito creato da Faustino Giacchetto, arrestato insieme ad altre 16 persone, fra queste gli ex assessori Gianmaria Sparma e Luigi Gentile. L’accusa è di corruzione, così come per il senatore Scoma del Pdl. Altri politici – dall’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio ai deputati regionali Salvino Caputo, Gaspare Vitrano, Lino Leanza e Nino Dina – sono indagati per illecito finanziamento ai partiti.

Un “comitato d’affari” composto da politici, imprenditori, faccendieri e funzionari regionali per diversi anni avrebbe pilotato alcuni appalti dei grandi eventi che sono stati organizzati in Sicilia appropriandosi di rilevanti fondi comunitari destinati ai principali progetti per la formazione professionale.

La Guardia di finanza ha sequestrato il capitale sociale e i beni aziendali di 5 società, e disponibilità patrimoniali e finanziarie riconducibili agli indagati, per un valore complessivo di oltre 28 milioni di euro.

A svelare i meccanismi della corruzione sarebbero stati due collaboratori di Giacchetto. Oltre ai 17 arrestati l’inchiesta coinvolge una quarantina di persone che sono indagate.

«Dalle indagini – ha detto il procuratore della Repubblica Francesco Messineo – è emerso che i fondi europei, che si dovevano impiegare per migliorare le nostre condizioni, sono stati sperperati in modo indecoroso per arricchire privati. È certamente una vicenda riprovevole moralmente».

L’indagine “Mala Gestio” della Guardia di finanza, ha riguardato un ente controllato dalla Regione Siciliana, il Ciapi – Centro Interaziendale Addestramento Professionale Integrato – in relazione ad un contributo pubblico di 15 milioni di euro finanziato dal Fondo Sociale Europeo.

Nel secondo filone d’indagine, denominato “Sicilia Grandi Eventi”, gli stessi esponenti del Ciapi, «attraverso una fitta rete di conoscenze e legami con funzionari pubblici e rappresentanti delle istituzioni», avrebbero pilotato gare d’appalto bandite dalla Regione siciliana.

Tra gli indagati anche l’ex amministratore delegato del Palermo calcio, Rinaldo Sagramola. Secondo gli inquirenti, Fausto Giacchetto avrebbe acquistato spazi pubblicitari dal Palermo calcio fatturando cifre superiori a quelle pagate. Parte del denaro sovrafatturato sarebbe servito a ripagare gli abbonamenti per la stagione calcistica in tribuna vip, che poi il manager avrebbe girato a politici amici per ingraziarsene i favori.

Ad una prima analisi, il governo stima in oltre cento milioni i progetti per comunicazione e promozione sui quali adesso vuole vederci chiaro. «Stiamo verificando i documenti», spiega l’assessore regionale al Turismo, Michela Stancheris. Secondo le verifiche dell’assessorato, nel 2011 sono state rendicontate dagli uffici spese per 250 milioni di euro, mentre per il 2012 non risulta alcuna spesa certificata.

Il Ciapi si era trasformato in un vero e proprio «bancomat» spremuto da Giacchetto. E il «sistema Giacchetto» ha funzionato per anni anche perché alla Regione nessuno si era accorto di nulla. C’è voluto l’Olaf, l’Ufficio per la lotta antifrode della Commissione europea, chiamato a vigilare sui fondi che l’Ue destina ai progetti di formazione degli Stati membri, per scoperchiare la pentola sulla maxitruffa. La Procura  ha concluso solo una parte dell’indagine, quella relativa al finanziamento di un singolo progetto: il Co. or. ap. In sintesi l’ente avrebbe dovuto, attraverso la creazione di centri di coordinamento, mettere in contatto giovani in cerca di lavoro e imprese a caccia di dipendenti. Attività per cui il Ciapi ha assunto con chiamata diretta 278 persone che, poi, sentite dai pm, hanno candidamente ammesso di non avere mai lavorato al progetto. Dei 1.500 giovani da far lavorare con l’apprendistato, solo 18 hanno avuto un contratto. Mentre nessuno dei 600 ragazzi che avrebbero dovuto avere un’assunzione a tempo indeterminato ha trovato un impiego.

L’ente, presieduto da Francesco Riggio ex candidato Pd all’Ars, arrestato, avrebbe acquistato servizi a peso d’oro da due società riconducibili a Giacchetto, la Sicily comunication srl e la Media Consulting. Le ditte sovrafatturavano i servizi resi all’ente. In alcuni casi i finanzieri hanno scoperto falsi preliminari di vendita di immobili: la Sicily comunication srl e la Media Consulting fingevano di volere comprare case della famiglia di Giacchetto. Poi l’affare non veniva portato a termine e le ditte perdevano cospicue caparre.

Parte dei soldi Giacchetto li spendeva per sè e per i suoi familiari. Parte veniva usata per corrompere dirigenti regionali dell’assessorato al Lavoro come Rino Lo Nigro. Coi soldi avuti da Giacchetto oliava la macchina politica senza badare a colore e appartenenza dei beneficiati.

Ma di soldi, di mazzette, mai si parlava direttamente. Né direttamente transitavano dalle mani del corruttore a quelle del corrotto: gli “spostamenti” transitavano attraverso conti bancari e venivano coperti da false fatture e false cessioni di servizi. E quando se ne parlava, viaggiavano simbolicamente in «un mazzo di fiori»; «un mazzo di fiori» da inviare ad uomo, si dice in una conversazione. E Giacchetto avrebbe pagato pure delle escort. Fatturando a nome della Sicily comunication, avrebbe finanziato, con soldi dell’Ue, le sue spese di lusso ma anche matrimoni e società sportive di amici, viaggi e benefit per i politici. A raccontare tutto ciò è stato Angelo Vitale.

Secondo quanto Vitale ha messo a verbale, nel 2008 Giacchetto gli avrebbe fato acquistare, con fatture intestate alla società, orologi di lusso, realizzato lavori elettrici per 16mila euro nella sua villa (intestata alla suocera), un ricevimento di nozze (11mila euro) al Palazzo Villarosa («Non ricordo chi fosse il festeggiato – ha detto Vitale – ma sono sicuro che si trattava di un parente di un funzionario del Ciapi o della Regione»), un viaggio (36.350 euro) in Tunisia fatto dalle famiglie di Giacchetto e degli «onorevoli Scalia, Gentile e Sparma». «A seguito di problemi inerenti il mancato riconoscimento di suite imperiali – ha detto Vitale – il costo del viaggio venne parzialmente rimborsato dall’agenzia». Poi ci sono soggiorni a Capri, fatti da Giacchetto e dal deputato Francesco Scoma con le mogli, in Sicilia, fatto da Francesco Riggio, presidente del Ciapi».

Il secondo filone d’indagine ha preso in esame i grandi eventi che sono stati organizzati in Sicilia dalle società riconducibili a Giacchetto: il Taormina Fashion Award finanziato nel luglio 2011, aggiudicato il 12 dicembre 2011, e realizzato il 20 dicembre 2011; il torneo di golf per donne finanziato nel settembre 2011, aggiudicato il 23 settembre 2011 e realizzato all’inizio di ottobre 2011; i mondiali di scherma finanziati nel giugno 2010, aggiudicati il 17 maggio 2011 e realizzati ad ottobre 2011; la settimana di ciclismo finanziata nel giugno 2010, aggiudicata il 1 giugno 2011 e realizzata dal 18 al 26 giugno 2011.

Il Nucleo polizia tributaria della Guardia di finanza, proprio sulla scorta degli accertamenti dell’Olaf ha così individuato in Giacchetto «l’ideatore di un vero e proprio “sistema criminale” che, attraverso continui favoritismi ed elargizioni erogate a funzionari pubblici, politici, soggetti a vario titolo operanti nel settore della comunicazione e della pubblicità, riusciva, da un lato, a far ottenere al Ciapi, che gestiva in piena autonomia, cospicui finanziamenti nell’ambito di diversi progetti via via autorizzati, ciò in forza delle pratiche di corruttela, dall’altro, a incamerare personalmente una cospicua parte di tali provvidenze – attraverso l’utilizzo di società al medesimo riconducibili -, che utilizzava per bisogni personali».

C’è una “gola profonda” che ha raccontato ai magistrati di Palermo che nel 2008 Giacchetto gli avrebbe fatto emettere fatture per l’acquisto di un orologio marca Rolex, del costo di 4.500 euro. «Giacchetto – ha verbalizzato il testimone, Angelo Vitale – mi disse di pagare dietro presentazione di regolare fattura emessa nei confronti della Sicily comunication Srl».

Gli investigatori delle Fiamme gialle hanno verificato le dichiarazioni dell’uomo. Il pentito ha parlato pure di «lavori elettrici, del costo di almeno 16.000 euro, che Giacchetto fece effettuare presso la sua abitazione o nel suo villino e che mi disse di pagare a seguito di alcune fatture emesse nei confronti della Sicily comunication Srl».

Lo stesso ex collaboratore di Giacchetto parla ancora di un «ricevimento di nozze, del costo di 11.100 euro presso Palazzo Villarosa. Ricevimenti che Giacchetto mi disse di pagare recandomi personalmente dal titolare. Non ricordo chi fosse il festeggiato ma sono sicuro che si trattava di un parente di un funzionario Ciapi o della Regione Siciliana».

Tra i costi fatturati spicca un viaggio di lusso del costo di 36.350 euro effettuato in Tunisia dal «22 al 26 agosto 2008 da Giacchetto – racconta il pentito – con la sua famiglia e con quella degli onorevoli Scalia e Scoma, Gentile e Sparma (gli ultimi due sono stati arrestati ieri, ndr) ». E c’è anche una curiosità raccontata nei verbali: «A seguito di problemi inerenti il mancato riconoscimento di suite imperiali, il costo del suddetto viaggio venne parzialmente rimborsato dall’agenzia».

Pagato con fattura alla società di Giacchetto anche «un soggiorno a Capri e specificatamente al Quisisana, uno degli alberghi più esclusivi d’Italia, del costo di 12.869 euro, effettuato da Giacchetto e da Francesco Scoma (senatore Pdl indagato per corruzione, ndr) con le relative signore». E poi un soggiorno al’Hotel Baia d’Ulisse, pranzi, cene, persino una cameretta per bambini e una sponsorizzazione di 60.000 euro in favore della Pallacanestro Ribera», che «a dire del Giacchetto – ha spiegato Vitale – era stata richiesta da Marcello Massinelli, amico di Salvatore Cuffaro». E ancora: una borsa Louis Vuitton da 1.100 euro sempre fatturata alla Sicily comunication Srl.

«A seguito della consultazione della contabilità della Sicily – racconta lo stesso pentito ai pm – ricordo, tra le molteplici spese effettuate per conto del Giacchetto: un orologio marca Patek Philippe, del costo di 24.500 euro, che Giacchetto scelse e ritirò da Palumbo & Gigante Srl e che mi disse di pagare dietro presentazione di regolari fatture emesse nei confronti della Sicily comunication Srl; materiale promozionale per una manifestazione politica, del costo di 8.000 euro, che a dire di Giacchetto era per conto dell’onorevole Luigi Gentile».

E’ stato ascoltato il 4 giugno Angelo Vitale, legale rappresentante della Sicily comunication Srl (ora Media Consulting Srl) e della Media Center & Management Srl. «Fu il citato Giacchetto – ha dichiarato Vitale – a dirmi che il Ciapi doveva pubblicizzare delle iniziative e che avrei potuto partecipare a delle gare nonché avere degli incarichi (…) partecipavo alle suddette gare – che si svolgevano a trattativa privata tra 4-5 imprese – ed il più delle volte mi sono aggiudicato gli appalti, altre gare le ho vinte in quanto esclusivista». E ancora: «Devo ammettere, però, che una consistente parte delle somme bonificate dal Ciapi in favore della Media Center & Management Srl (ma anche da altre società clienti della Media Center & Management Srl) le ho dovute trasferire al Giacchetto Faustino attraverso la simulazione di alcune operazioni immobiliari”.

«Conosco Giacchetto Faustino nel 2003 e da allora, con il senno di poi, posso affermare che sono iniziate tutte le mie disavventure. Inizialmente l’ho ritenuto una persona perbene e corretta ma, con il passare degli anni, così non si è rivelato. (…) Nel 2006 mi convinse a costituire la Sicily comunication Srl (oggi Media Consulting Srl) e ad amministrarla. Tale società si occupava di comunicazione: era ed è tutt’oggi un centro media.

«Sono in imbarazzo nel rendere queste dichiarazioni – ha proseguito Vitale – ma, in pratica, col tempo sono diventato un factotum di Giacchetto che, a fronte della corresponsione di uno stipendio mensile di circa 3.000 euro, mi dava indicazioni sul come gestire la Sicily comunication Srl e la Media Center & Management Srl. Dal 2008 ad oggi, tutte le operazioni commerciali e finanziarie poste in essere da quest’ultime società sono state ideate e gestite dal Giacchetto Faustino che si avvale della mia prestazione e di quella di (…) che è un altro factotum del Giacchetto al quale, nel 2010, ho formalmente trasferito la proprietà e l’amministrazione della Sicily comunication Srl, poi divenuta Media Consulting Srl Col passare degli anni la mia soggezione nei confronti del Giacchetto è aumentata a dismisura: mi ha psicologicamente annullato come persona e come uomo, tutte le mie azioni sono state e sono tutt’ora da lui completamente controllate».

Secondo le dichiarazioni che due ex collaboratori di Giacchetto, oggi “pentiti”, avrebbero reso ai magistrati di Palermo, oltre ai viaggi, agli appartamenti in uso gratuito e al pagamento di spese elettorali e pubblicitarie, alcuni politici avrebbero beneficiato di veri e propri “pagamenti in natura”.

Dal verbale dell’interrogatorio di uno dei due ex collaboratori emerge la dichiarazione di «un bonifico di 3.000 euro che aveva come causale “Sara”. Giacchetto – secondo quanto esposto dal testimone – mi disse di effettuare il bonifico in favore della soubrette Sara Tommasi. Dopo qualche giorno mi fece avere una bozza di contratto di cessione dei diritti di utilizzo di immagine fotografiche tra la Media Center e la Tommasi, affinché lo firmassi. Non avendo mai ricevuto il contratto firmato dalla controparte né la fattura per il bonifico effettuato alla Tommasi, chiesi notizie a Giacchetto, che mi fece intendere che non si trattava di un servizio fotografico, ma di un pagamento per delle prestazioni di altra natura».