Il mistero dei giornalisti intercettati dalla Procura di Trapani

Le conversazioni di numerosi giornalisti sono state intercettate nell’ambito dell’inchiesta sulle Ong della procura di Trapani. Un fatto gravissimo.

I nomi di fonti, contatti e altre informazioni che dovrebbero essere coperte dal segreto professionale sono state trascritte e messe agli atti, come anche le conversazioni della giornalista Nancy Porsia con la sua legale Alessandra Ballerini.

Tra i giornalisti intercettati c’è anche la giornalista di Report Claudia Di Pasquale, oltre a Francesca Mannocchi, Nello Scavo di Avvenire, Sergio Scadurra di Radio Radicale, Antonio Massari del Fatto Quotidiano e Fausto Biloslavo del Giornale.

Anche Fnsi in una nota ha chiesto che venga fatta chiarezza. “Chi e perché ha disposto tali misure? Si volevano scoprire le fonti, violando il segreto professionale? A che titolo sono state trascritte le intercettazioni relative ai colloqui tra la cronista Nancy Porsia e la sua legale Alessandra Ballerini? Perché, particolare ancora più inquietante, sono stati trascritti brani relativi alle indagini su Giulio Regeni?” si legge.

Ecco cosa scrive Domani:

Sono centinaia le pagine di intercettazioni, trascritte e depositate nell’inchiesta sulle Ong della procura di Trapani, che riguardano i giornalisti. Nomi di fonti, contatti, rapporti personali, dati che il codice di procedura penale tutela come segreto professionale. Nelle carte dell’indagine contro la Jugend Rettet, Save The Children e Medici senza frontiere non c’è solo la caccia alle Ong. A finire nel mirino della polizia giudiziaria – lo SCO, la squadra mobile di Trapani e il comando generale della Guardia costiera – è anche l’informazione che dal 2016 racconta lo scenario delle morti per affollamento nel Mediterraneo centrale.

Il caso più eclatante riguarda Nancy Porsia, giornalista esperta di Libia. È stata intercettata a lungo, anche durante le telefonate con il proprio legale Alessandra Ballerini nelle quali riferiva la preoccupazione per le minacce ricevute dalle milizie libiche guidate da al-Bija. Alla sua attività di reporter è stato riservato un lungo dossier. Nel documento di 22 pagine – datato 27 luglio 2017, firmato SCO, squadra mobile e comando generale della Guardia costiera – ci sono fotografie, contatti sui social, rapporti personali e nomi di fonti in un’area considerata tra le più pericolose dell’africa del nord.

Nell’informativa i funzionari di polizia riportano i contatti di Porsia con altri giornalisti internazionali, i suoi movimenti e anche alcuni dati personali. L’intercettazione è stata richiesta ed autorizzata con la funzione di “positioning”, ovvero con il tracciamento degli spostamenti dell’utente. In altre parole la giornalista è stata di fatto seguita telematicamente per lungo tempo. Sono state poi trascritte anche le telefonate di Porsia con altri giornalisti italiani, dove si parla della situazione libica e di come muoversi in quel contesto. Tutti dati assolutamente irrilevanti per le indagini in corso. Nancy Porsia non risulta mai indagata. Nella telefonata con il legale – che la legge vieta di trascrivere e divulgare, a tutela dei diritti della difesa – viene dichiarato apertamente il rapporto fiduciario. Nella sintesi della telefonata vengono anche riportati spostamenti al Cairo dell’avvocato Ballerini, attiva anche sul caso di Giulio Regeni.

giornalisti intercettati

Molti altri giornalisti sono stati intercettati indirettamente. Alcuni indagati sono esponenti di spicco delle Ong. Era, dunque, assolutamente normale il rapporto – spesso fiduciario – con i giornalisti che seguivano i flussi migratori provenienti dalla Libia. In molti casi nel corso delle telefonate viene fatto riferimento a fonti di informazioni spesso sensibili. L’inviato di Avvenire Nello Scavo, ad esempio, viene intercettato mentre parla con una sua fonte sulle modalità per ricevere un video che dimostra le violenze subite dai migranti in Libia. Nelle carte sono riportati anche i contenuti delle conversazioni della giornalista Francesca Mannocchi con esponenti delle Ong, dove si fa riferimento ai viaggi in Libia. Era il 2017, l’anno più difficile e complesso nel paese del nord Africa e i pochi reporter che si recavano a Tripoli spesso correvano alti rischi. E’ stato intercettato anche il cronista di Radio Radicale Sergio Scandurra, mentre chiedeva informazioni ad alcuni esponenti di organizzazioni umanitarie, impegnate in quei mesi nei salvataggi dei migranti. Negli atti sono poi finite diverse telefonate del giornalista del Fatto quotidiano Antonio Massari che raccontò nell’agosto del 2018 i rapporti tra gli operatori della Imi e Matteo Salvini. Anche in questo caso il cronista stava parlando con alcune fonti.

Intercettati, infine, anche Fausto Biloslavo, del Giornale, e Claudia Di Pasquale, di Report. La giornalista della Rai è stata ascoltata mentre parlava con Nancy Porsia.

L’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, responsabile del Viminale all’epoca delle indagini e delle intercettazioni, interpellato da Domani, non ha voluto commentare.

Quindi, negli ultimi anni la procura di Trapani ha intercettato e sorvegliato le telefonate di molti giornalisti, trascrivendo i contenuti delle loro conversazioni con colleghi, fonti e avvocati nonostante non fossero indagati. Ricordiamo che i rapporti confidenziali dei giornalisti con le loro fonti sono protetti dalla legge e la sorveglianza telefonica di persone non indagate dovrebbe essere fatta solo in casi rari ed eccezionali: sembra invece che la procura di Trapani lo facesse con molta leggerezza.

Secondo il Codice di procedura penale, i giornalisti non sono tenuti a comunicare all’autorità giudiziaria i nomi delle fonti da cui «hanno avuto notizie di carattere fiduciario nell’esercizio della loro professione», tranne che in casi molto particolari e solo dopo la decisione di un giudice.

Una storia dagli aspetti molto delicati quella dell’attività dei cronisti ascoltata da apparati di polizia, ripresa dal Guardian e da altre testate giornalistiche straniere, che sta suscitando reazioni anche nella politica. Peppe Provenzano, vicesegretario del Partito democratico, parla di «violazione gravissima della libertà di stampa». Nicola Fratoianni, deputato e segretario nazionale di Sinistra Italiana, si è detto pronto a presentare un’interrogazione parlamentare.


La procura di Trapani parla con l’agenzia Adnkronos per ridimensionare il caso: nell’informativa la trascrizione delle intercettazioni non c’è ma sarebbe solo nei brogliacci, dicono i pm. “Premetto subito che non intendo assolutamente disconoscere questa vicenda, ma voglio sottolineare soltanto che io ho preso servizio alla Procura di Trapani nel febbraio 2019, quando era già in corso l’incidente probatorio del procedimento, per cui io e le colleghe assegnatarie abbiamo ereditato questo fascicolo. Come mi ha riferito l’ex capo della Squadra Mobile di Trapani la giornalista Nancy Porsia è stata intercettata per alcuni mesi nella seconda metà del 2017, perché alcuni soggetti indagati facevano riferimento lei che si trovava a bordo di una delle navi oggetto di investigazioni. Nessun altro giornalista è stato oggetto di intercettazioni. In ogni caso, voglio sottolineare subito che nella informativa riepilogativa dell’intera indagine depositata nello scorso mese di giugno non c’è alcuna traccia delle trascrizioni delle intercettazioni della giornalista Nancy Porsia e non c’è alcun riferimento ad altri giornalisti”. A parlare è il procuratore facente funzioni di Trapani Maurizio Agnello. (da Tp24)