Il rave è un pretesto per un decreto “fascistissimo”

di Alberto Puliafito

Nel primo decreto legge del Governo della Presidente Meloni si legge che si ritiene

«la straordinaria necessità ed urgenza di introdurre disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno dei raduni dai quali possa derivare un pericolo per l’ordine pubblico o
la pubblica incolumita’ o la salute pubblica».



Questa è la dicitura completa che alla stampa è stata venduta – e quasi del tutto digerita – come misura di contrasto ai rave. C’era, in effetti, in questi giorni, un rave vicino Modena.

Solo che la parola rave non compare né nella premessa né nell’articolo 5 del decreto, che in effetti si chiama Norme in materia di occupazioni abusive e organizzazione di raduni illegali. E che fa così:

«Art. 434-bis (Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica). – L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000. Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita.È sempre ordinata la confisca ai sensi dell’articolo 240, secondo comma, del codice penale, delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma nonché di quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell’occupazione».

La norma è molto ambigua.

Cosa significa “raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”? Chi definisce il pericolo?

Per esempio, uno sciopero che disturba, un corteo con più di 50 persone su un terreno pubblico, l’occupazione della Gnk, i presidi No Tav, possono rientrare in questa definizione? Sembra proprio di sì.

Quello che vediamo in questo momento in atto è la perfetta applicazione dello stile emergenziale.

Si prende un fatto che colpisce in qualche modo l’opinione pubblica (il rave), lo si dà in pasto ai giornali e in generale all’ecosistema mediatico, dove ci sono persone che non vedono l’ora di marciare su quel fatto a colpi di indignazione conservatrice (c’è anche chi la pensa diversamente, certo), infine si impone una norma che c’entra con il fatto solo tangenzialmente. 

E che allarga l’insieme d’applicazione a molto, molto altro.  

Qual è la differenza tra questo decreto che aggiunge un articolo al codice penale e, per esempio, il green pass (ampiamente osteggiato da molti esponenti di questo stesso Governo)?

Semplice: questa norma, se non verrà stralciata nel corso del dibattimento Parlamentare, diventerà permanente. Non ha alcun carattere di reazione a un’emergenza reale (del resto, non esiste alcuna emergenza rave), non è temporanea, né commisurata all’eventuale emergenza, né limitata nello spazio

Il rave è un pretesto per introdurre limitazioni alla libertà di esprimere dissenso. 

Tratto da Slow News