La ferrovia Trapani – Palermo bloccata da quattro anni per una frana

Finalmente pare sia finito il tempo dell’attesa per la sistemazione della tratta ferroviaria Trapani-Palermo via Milo. Quattro anni e mezzo è il tempo trascorso dalla frana che ha interrotto la linea ferroviaria e l’inizio dei lavori per il suo ripristino, comunicato nei giorni scorsi da Rete Ferroviaria Italiana e previsto lo scorso 18 settembre.

La storia di questa linea, bloccata dal febbraio del 2013 e da allora mai sistemata è solo una delle tante che confermano la triste realtà in cui si trovano le infrastrutture ferroviarie siciliane, abbandonate a sé stesse, senza nessuna innovazione e senza investimenti per l’ammodernamento e la sicurezza. Per la verità sono state spese tante parole, e a parole tanti soldi. Proprio su questa tratta, infatti, si parlava di lavori di modernizzazione nel lontano 2003, quindi, molto prima della frana. C’erano pure delle somme già preventivate, prima 300 milioni di euro, poi incrementate fino a 500 milioni ma dei lavori previsti che prevedevano l’eliminazione di quanti più passaggi a livello possibile non se n’è fatto mai nulla.

Ritornando alla situazione lavori sulla via Milo,sono stati anticipati da un comunicato della senatrice del PD Pamela Orrù, componente della Commissione Trasporti del Senato, che in questi anni ha seguito un po’ tutta la vicenda e prodotto diverse interrogazioni parlamentari interessando il Governo nazionale, i vertici di RFI e il Governo regionale siciliano e soprattutto degli ordini del giorno, tra i quali proprio quello che riguardava l’inserimento nel decreto “Sblocca Italia” dell’opportunità di provvedere al ripristino della funzionalità, al potenziamento e alla messa in sicurezza della tratta ferroviaria in questione.

I lavori – I lavori iniziati, stralciati dal progetto originario, riguardano la costruzione del nuovo binario per circa 15 chilometri complessivi di linea che vanno dal km 73+230 al km 77+300, dal km 79+860 al km 84+150 e dal km 113+600 al km 120+345. Tra gli altri interventi sono previsti opere nelle stazioni di Calatafimi, Segesta, Bruca, Fulgatore, Milo e Trapani,che riguardano l’armamento e cioè il complesso costruttivo costituito dal binario, dai deviatoi e dalla massicciata e gli impianti di sicurezza; ed ancora interventi ai fabbricati della stazione, in particolare l’innalzamento dei marciapiedi nelle stazioni di Segesta, Calatafimi e in quella di Trapani dove sono previsti lavori al piano del ferro con allungamento dei marciapiedi che garantiranno un beneficio immediato anche sulla linea Alcamo-Trapani via Castelvetrano; interventi alla sede stradale in quattro punti diversi. Il costo totale delle opere ammonta complessivamente a oltre 17 milioni di euro.

Il progetto preliminare del complesso delle opere, completo degli interventi stralciati – dichiara la senatrice Orrù – è stato già redatto e consegnato per l’avvio delle fasi successive, riguardanti la progettazione definitiva a cui, secondo quanto comunicato da RFI, seguiranno le necessarie approvazioni e l’affidamento dei lavori per la riapertura completa della linea”.

In questi lunghi anni di progettazione, sono sorte anche delle esigenze di alcuni interventi migliorativi e, per questo motivo, è stato necessario aumentare lo stanziamento delle opere di ripristino. L’abbandono di questo tratto di ferrovia per tutto questo tempo è l’ennesima dimostrazione di come non funzionano i lavori e gli appalti per le opere pubbliche in Italia.  In particolare quelle che riguardano le infrastrutture dedicate ai trasporti. In uno dei Paesi che assieme all’Italia rientrano nella classifica dei più industrializzati al mondo, la linea Ferroviaria Trapani-Palermo via Milo, sarebbe stata ripristinata nel giro di qualche mese. Ma le infrastrutture ferroviarie o stradali evidentemente in questi Paesi hanno un valore fondamentale per la crescita economica e sociale.

Da noi invece no, c’è quell’incapacità cronica a non saper realizzare anche le infrastrutture che spesso hanno gli investimenti finanziari già approvati. Un esempio, restando sulle ferrovie siciliane: nel 2005 il CIPE aveva dato circa 2 miliardi di euro per ammodernare e raddoppiare il binario tra Giampilieri (Messina) e la provincia di Catania, c’era lo studio di fattibilità, il progetto pronto, ma i lavori non sono mai iniziati. Ci sono dunque i progetti ma non si capisce perché poi non si concretizzino.

Un altro esempio calzante di come non vanno le cose nelle ferrovie siciliane lo abbiamo proprio lungo la linea che congiunge le città trapanesi. Da diversi anni, tra i disagi causati dai ritardi quasi giornalieri e i problemi legati alla sicurezza, con i passaggi a livello che rimangono aperti con il treno in transito, (potete leggerlo qui) si è pure tornati indietro, tornando all’utilizzo esclusivo delle vecchie Littorine e portando via il più moderno Minuetto, solo perché non c’è una officina in provincia di Trapani dove poter fare la manutenzione.

Sinceramente, questa appare più che altro come una presa in giro bella e buona, perché non si capisce come mai hanno potuto effettuare il servizio per anni senza che ci fosse una base logistica in provincia dedicata a quel treno e negli ultimi due anni, invece, non è stato più possibile utilizzarlo per i possibili problemi di manutenzione. Insomma, sperando che questi lavori lungo la Via Milo si concludano al più presto e che possano, anzi, essere da stimolo per il completo rinnovamento dei trasporti ferroviari nella Sicilia occidentale, – il dubbio rimane – non possiamo che fare questa amara considerazione, e cioè che i nostri amministratori pubblici, la nostra classe dirigente e più in generale il nostro Paese ha come una paura cronica che gli impedisce di puntare realmente al progresso e all’innovazione per restare al passo con gli altri, nonostante abbia le potenzialità per poterlo fare.