L’allarme: a fine dicembre a rischio personale le unità anti-Covid

unità anti Covid

A fine anno gli specializzandi lasceranno vuoti pericolosi nelle unità di emergenza anti-Covid. A lanciare l’allarme Massimo Tidona responsabile siciliano di Azione per il Lavoro e la Formazione professionale.

“Sembra che il ministro dell’Università e della ricerca ed il ministro della Salute non si siano accorti del futuro prossimo a cui andremo incontro. A maggior ragione in un periodo sanitario eccezionale in cui la gran parte dei reparti considerati “non urgenti” sono chiusi o comunque lavorano a rallentatore” dice.

È la considerazione dell’esponente di Azione che aggiunge: “C’è stato un notevole ritardo nella chiamata per le scuole di specializzazione, a causa di centinaia di ricorsi sul bando del concorso di specializzazione in medicina, ma, ai primi di dicembre circa 14 mila dei 26 mila partecipanti riceveranno la loro assegnazioni alla scuola di specialità. Le norme impongono che i chiamati debbano lasciare, entro il 30 dicembre ogni precedente incarico o lavoro, dal momento che la specializzazione è incompatibile con altre attività.
Accadrà quindi che questi medici in attesa di specializzazione, che in questo periodo sono stati impegnati sul fronte del COVID, dovranno lasciare le unità di emergenza dove sono stati chiamati a dare una mano.
Ci saranno unità di emergenza che si ritroveranno, di colpo, senza personale sufficiente per assicurare assistenza adeguata.
Un controsenso che, di certo, sarà sfuggito ai Ministri competenti, ma a cui si dovrà porre, inevitabilmente riparo.”

Tidona conclude con il suggerimento di ricorrere alla norma che prevede, nel corso della specializzazione, una parte del percorso denominato “tronco comune” in cui gli specializzandi vengono occupati in branche specifiche, si potrebbero almeno prorogare i termini per lascare le attuali occupazioni di qualche mese, per no lasciare scoperti i reparti, ma, ribadisce, questa deve essere l’occasione per rivedere anche tutto il complesso delle norme che riguarda le scuole di specializzazione, che continuano a restare feudo dei baroni universitari.