Legge di Stabilità, precari estromessi da Consorzio e Forestale: "Rivogliamo il lavoro"

Di seguito si riporta la nota dei lavoratori precari ragusani del Consorzio di Bonifica e della Forestale estromessi dal posto di lavoro a seguito dell’entrata in vigore della Legge di stabilità regionale:

L’Assemblea Regionale Siciliana in data 24 febbraio 2016, con il voto favorevole di 17 deputati su 90 presenti in aula, ha approvato l’Art. 19 della Finanziaria regionale che, di fatto, ordina ai lavoratori “precari storici” l’esclusività di appartenenza ad un solo bacino di garanzie occupazionali o provvidenze. Ne è risultato un contrasto non ancora sopito, che porta a interrogarsi circa la perdurante capacità del sistema normativo regionale rispetto alle fonti del sistema costituzionale italiano in tema di lavoro e di sviluppo della persona. Nel guazzabuglio della norma, infatti, il Governo regionale ha pensato di inserire in un unico paiolo tutti i “soggetti deboli” che occupano un posto svantaggiato all’interno della società. Si tratta di lavoratori precari appartenenti ai bacini dei “LSU e PIP”, forestali, consorzi di bonifica, trattoristi dell’Esa, cantieri di servizio e, lavoratori “PIP” dell’Ente Vivaio Viti americane e dell’Istituto sperimentale zootecnico per la Sicilia. Cerchiamo ora di capire chi sono tutti i soggetti giuridici interessati dall’art. 19 della Legge di Stabilità della Regione Siciliana. Si tratta dei lavoratori ‘LSU e PIP’ che, sono collocati nei vari Uffici regionali, nelle Aziende Sanitarie Provinciali e nelle Cooperative sociali che, lavorano senza alcun contratto di lavoro (“lavoro nero”), percepiscono dall’Inps l’assegno ASU e, la legge vieta a tutti i soggetti interessati di poter svolgere attività di lavoro subordinato con contratto a termine a tempo pieno (D. Lgs. 468/97). Tali prestazioni, tuttavia, rientrano tra le misure di sostegno al reddito. I trattoristi dell’ESA, per esempio, sono 465 lavoratori agricoli stagionali che negli ultimi anni hanno svolto fino a 213 giornate di lavoro all’anno, solo ed esclusivamente nell’ente di appartenenza. Per quanto riguarda, invece, i cantieri di servizio, sono legati ai finanziamenti regionali e sono destinati all’inserimento lavorativo di soggetti disoccupati “indigenti” e di lungo corso, tra i 18 e i 65 anni, per un reddito mensile di non più di 442,00 euro al mese. Infine, per quanto riguarda la posizione lavorativa degli ‘ex Pip’ dell’Ente Vivaio Vite americane e dell’Istituto zootecnico sperimentale per la Sicilia, ricordiamo che nell’ottobre del 2010, hanno firmato un contratto a tempo indeterminato con la ‘Social Trinacria’, una onlus creata ad hoc per l’assunzione di oltre 3mila lavoratori.

Una nota a parte meritano, viceversa, i circa quaranta lavoratori stagionali agricoli siciliani del comparto Forestale e dei Consorzi di Bonifica che, sono stati messi alla porta ingiustamente e illegittimamente dal Governo Crocetta con conseguente destituzione e dimezzamento delle garanzie occupazionali, a buon diritto riconosciute da leggi regionali. E’ bene ricordare che, tale forza ha svolto attività lavorativa -legittimamente ed in consuetudo secundum legem- da circa 30 anni con contratti di lavoro a temine nel settore ‘Agricoltura’, con la mansione di ‘bracciante agricolo’. Nel caso di specie, per gli operai agricoli a tempo determinato non sono comunque previste limitazioni quantitative dei contratti a termine. Non essendo applicabile a tale categoria di lavoratori neanche la disciplina dei divieti.

Da un lato, quindi, questi soggetti hanno la necessità di realizzare la loro personalità nel rispetto dei principi costituzionali, dall’altro necessitano di una tutela per evitare discriminazioni. La norma sull’esclusività di appartenenza ai bacini (art. 19 della Legge di Stabilità), invero, fa registrare gravi profili di incostituzionalità e viola in modo diretto o indiretto, un principio espresso nella carta costituzionale: <il diritto al lavoro>. Infatti, prova né è la sentenza N° 53 del 1957 che evidenzia come né i diritti inviolabili dell’uomo, riconosciuti e garantiti dall’art. 2 della Cost., né la pari dignità sociale e l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, dichiarata dall’art. 3 della Cost., possono essere superati da una legge della Regione Siciliana che nega la tutela dei <soggetti deboli> come esplicazione dell’istanza solidaristica nella giurisprudenza costituzionale. Un tal carattere si manifesta ancor più nettamente nella correlazione tra le norme stesse e l’art. 4, primo comma, della Costituzione. Esso stabilisce che la Repubblica nel riconoscere a tutti i cittadini il diritto al lavoro “promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. La norma, inoltre, non rispetta il principio dell’irretroattività della legge e della tutela dei diritti acquisiti dei lavoratori che, una volta entrati nella sfera giuridica del soggetto, sono immutabili. Ed infine è discriminatoria, poiché, il legislatore da una parte limita il lavoro solamente ad un gruppo ristretto di lavoratori, mentre dall’altra consente agli stessi lavoratori forestali e dei consorzi di bonifica di sottoscrivere contratti di lavoro a termine con: Aziende Sanitarie Provinciali, Vigili del Fuoco, Comuni, ex Province, Istituzioni scolastiche (Scuola) e tutti gli enti non annoverati dalla norma. Mentre ad altri ancora viene concesso di poter continuare a fruire di una garanzia occupazionale e una provvidenza.

“Il nostro accorato appello – dichiarano i lavoratori agricoli forestali e consortili di Sicilia – è rivolto al Governatore della Sicilia Crocetta e all’Assessore dell’Agricoltura Cracolici, affinchè si impegnino a trovare nell’immediato la soluzione migliore per ristabilire la posizione lavorativa dei 40 precari storici più anziani d’Europa, oggi, più che mai, costretti con questa norma a vivere al di sotto della soglia di povertà. E’ assurdo –continuano i lavoratori- che la politica di un governo di centrosinistra, che dovrebbe tutelare i più deboli, oggi, con decisioni che non comprendiamo, emana norme che incidono nel campo dei rapporti di lavoro: finalizzate all’estromissione del soggetto dal posto di lavoro. Restituiteci -terminano i lavoratori- la dignità che dà il lavoro.”