Modica e le lettere anonime: per fare la differenza, basterebbe la trasparenza

La notizia sulla lettera anonima arrivata al Comune di Modica sta facendo molto discutere nella città della contea e non solo. L’articolo del Mattino di Sicilia ha avuto grande risonanza e ha suscitato molto interesse tra i cittadini che vogliono sapere, si chiedono se quanto contenuto in quella missiva corrisponde a verità o meno, insomma, tutti vogliono la verità. A non prendere ancora nessuna posizione in merito, però, sono i politici locali che evitano qualsiasi riferimento sulla lettera anonima, oppure prendono tempo in attesa di capire il da farsi. È pur vero che una lettera inviata in anonimato è pur sempre una lettera anonima, il suo peso specifico non può essere mai come quello di una missiva inviata con tanto di firma da parte di qualcuno che si assume pienamente la responsabilità di quanto scritto e porta avanti una battaglia condivisibile di sani principi finalizzata a denunciare le illegalità all’interno dell’ente comunale. I politici modicani, in fondo,  sono scottati da un’altra lettera anonima che nel 2013 scosse il sistema per qualche giorno, ma poi tutto rientrò e della lettera non se parlò più. Da qui nasce la grande diffidenza dell’opposizione di parlare e di approfondire una vicenda che potrebbe ancora finire in una bolla di sapone. Molti, in parte a ragione, non se la sentono di dare credito a qualcuno che continua a nascondersi dietro l’anonimato, “se ha le prove di quello che scrive- dicono- che si faccia avanti con nome e cognome e saremo ponti ad andare avanti”. In questi giorni che sono seguiti alla pubblicazione de Il Mattino di Sicilia, abbiamo provato a sentire diversi attori politici della città della Contea, a partire proprio dal Primo Cittadino Ignazio Abbate, ma senza avere alcuna risposta. Abbiamo provato anche a sentire alcuni esponenti di opposizione, come ad esempio la deputata Marialucia  Lorefice del Movimento 5 Stelle, la quale ha preso tempo in attesa di confrontarsi con il senatore Michele Giarrusso, anch’esso tra i destinatari della lettera anonima. Insomma, tutti sanno, ma nessuno vuole esporsi per primo. Dopo l’articolo ci sono arrivate anche delle critiche sull’opportunità o meno di dare credito ad una lettera anonima, ma il punto cruciale della questione è davvero questo? Il fatto di una missiva, inviata a diversi organi istituzionali, con accuse pesanti rivolte all’amministrazione comunale e consegnata a tutti i consiglieri perché evidentemente ne prendessero atto, fa già notizia in sé, perché l’opinione pubblica non dovrebbe saperlo? Ma adesso, superato questo passaggio, il punto è un altro: quanto contenuto all’interno della lettera è vero o no? È pacifico, come già più volte detto, che chi l’ha scritta dovrebbe avere il dovere morale e civico di farsi avanti e denunciare in prima persona i fatti, ma è pur vero che in Italia tante lettere anonime hanno permesso agli inquirenti di scoprire scandali di portate enormi, vedi ad esempio la vicenda del San Raffaele di Milano dove il lavoro della Procura ha preso molti spunti da una lettera anonima inviata anche al Corriere della Sera.

Cancellare le ombre smontando le accuse

Ritornando ai fatti che riguardano Modica, invece, tutto adesso dovrebbe vertere su una direzione, quella della trasparenza; Assodato che la notizia è oramai pubblica, considerato che all’interno della missiva sono contenute accuse molto pesanti con tanto di particolari e di nomi e cognomi, quale migliore risposta ci potrebbe essere se non quella di chiarire in Consiglio Comunale? Se il  sindaco entrasse in Consiglio e smontasse punto per punto tutte le accuse contenute nella missiva, non solo darebbe seguito a un principio cardine della democrazia, ossia quello della trasparenza, ma riscatterebbe in toto la sua figura cancellando, una volta per tutte, le ombre sulla gestione amministrativa del Comune, gestione messa pesantemente in discussione da una lettera anonima.