Mafia e professionisti. A Palermo, il capo dei veterinari faceva affari con il boss…

Professionisti e mafia, tema sempre attuale in Sicilia. Perchè dai professionisti dell’antimafia all’antimafia dei professionisti il cammino è ancora lungo.   La polizia a Palermo ha sequestrato i beni riconducibili a Paolo Giambruno, direttore del Dipartimento di prevenzione veterinario dell’Asp nonché presidente dell’Ordine dei medici veterinari della provincia. Il capo dei veterinari era in affari con il boss mafioso, e sarebbe stato anche pronto a chiudere un occhio per commercializzare carni da bovini infetti.
Il provvedimento è stato disposto a conclusione delle indagini preliminari, nell’ambito di un procedimento penale che vede coinvolte 29 persone tra cui funzionari, dirigenti dell’Asp ed imprenditori del settore alimentare.  Il tutto all’ombra dell’Asp e alle spalle dei cittadini. Sarebbe stato “evidenziato un sistema di rapporti, a livello imprenditoriale, intrattenute dal funzionario pubblico con Salvatore Cataldo già indagato per fatti di mafia a Carini (Palermo)”.  Cataldo, in carcere dal 2005 al 2013, era in affari con Giambruno e la sua famiglia, dicono gli inquirenti in base ai documenti sequestrati.  Giambruno è indagato a piede libero per concussione, abuso d’ufficio, falso e truffa aggravata, commessi nell’esercizio delle sue funzioni e per intestazione fittizia di beni di Salvatore Cataldo, attualmente detenuto. Per lui  è scattato anche il sequestro di beni (diverse partecipazioni societarie, immobili, conti correnti, per due milioni di euro).   Le indagini sono state avviate a fine 2010 grazie alla denuncia di un veterinario del servizio sanitario pubblico che ha raccontato alla Digos di illegalità commesse nella gestione del Dipartimento di Prevenzione veterinario dell’Azienda sanitaria provinciale. Un sospetto, quello del medico, che è stato confermato dalle intercettazioni disposte dalla Procura e che hanno fatto affiorare responsabilità di 29 tra funzionari e dirigenti del dipartimento veterinario, allevatori e amministratori di aziende, per reati che vanno dall’abuso d’ufficio, alla concussione, al falso ideologico, alla truffa aggravata fino al commercio di sostanze alimentari nocive. Tra gli episodi contestati emergerebbe, tra gli altri, quello relativo ai controlli sanitari disposti dal Dipartimento Veterinario sulla qualità delle carni da destinare al consumo. Giambruno, con la complicità di un altro veterinario, durante una verifica avrebbe agevolato un allevatore, Matteo Caruso,  che avrebbe voluto commercializzare capi di bestiame infetti. Nel corso dell’inchiesta è stato sequestrato l’allevamento dell’imprenditore: attraverso una consulenza tecnica disposta dalla Procura sarebbe stata accertata, infatti, la presenza di numerosi bovini malati destinati alla vendita. Giambruno avrebbe pure commesso irregolarità nel rilascio delle certificazioni per una azienda di prodotti dolciari di Carini e ad una di prodotti ittici di Lampedusa che voleva esportare all’estero. L’Asp di Palermo ha nominato un legale per verificare tutti i fatti contestati a Giambruno e in una nota si dichiara “parte offesa”. Curiosità. A Giambruno è arrivata la solidarietà di Paolo Ingrassia, responsabile regionale del sindacato dei veterinari, che lo definisce “amico di sempre”. E che è indagato pure lui…