Messina, la paralisi dell’area industriale di Larderia

Si trova a pochi minuti dal centro, ma l’impressione  è di essere in un microcosmo scollegato dalla città. Un altro mondo. L’area  Irsap di Larderia, individuata tra gli anni 80 e 90  per creare un grande polo di sviluppo industriale e artigianale, con i suoi 42 capannoni, l’edificio polifunzionale, il campo di calcetto e tanto spazio,  sembra ancora attendere che qualcosa si compia. Forse perché l’assegnazione originaria di quei capannoni non fotografa più l’attuale situazione, forse perché una parte delle  imprese che operavano hanno chiuso l’attività, forse perché il Piano di Insediamento produttivo che era stato previsto non si è mai realizzato. E poi ci sono i paradossi come quello della F.a.r.c.  impresa in espansione che realizza cucine industriali,  costretta a prendere in affitto locali esterni all’area perché  enormi ostacoli burocratici rendono complicato il passaggio dall’Irsap dei capannoni non utilizzati, alcuni al centro di contenziosi giudiziari.

L’Accordo di programma

La firma ad agosto dell’accordo di programma  Prusst – Messinaperil2000 – Patto per il Sud,  del sindaco, Renato Accorinti, l’assessore alle Attività Produttive Guido Signorino ed il dirigente dell’Ufficio Periferico Irsap, Daniele Tricomi, ha riaperto la questione. Secondo le intese maturate anche con le imprese, l’accordo definisce azioni e competenze finalizzate proprio al compimento del Piano di Insediamento Produttivo dell’area attrezzata di Larderia e prevede che i finanziamenti del Masterplan possano essere utilizzati dal Comune, oltre che per la realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria, anche come contributo  agli espropri per le aree da acquisire. Negli obiettivi strategici per l’area si è sempre parlato della necessità di infrastrutture con la copertura del torrente per creare un collegamento diretto con lo svincolo autostradale  e gli approdi di Tremestieri. L’intesa raggiunta – secondo Accorinti e Signorinoconsente, a diciotto anni dall’avvio del Prusst, di dare attuazione al processo di delocalizzazione delle aziende, coi connessi benefici in termini di incremento dell’efficienza produttiva, di espansione delle attività e di miglioramento della qualità urbana.

Si potrebbe ripartire quindi dalle infrastrutture e magari da un Irsap con piene capacità gestionali. “I dieci anni di commissariamento hanno paralizzato ogni possibilità di rilancio di quest’area che comunque in questi anni di crisi ha retto – dice Costantino Di Nicolò, vicepresidente regionale Cna, componente del Consiglio nazionale dell’associazione degli artigiani ed editore – tipografo.  E’ mancata la politica, quella virtuosa,  capace di fare delle scelte di sviluppo chiare per questo territorio e trovare gli strumenti  normativi e finanziari di supporto. Vogliamo che si ricostituiscano gli organi di gestione e che le rappresentanze delle associazioni di categoria  tornino ad avere una funzione propositiva”.

Trenta aziende che aspettano un segnale

Costantino Di Nicolò

La “Di Nicolò Edizioni” è una di quelle 30 aziende che hanno resistito e continuato a credere nell’area ex Asi di Larderia. “La mia è una storia di impresa lunga 40 anni, legata all’azienda grafica di mio padre. Dopo la sua morte nel 2010  però è venuta la chiusura, per alcune difficoltà legate al credito e la riapertura  in piena crisi di una nuova attività. Ho cambiato tutte le tecnologie, ho fatto investimenti sul digitale, mi sono rilanciato sul mercato in questa nuova veste”. Investimenti per quasi 200mila di euro in questi anni e tre dipendenti in un mercato non facilissimo. “I nostri clienti sono principalmente messinesi,  Istituzioni,  associazioni,  ma anche  privati. Per il momento non ho una struttura che mi consente di propormi fuori ma conto di fare nuovi investimenti  per essere più competitivo e consolidare la parte editoriale”.

La “Di Nicolò”  è più di una semplice tipografia che stampa volantini o registri, è una casa editrice, un’azienda  con la  passione per i libri, in particolare per quelli che documentano, che raccontano la storia di questa città. “Ho un archivio storico, creato in 40 anni, di 7mila immagini, attingendo da li e con il materiale fornito dai clienti vengono fuori dei bei testi di nicchia sulle tradizioni di Messina e provincia. Ho richieste, attraverso internet,  anche da fuori ma comunque sempre di persone legate a questa città”.  Una scelta editoriale ben precisa quella di Costantino Di Nicolò che crede nella forza della storia e nell’importanza della sua cristallizzazione nelle pagine di un volume. “Sono testi che hanno un loro mercato, so quali sono le librerie in Italia interessate e a quali fasce rivolgermi . Un bel libro uscito due anni fa, anche con il materiale fornito da Prefettura e  Sovrintendenza, è quello  sui monumenti dedicati ai caduti, con tutte le storie che si portano dietro, che si trovano nei 108 comuni della provincia. Mi sembrava importante che ci fosse qualcosa che ricordasse il sacrificio fatto dalla nostra terra nelle battaglie per l’unità e la libertà. Facendo l’editore si sopravvive, a volte si recuperano solo le spese ma credo che il libro sia di per se un valore, è quello che ci sarà anche tra mille anni, mentre tutto quello che mettiamo in rete è destinato  inevitabilmente a sparire”. E per alimentare la sua passione, ormai parte del suo fare impresa,  Di Nicolò pensa di diversificare il prodotto, puntando su ciò che può incrementare il fatturato e riaprire magari la vecchia sede di Viale Annunziata