Nicola Laneri, l’archeologo siciliano che ha scoperto il muro di Hammurabi

muro di Hammurabi

Il racconto della scoperta del muro di Hammurabi da parte della missione archeologica siciliana in Iraq guidata da Nicola Laneri ha aperto un nuovo ciclo di incontri alla Fondazione Federico II.

Lo spazio, che si chiama OpenLab, è assegnato ai “Pionieri della cultura”.

Artisti, saggisti, studiosi saranno di volta in volta chiamati, ha spiegato la presidente della Fondazione Patrizia Monterosso, a offrire una testimonianza dal vivo su una “nuova visione del mondo” attraverso la cultura “vero motore della civiltà”.


    Il primo appuntamento ha dato spazio all’esperienza del gruppo di archeologi che, con la guida di Laneri dell’università di Catania, ha riportato alla luce una cinta muraria nel sito di Tell Muhammad, un avamposto militare costruito da Hammurabi a nord di Babilonia a ridosso di una sponda del fiume Tigri. La struttura dalle dimensioni monumentali sarebbe stata costruita in occasione dei 38 anni di regno di Hammurabi, nel secondo millennio prima di Cristo. È una testimonianza considerata dagli archeologi di grande importanza, come ha raccontato Laneri che ha portato il suo gruppo nei percorsi di un’area sfiorata dallo sviluppo urbano di Baghdad e attraversata da canali, a conferma dell’immagine di una “città d’acqua”.


    Quella di Nicola Laneri è una delle 19 missioni italiane che lavorano o hanno lavorato in Iraq. Sono loro, ha detto l’ambasciatore italiano Maurizio Greganti in collegamento da Baghdad, ad avere creato un collegamento attivo con un paese per il quale la cultura è diventata strumento di rinascita dalla guerra.


    I “pionieri” che la Fondazione Federico II chiamerà saranno testimoni, ha aggiunto Monterosso, di una sfida culturale: “salvaguardare dall’oblio le civiltà antiche e conservarle nel presente”. “Palazzo Reale è patrimonio dell’Unesco e sentiamo la responsabilità di custodire le civiltà passate. La cultura e l’archeologia rappresentano veicolo di rinascita sia per la Sicilia che per Paesi dilaniati dalla guerra come l’Iraq”,dice Gaetano Galvagno, presidente dell’Ars e della Fondazione Federico”Siamo orgogliosi – aggiunge Galvagno – di aver promosso il grande lavoro svolto da uno straordinario archeologo siciliano come Nicola Laneri, dal suo staff e da tutta l’Università di Catania, lavoro culminato con la storica scoperta del muro di Hammurabi”. 

“L’Iraq – ha detto Maurizio Greganti, Ambasciatore italiano in Iraq – ospita ben 19 missioni archeologiche italiane sostenute dal Ministero degli Esteri. Baghdad per secoli è stata centro della cultura araba e mediorientale. L’archeologia oggi è necessaria per l’Iraq al fine di svincolarsi dalla pesante narrativa che lo ha appiattito agli occhi della comunità internazionale. L’incontro di oggi voluto dalla Fondazione Federico II, pertanto assume particolare rilevanza per un Paese come l’Iraq che ha vissuto momenti drammatici con atti di violenza e vandalismo che miravano proprio a cancellare i valori storici universali che il patrimonio storico tramanda. Oggi, invece, la sicurezza dei siti archeologici non è più minacciata. Gli scavi pertanto non hanno semplicemente un rilievo storico ma hanno un impatto determinante per lo sviluppo del Paese”.

“Siamo molto soddisfatti – ha detto in collegamento da Baghdad,  Laith Majid Hussein, Direttore dello Sbah (Iraqi State Board of Antiquities and Heritage) – del lavoro degli archeologi italiani, della missione archeologica dell’Università di Catania a Tell Muhammad e in particolare del lavoro del professore Nicola Laneri”