Palermo, così i privati hanno rilanciato i Cantieri culturali alla Zisa

Sembra l’ingresso di un condominio. Anzi meglio di una fabbrica. E in effetti i Cantieri culturali alla Zisa  di Palermo non hanno mai tradito la vocazione alla fabbrica: costruiti dai Ducrot, luogo di sperimentazione e creatività dell’architetto Basile, abbandonati per anni dall’incuria di amministrazioni miopi, oggi i Cantieri sono una fabbrica culturale e di creatività, un esperimento riuscito di rilancio di una struttura di archeologia industriale tornata a vivere grazie all’impegno del terzo settore, del volontariato, delle istituzioni culturali cittadine.

E basta fare un giro, in un’ora qualsiasi del giorno, al centro creato da Cre.Zi.Plus: un po’ coworking un po’caffetteria-ristorante, un po’ teatro o luogo per manifestazioni di vario tipo (dalla presentazione di libri ai convegni agli spettacoli musicali). Qui, all’interno dei Cantieri culturali, si terrà il 14 e 15 dicembre quelli che possiamo definire stati generali di un terzo settore attivo e impegnato nell’innovazionesociale e nella rigenerazione urbana e sociale di parecchie aree nel Paese. Si intitola Comunità che si organizzano questo appuntamento ed è promosso da CLAC, Avanzi, Consorzio Arca, con il sostegno di Fondazione con il SUD. L’obiettivo è la costruzione del Manifesto di Palermoper le imprese di comunità attraverso un  processo di co-scrittura con cui vengono fissati, grazie alla partecipazione di tutti i partecipanti già invitati a individuare i punti chiave del manifesto,  principi e punti chiave sul fare impresa come fattore di sviluppo locale, di generazione di comunità e di coesione sociale.

“In Italia si stanno moltiplicando le esperienze di organizzazioni di comunità (imprese sociali, cooperative, fondazioni) per la gestione di beni di club e beni comuni, in diversi ambiti: dalla cultura ai servizi locali, dagli impianti sportivi all’energia – spiegano gli organizzatori – Quali sono gli elementi comuni e le ragioni profonde di questa nouvelle vague di un fenomeno antico che sembrava archiviato? Quali sono i modelli di governance e le forme giuridiche?Come viene declinato questo approccio in diversi ambiti territoriali e settori? Questi gli interrogativi intorno a cui ruota l’incontro, rivolto a operatori culturali, rappresentanti istituzionali e di organizzazioni intermedie, ricercatori e finanziatori, e articolato in due giornate di seminari, dialoghi, laboratori di co-progettazione, conferenze, momenti di formazione e di networking”.

La  manifestazione organizzata qui, all’interno dei Cantieri culturali, rappresenta un punto di svolta per quello che ormai è un aggregato, una comunità cresciuta rapidamente: il Comune ha fatto da facilitatore mentre i privati hanno fatto il resto, anche con investimenti grazie a fondi propri o quasi: nell’ultimo anno sono stati fatti investimenti per circa quattro milioni di euro. Una ventina tra associazioni e istituzioni culturali operano ormai all’interno dei Cantieri e portano avanti un processo di innovazione condivisa. “Si tratta di un luogo – spiega Filippo Pistoia di Cre.Zi.Plus – che è passato nel giro di un anno da zero visitatori a una media 30mila visitatori al mese. E’ un’operazione  a costo zero per le casse del Comune”. L’ambizione, ora, è quella di darsi un’organizzazione più stabile in cui i “condomini”, chiamiamoli così, si danno una governance per lo spazio comune di cui sono quotidianamente protagonisti. E soprattutto l’obiettivo è quello di aprire i Cantieri alla città spalancando anche quelle porte che sono chiuse: il quartiere della cultura e della bellezza, attaccato al grande parco e al Castello della Zisa. Che sta portando anche benefici alla zona circostante in termini immobiliari ma anche di innovazione sociale con una contaminazione positiva nel cuore di un quartiere, la Zisa appunto, considerato parente povero del centro storico ormai alle prese con problemi opposti: la gentrificazione e la presenza massiva di turisti.