Rete dei trattori siciliani, Manifesto per riforma settore

l 20 febbraio si terrà nell’aula consiliare del Comune di Acquedolci, nel Messinese, alle 18, un’iniziativa che accompagna la protesta degli agricoltori, alla quale sono invitati a partecipare gli operatori agricoli, allevatori e movimenti.

L’occasione servirà anche a perfezionare una Carta degli agricoltori e allevatori dando vita al momento fondativo della “Rete dei trattori siciliani”, il cui promotore è Francesco Calanna, che chiede al governo regionale la convocazione urgente degli “Stati generali dell’agricoltura”, per portare alla Seconda riforma agraria, “che coinvolga gli agricoltori – spiega – nel processo di ribaltamento del paradigma che li ha visti, ad oggi, imputati e non protagonisti, per perseguire l’obiettivo di un giusto reddito e di un giusto valore alle loro produzioni”.
    La Rete adotta come simbolo il trattore per rendere evidente il riferimento a uno strumento che ha affrancato l’uomo dalla schiavitù della zappa.

La Rete rivendica “il diritto a un reddito giusto e a un riequilibrio del rapporto con la Gdo; politiche comunitarie, nazionali e regionali a sostegno della nostra attività. Vogliamo essere liberi dal giogo delle multinazionali”.


    Ancora, tra i punti del Manifesto, figura la richiesta di più assistenza tecnica nelle aziende; politiche di territorializzazione della spesa secondo una corretta applicazione della metodologia Leader; stop alla centralizzazione delle risorse. “Stiamo distruggendo il nostro patrimonio zootecnico a vantaggio delle lobbies della carne e con la complicità del sistema sanitario che ci obbliga al rispetto di regole assurde in materia di profilassi zootecnica, che nulla hanno di scientifico. Anche col grano e con l’ortofrutta abbiamo costruito un sistema per cui il monaco diventa ricco e il monastero sempre più povero e, adesso, il monaco si propone di risolvere i problemi che egli stesso ha creato”, dicono i promotori, che invitano la Regione ad alimentare un processo di riforme e al governo nazionale di riformare il sistema Caa (Centri di assistenza agricola), responsabilizzando il sistema delle libere professioni; il riequilibrio dell’assegnazione dei fondi Pac improntato al criterio di equità, oggi puntualmente disatteso”.