Strage Borsellino, Avola: “Ho portato io l’esplosivo, i servizi segreti non c’erano”

strage Borsellino Via D'Amelio

“Posso dire che sono l’ultimo ad aver visto lo sguardo Paolo Borsellino. prima di dare il segnale per fare quella maledetta esplosione. Mi accendo la sigaretta, lo guardo, mi soffermo, mi rigiro e faccio il segnale”. A parlare è Maurizio Avola, killer di mafia che si è autoaccusato di 80 omicidi e ora ha confessato al giornalista Michele Santoro di essere lui l’artificiere della strage di Via d’Amelio del 19 luglio 1992.

Una intervista trasmessa nel corso dello speciale mafia di La7 in cui emerge un racconto di quella terribile strage fino a questo momento mai emerso. Tutta una prima parte della puntata dedicata al racconto della preparazione e dell’esecuzione della strage, della partecipazione di Avola, appartenente alla cosca catanese dei Santapaola, e di Alto Ercolano, il vice di Nitto Santapaola.

E poi il ruolo dei fratelli Gangi e di Matteo Messina Denaro. E ancora la preparazione della macchina, quella 126 che dice Avola è stata parcheggiata in Via d’Amelio il sabato 18 luglio perché la strage doveva andare in scena la sera del sabato e non domenica come poi avvenne. E a proposito della 126 e del racconto del pentito Spatuzza sulla possibile presenza di un uomo dei servizi segreti nel garage in cui la macchina si trovava Avola ha detto: ” Avevamo portato il T4 a Palermo qualche mese prima ma ne trovai meno, una parte lo avevano usato i palermitani per fare altro. I Servizi segreti non c’erano, Spatuzza ha detto tante cose giuste ma in quel garage c’eravamo io e Aldo Ercolano. Spatuzza molte cose non le sa perché non era nemmeno uomo d’onore”.

Un racconto, quello del killer di mafia, (al vaglio dei magistrati di Caltanissetta che indagano ancora) che farà molto discutere anche perché mette in discussione verità che sembravano acclarate da tanti processi e probabilmente i magistrati si troveranno nuovamente a fare ulteriori verifiche. Le sue dichiarazioni, rese alla Procura di Caltanissetta, fanno parte del libro del giornalista Michele Santoro, “Nient’altro che la verità”, in uscita il 29 aprile per Marsilio. E fa tenerezza quel dettaglio su Emanuela Loi, la poliziotta morta nella strage: “Mi è sembrato che si fosse accorta della presenza dell’autobomba”.

Certo un racconto rilevante quello di Avola, ma certamente non ritenuto centrale dalla famiglia di Paolo borsellino: la figlia Fiammetta, presente in studio, che è tornata a chiedere di indagare sugli ultimi due mesi di vita di Paolo Borsellino. L’importanza del dossier Mafia e appalti che era stato preparato dai Ros, e l’archiviazione frettolosa chiesta dai magistrati Guido Lo Forte e Roberto Scarpinato e non comunicato a Borsellino nella riunione del 14 luglio 1992.