Verso le regionali, il duello sulla candidatura tra Musumeci e Micciché

«Musumeci è candidato, è ricandidato. Ma non è una novità, non è una notizia. Per me il tema non esiste. Sono convinto che il centrodestra rimarrà unito». Così il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, alla convention del movimento DiventeràBellissima, in corso a Catania.

«A un anno dalle elezioni ancora attraverso la stampa riceviamo informazioni sulle future scelte del presidente Musumeci»: dura la replica del presidente dell’Ars e coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè, all’annuncio della ricandidatura del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.

Musumeci e Micciché

Basterebbe fermarsi qui per fissare in un’istantanea le contradizioni del centrodestra siciliano. Senza contare poi le esternazioni di Giorgia Meloni. Divisi su tutto, si potrebbe dire, i rappresentanti della colazione che ancora oggi governa la regione, fanno a gara per dividersi ancora un po’, se possibile. Per carità, ognuno fa quello che vuole e magari, perché no, c’è pure un disegno dietro.

Musumeci: “Ho il diritto di ricandidarmi, lo dicono anche Meloni e Berlusconi”

Musumeci, lo ha detto chiaro: «Stasera abbiamo sciolto l’incantesimo, il presidente della regione sta lavorando a preparare le liste delle prossime regionali, vorrò vincere per me e per i partiti della mia coalizione», ha aggiunto. «È normale che un presidente uscente consideri normale, fisiologica, la ricandidatura – ha aggiunto -. Il tema per me non esiste. Lo ha detto anche Giorgia Meloni che il presidente uscente ha il diritto di ricandidarsi, lo ha detto Salvini e lo ha detto a me personalmente il presidente Berlusconi. Da quando è scoppiata la pandemia io ho capito che non avrei potuto più fare in cinque anni quello che speravo ed ero certo di potere fare. perché conosco i miei limiti, ma anche qualche potenzialità». In un altro passaggio il presidente ha aggiunto: «Dopo la semina bisogna pensare alla raccolta. Del resto, se non fossi un presidente adeguato, non ci sarebbe il centrodestra, gli 11 assessori che rappresentano i partiti della coalizione sarebbero già usciti dal governo. Come si fa a diventare complici fino all’ultimo giorno di un presidente che è inadeguato? Non è così. Sono tranquillo perché credo che nessuno voglia rompere il centrodestra e riconsegnare la Sicilia alla sinistra». E rivolgendosi agli assessori della sua giunta presenti in sala, Musumeci ha detto: «Assessori state attenti a questò babbìò – ha aggiunto – perché questo ‘babbìò del ‘si candida o non si candida può indebolirci. E’ successo con Crocetta. E noi stiamo già lavorando allea preparazione delle liste».

Ma Gianfranco Micciché non è affatto d’accordo: «Quattro anni fa – dice Miccichè – la sua fuga in avanti fu accettata da un centrodestra che non fu facile rimettere insieme. Oggi insisto nel dire che il candidato sarà scelto dalla coalizione così come affermato anche dai leader nazionali. Allora il centrodestra veniva da un periodo difficile e quella mossa ci trovò impreparati, oggi il centrodestra è fortissimo e può serenamente lavorare per individuare il miglior candidato che potrebbe anche essere lo stesso Musumeci se non fosse che il suo modo di fare lo allontana sempre più dall’obiettivo» .

Musumeci replica a Micciché: “La partitocrazia un cancro”

E anche in questo caso  Musumeci , riferendosi alle affermazioni fatte qualche giorno fa dal presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, ha detto: «Un autorevole esponente della mia coalizione qualche giorno fa ha detto che io considero un cancro i partiti: io sono cresciuto in un partito. No, io non considero un cancro i partiti, ma la partitocrazia. Quando i partiti considerano di occupare lo spazio istituzionale, lì c’è un cancro. A governare ci pensano gli assessori, e i partiti quando vogliono facciano valere le loro visioni attraverso gli assessori. Questo presidente la giacca non se la fa tirare da nessuno, tranquilli. Lo sappiano gli altri, abbiamo messo alla porta mafiosi, gli affaristi, i lobbisti in questi quattro anni: non ci cercano più, perché sanno che li accompagnamo alla Procura».