Vitalizi, Micciché: “5 stelle fanno demagogia”, Cancelleri: “Odiosi privilegi”

Il taglio dei vitalizi accendono la polemica tra il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché e il vicepresidente Giancarlo Cancelleri. L’esponente grillino ha annunciato di volere presentare la stessa proposta del presidente della Camera, Roberto Fico, anche all’ARS. I 5 stelle puntano a una sforbiciata media del 50%, mettendo a rischio gli assegni di 317 ex deputati regionali.

“Questa non è una proposta, è una vendetta contro chi ha fatto politica – lamenta Micciché, intervistato dal quotidiano la Repubblica – e io non accetto vendette e demagogia dentro l’Assemblea. Il vitalizio è un diritto acquisito e comunque in molti casi giusto. Io senza il vitalizio non avrei potuto mantenere la mia famiglia dopo aver rinunciato al mio lavoro per fare politica. Lo vogliono tagliare? Bene, finita questa legislatura mi farò mantenere, insieme ai miei familiari, da Cancelleri. Non accetto azioni demagogiche – aggiunge Micciché -, non si può togliere un diritto acquisito a chi in passato ha fatto politica per una vendetta nei confronti di una classe dirigente, e poi a tutti ricordo che già dal 2011 i vitalizi non esistono più”.

Dal 2011 infatti chi è stato eletto all’Assemblea Regionale Siciliana non ha un vitalizio ma una normale pensione con sistema contributivo. Il vitalizio è per chi è stato eletto prima del 2011. “Se Cancelleri insiste con la demagogia, sappia che io sono pronto a superarlo – attacca il capogruppo di Forza Italia, Giuseppe Milazzo -. Ho pronto un ddl che prevede lo svolgimento del mandato parlamentare all’Ars senza alcun compenso. Gratis. Insomma, Cancelleri non prenderebbe un euro. La verità è che questa lotta ai vitalizi e alle giuste retribuzioni di chi serve lo Stato sta producendo la classe politica più scandente della storia d’Italia”.

Non si è fatta attendere la replica di Giancarlo Cancelleri. In un video su Fb il vicepresidente dell’Ars rilancia: “Stiamo preparando una proposta sul taglio dei vitalizi all’Ars analoga a quella della Camera. Ogni anno in Sicilia vengono spesi 17 milioni di euro per mantenere ex parlamentari, mentre i comuni cittadini per ottenere una pensione devono lavorare una vita. Micciché dice no al taglio dei vitalizi con una singolare posizione, sostiene ‘se mi togliete il vitalizio poi chi mi mantiene, Cancelleri?’ … Gianfranco ti aspettiamo. Dammi una mano a tagliare i vitalizi all’Ars e io e Elena non ti lasciamo per strada: aggiungiamo un posto a tavola anche per te, è una buona cuoca”.

“Ironia a parte – ha continuato Cancelleri -,  la verità di fondo è queste persone diventano la caricatura di loro stessi. Tagliare i vitalizi, come è stato detto, non è una vendetta politica. In Italia c’è una legge che si chiama Fornero, che impone a chi oggi ha quarantanni di andare in pensione a 70”. “I vitalizi, che sono privilegi rubati alla dignità dei cittadini – ha aggiunto -, sono una vendetta nei confronti del buonsenso. Quindi vi dico cominciate a farvi sentirei: non stiamo più a guardare, fatevi sentire di più, con manifestazioni di piazza, pacate e civili, email, lettere che devono chiedere ai rappresentanti del popolo di approvare questo nostro provvedimento che è un atto di equità sociale: tagliare i vitalizi, ricalcolarli, significa riportare i politici nella stessa condizione dei cittadini, significa fare una scelta di giustizia sociale”.

“Ci sono casi di persone – ha aggiunto – che pur non avendo messo mai piede all’Ars oggi percepiscono il vitalizio semplicemente perché dopo anni a legislatura finita hanno vinto un ricorso. E questo è un insulto ai cittadini e alla morale del Paese”. “Questa proposta già la prossima settimana la porteremo in consiglio di Presidenza, si opporranno in tutti i modi ma noi non arretreremo di un centimetro e se sarà necessario chiederemo ai cittadini di stringersi attorno alla nostra proposta e venire a manifestare con noi all’Ars”. “Siamo consapevoli – ha concluso – che il taglio dei vitalizi non risolve in un colpo solo tutti i problemi del Paese ma è un segnale. E’ il primo segnale del cambiamento da dare ai cittadini, che ridà dignità alla politica e alle Istituzioni. E per farlo servono i fatti, non dichiarazioni di intenti”.