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Ecco come le città metropolitane possono concorrere allo sviluppo

di Maurizio Carta*

Per concorrere ad una revisione, efficacia e sostenibilità del modello di sviluppo, l’Agenda Metropolitana della Sicilia dovrà soddisfare i seguenti requisiti:

  • puntare sulle 3 Città Metropolitane come propulsori per rafforzare la competitività della regione attraverso la loro funzione di gateways materiali e immateriali dell’armatura delle città medie e dei clusters urbani;

  • considerare le città del contesto metropolitano come “territori snodo” (secondo la definizione del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti) e “aree funzionali” con particolare attenzione alla alimentazione ai sistemi reticolari come riserve di creatività e generatrici di sviluppo sostenibile;

  • rafforzare la cooperazione e la co-decisione tra diversi livelli di governo entro una dimensione di maggiore “co-opetition” (cooperation for competition)

A partire da queste premesse la costruzione della strategia metropolitana si può declinare attraverso tre opzioni incrementali:

  • ridisegnare e modernizzare i servizi di rango metropolitano per i nuovi users;

  • sviluppare pratiche per l’inclusione sociale e per il ridisegno del nuovo welfare metropolitano, soprattutto in riferimento ai quartieri ex-periferici che in prospettiva saranno le nuove “aree cerniera” di raccordo dei nuovi territori metropolitani, i luoghi di localizzazione delle nuove centralità dei servizi metropolitani;

  • rafforzare la capacità delle città metropolitane di potenziare i segmenti più pregiati delle filiere produttive rafforzando il ruolo di “commutatore territoriale” dei flussi delle reti lunghe in risorse per lo sviluppo locale e regionale;

  • infine, ridefinire la governance in termini di “interdipendenze selettive” e non secondo un mero principio di aggregazione di interessi.

Le città metropolitane, quindi, diventano attori principali per la definizione della programmazione degli investimenti per il sistema integrato “infrastrutture-territorio” nella Programmazione 2014-20, agendo sulla combinazione di tre sistemi:

  • i contesti insediativi ad elevato valore aggiunto ai fini della coesione e della competitività del territorio, individuati dalle piattaforme territoriali strategiche entro cui sono inserite (cfr. Documenti del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti);

  • le reti relazionali strategiche, non solo quelle infrastrutturali ma anche di formate da interdipendenze funzionali e organizzative tra i territori urbani;

  • i poli di commutazione di rilevanza strategica per l’armatura spaziale e funzionale delle città metropolitane.

In tal modo le Città Metropolitane siciliane possono offrire alla Regione un contributo operativo capace di affrontare le seguenti questioni:

  • selezione delle strategie di intervento per restituire ai territori, alle identità e vocazioni locali quelle qualità di connettori e elementi di coesione che possono promuovere le logiche di clustering o di distrettualizzazione, alimentando costantemente i flussi che percorreranno i fasci infrastrutturali nazionali e transnazionali;

  • definizione degli elementi cardinali di una efficace territorializzazione strategica, cioè di una visione dello sviluppo che non considera il territorio come la superficie euclidea su cui proiettare le scelte socio-economiche, ma guarda al territorio come “produttore di progetti”, come selezionatore di istanze, come “voce” da ascoltare e “capitale” da trasformare in valore;

  • individuazione delle caratteristiche intrinseche e di contesto e dei dispositivi di azione, che dovrebbero assumere progetti capaci di dare concretezza di risultati alla visione proposta.

 

Indirizzi strategici per le Città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina

 

Pur nelle differenze territoriali, sia strutturali che tendenziali, delle tre Città Metropolitane, può essere in questa sede di riflessione ed approfondimento condotta una disamina degli indirizzi strategici comuni di programmazione del territorio finalizzata alla individuazione delle “propensioni di sviluppo” del contesto infrastrutturale, produttivo e socio-economico delle tre aree, le quali mirano a coinvolgere contemporaneamente le seguenti dimensioni territoriali:

  • lo sviluppo regionale e l’apertura internazionale con l’obiettivo di incidere sulla condizione di marginalità in cui versa il territorio attraverso il potenziamento dei nodi rivolti ad agganciarsi alle “reti lunghe” (ad es. Corridoio 1);

  • lo sviluppo e la coesione regionale, in particolare agendo sulle reti di ambito sub-regionale e sulle relazioni tra il cuore delle aree metropolitane e le loro appendici territoriali;

  • lo sviluppo urbano e locale con l’intento di migliorare la qualità della vita, attraverso il potenziamento dei servizi pubblici, creare le condizioni idonee per la valorizzazione delle potenzialità culturali, turistiche e attrattive dei centri urbani, ove necessario rafforzare la salvaguardia del paesaggio agrario in quanto aspetto essenziale del quadro paesaggistico complessivo, e dunque componente da valorizzare in un percorso efficace di sviluppo sostenibile del territorio.

Gli indirizzi strategici potranno essere articolati secondo le seguenti linee prioritarie di intervento che dovranno essere approfondite per ognuna delle città metropolitane, concorrendo alla loro delimitazione:

  1. potenziamento dell’accessibilità con l’obiettivo di rafforzare i nodi, le reti infrastrutturali e la componente logistica;

  2. intercettazione dei flussi merci e passeggeri, con l’obiettivo di razionalizzare i flussi di traffico merci (soprattutto per il cluster portuale di Palermo e Termini Imerese e per quello Messina-Milazzo);

  3. internazionalizzazione dei mercati, con l’obiettivo di rivitalizzare l’economia, rafforzando le centralità economico-produttive e dando impulso agli scambi commerciali attraverso politiche distrettuali;

  4. risoluzione dei problemi di accessibilità ai centri urbani e coesione interna del sistema territoriale, con l’obiettivo di potenziare la mobilità attraverso l’identificazione di nuove di direttrici di mobilità e con modalità di trasporto differenti;

  5. miglioramento della qualità della vita anche attraverso il potenziamento della mobilità urbana, favorendo il potenziamento di mezzi alternativi all’auto e rilanciando il trasporto pubblico locale con l’obiettivo di combattere i fenomeni di congestionamento urbano nelle aree urbane;

  6. riqualificazione delle aree urbane attraverso la valorizzazione dei poli di attrazione culturale, della vocazione dei luoghi, degli elementi storici e delle potenzialità del territorio soprattutto ai fini turistici;

  7. diversificare il sistema della portualità turistica in una ottica di specializzazione e complementarietà con l’ambito urbano, con l’obiettivo di riorganizzare la portualità e di migliorare la qualità paesaggisticadelle fasce costiere.

*Ordinario di Urbanistica
Facoltà di Architettura di Palermo
Dipartimento di Architettura

4 Comments

  1. Matteo Tusa

    Ammetto la mia ignoranza, ma non ne ho capito NULLA! Scusate!

  2. tony fede

    caro Maurizio aldilà del disciplinassimo spinto che da una visione troppo tecnica e fredda del tema delle aree metropolitane il problema in Sicilia è quello di definire una rivoluzione istituzionale che permetta, attraverso la legge sui liberi consorzi, di smantellare il sistema politico-amministrativo-mafioso che ha nelle mani il suo sviluppo. Occorre quindi rendere veramente libera la formazione dei consorzi che individuano una propria linea di sviluppo locale,. Questi dovranno essere accompagnati dentro una programmazione regionale, e qui l’università può fare e deve fare molto, e coordinati da quattro nuovi soggetti territoriali, le tre aree metropolitane ridisegnate più una nuova nell’area sud occidentale. Il tutto per avere una Regione più snella con funzioni di orientamento e controllo, e di contrattazione con lo stato e con la commissione europea, e il resto demandato ai territori dove le uniche elezioni sono quelle a livello comunale e con i sindaci e le rappresentanze della società che propongono i componenti dell’organismo superiore Sistema Territoriale X, che a loro volta eleggono il presidente.
    In questo scenario tutti i dipendenti pubblici verrebbero redistribuiti tra Agenzie di sviluppo dei consorzi e dei Sistemi Territoriali che saranno enti pubblico- privati alla cui formazione parteciperanno imprese, associazioni e tutti i soggetti interessati allo sviluppo locale.
    La politica regionale deve avere sempre meno peso nella gestione dei territori che deve passare per il principio della sussidiarietà in ambito locale con l’ottica di ridurre sempre più le commistioni che hanno ridotto la Sicilia un terreno di conquista e di rapina.
    Scusami Maurizio ma occorre andare alla guerra con le armi giuste sennò rischiamo di fare il gioco di quel sistema che vorremmo combattere……
    Grazie per l’attenzione e sono sempre disponibile a scambiare opinioni….

  3. tony fede

    DISCIPLINARISMO

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