Amat: centinaia di incarichi esterni in un’azienda indebitata. Dall’analisi del rapporto semestrale 2015 dell’Amat emerge una situazione economico-finanziaria preoccupante. Infatti si registrano perdite strutturali annuali pari a 7,2 milioni di euro (nel 2014 si registrata un utile di 76 mila euro) e un indebitamento di circa 50 milioni di euro per debiti contratti perlopiù con i fornitori e con il Fisco. In relazione all’esposizione debitoria, l’azienda – senza alcuna autorizzazione da parte del Consiglio che ad oggi non ha ricevuto nessuna proposta relativa al piano industriale, al budget e al bilancio – ha attivato un’operazione di finanziamento (factoring) cedendo 8,5 milioni di euro di crediti in cambio di una liquidità immediata, ma dietro pagamento di onerosi interessi per i quali si chiederà tutta la documentazione del caso con l’obiettivo di verificare eventuali danni all’erario. Al riguardo, già nel 2014, gli interessi passivi derivanti da mutui e finanziamenti ammontavano a oltre 1 milione di euro.Nonostante l’indebitamento e le perdite l’Amat, che annualmente paga stipendi al personale per circa 67 milioni di euro su una produzione media di 95 milioni (dati dal 31/12/2014), tuttavia – disattendendo un preciso atto di indirizzo del Consiglio che vieta l’affidamento di incarichi professionali esterni – tra il 2014 e il 2015 ha affidato un centinaio di incarichi, a mio avviso in modo irregolare, in quanto sembrerebbero sprovvisti di copertura finanziaria. In particolare si legge nel sito (che tra l’altro pubblica solo alcuni estratti) che l’onorario sarà successivamente determinato, con ciò violando le norme di contabilità pubblica che impongono la preventiva copertura e quindi la conoscenza del costo dell’incarico. Nel bilancio 2014 si parla di circa 200 mila euro annui.
Su questo presenterò un’interrogazione anche alla luce del fatto che l’Amat ha uffici interni ai quali rivolgersi (che comprendono 9 direttori con un costo medio di circa un milione di euro l’anno, 31 quadri e 166 amministrativi). Singolare appare poi la vicenda dei rapporti tra il Comune e l’azienda partecipata, che da tempo hanno instaurato un reciproco contenzioso su Tarsu (2004 e 2009) e Tosap (2006 e 2009) per importi annuali per la Tarsu di 1,4 milioni e per la Tosap di 30 milioni di euro. Su entrambe le tasse sembrerebbe, secondo quanto statuito da giudici tributari, che nulla sarebbe dovuto al Comune, per cui ne risulta viziata anche la programmazione del bilancio comunale. Un’ultima annotazione negativa riguarda il decremento dei ricavi, pari a circa 1 milione di euro (circa il 5,4%), derivanti dalle vendite dei biglietti e dagli abbonamenti. Fattore che mal si concilia con una sana politica di incentivazione dell’uso del mezzo pubblico che, evidentemente, sotto questo profilo è stata inadeguata. Del resto che ci sia un’inadeguatezza si desume dal fatto che gli investimenti rappresentano una percentuale davvero irrisoria rispetto all’intero budget societario. Infine appare inaccettabile il pagamento di fitti e noleggi per circa 350 mila euro annuali.
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