Al Sud dispersione da record, in Sicilia e Sardegna lasciano i banchi il doppio degli alunni europei
Il gap inizia con la prima infanzia: solo il 2,5% dei bambini fino a 3 anni fruisce di un nido in Calabria, mentre in Emilia Romagna sono il 26,5% e in Europa uno su tre.
Contemporaneamente cala lāinvestimento dei Comuni meridionali per lāistruzione, diminuisce il numero di docenti e di strutture scolastiche. Il disinvestimento colpisce anche gli alunni disabili. E gli ultimi dati Ocse sono impietosi.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): in Italia chi nasce oggi nel Mezzogiorno, soprattutto da famiglie indigenti e in zone deprivate a livello socio-culturale, ha alte possibilitĆ di non poter fruire di servizi scolastici adeguati. Se non si inverte la tendenza, stiamo condannando una parte della nostra Penisola allāeutanasia.
Il livello dāistruzione degli alunni del Mezzogiorno si allontana sempre più dallāEuropa e dal resto dellāItalia: la dispersione scolastica rimane del 24,8% in Sicilia e Sardegna, del 21,8% in Campania, del 19,7% in Puglia. La media nazionale di alunni che lasciano banchi e libri prima dei 16 anni ĆØ invece del 17,6% di alunni, quella dellāUE del 12,7% e le indicazioni che arrivano da Bruxelles sono di arrivare al 10% entro il 2020. Il dislivello ĆØ evidente anche in altri contesti scolastici, ad iniziare da quelli della prima infanzia: solo il 2,5% dei bambini fino a 3 anni fruisce di un nido in Calabria, mentre in Emilia Romagna sono il 26,5% e in Europa uno su tre.
I dati, forniti in queste ore da āSave the Childrenā e dalla Fondazione āCon il Sudā, confermano le preoccupazioni che lāAnief esprime da tempo: in Italia chi nasce oggi al Sud e nelle Isole, soprattutto da famiglie indigenti e in zone deprivate a livello socio-culturale, ha alte possibilitĆ di non poter fruire di servizi scolastici adeguati. Vale più di tante parole quanto accaduto qualche giorno fa nel napoletano, dove i carabinieri della compagnia Napoli-Vomero e della stazione di Marianella hanno denunciato 82 genitori per inosservanza degli obblighi d’istruzione. Nella maggior parte delle situazioni rilevate, le forze dellāordine hanno riscontrato condizioni di disagio familiare e tanta rassegnazione: āche li mandiamo a fare a scuola visto che non cāĆØ lavoro?ā, hanno risposto diverse famiglie.
Anche il Censis ha lanciato lāallarme: se nel 2012 in tutta Italia i ragazzi tra i 18 e i 24 anni che hanno conseguito al massimo la licenza media sono stati pari al 17,6%, nelle regioni meridionali la percentuale ĆØ stata del 21,1%. Con Sicilia e Sardegna che hanno raggiunto livelli record, visto che gli under 24 che non hanno conseguito nemmeno una qualifica professionale sono addirittura il 25%.
E pure per chi rimane sui banchi del Sud la strada si pone in salita: le indagini Ocse-Pisa evidenziano un grave ritardo nelle competenze di base possedute dai 15enni italiani dei nostri ragazzi meridionali. In Italia il 21% dei 15enni ha competenze solo minime nella lettura (ma al Sud il dato sale al 25,2% e nelle isole ĆØ pari al 30,2%), il 25% in matematica (il 31% al Sud e il 35,9% nelle isole) e il 20,6% in scienze (il 26,6% al Sud e il 31,5% nelle isole).
Lāultima indagine dellāOcse ci dice, in particolare, che mentre gli studenti di Trento, Friuli Venezia Giulia e Veneto sono tra i più bravi al mondo in matematica (tra le prime 14 aree territoriali a livello mondiale, praticamente ai livelli di Svizzera, Olanda e Finlandia), i 15enni siciliani occupano un posto basso molto più basso nelle ”performance con i numeri”, collocandosi tra Turchia e Romania (quasi al centesimo posto). Pure nei campi delle scienze e della lettura le eccellenze nazionali sono concentrate al nord est, con le prestazioni più scarse che si registrano anche stavolta al sud. Nella lettura, in particolare, la Sicilia occupa una posizione davvero bassa, collocandosi addirittura dopo la Repubblica Slovacca.
Questi dati, del resto, sono figli del sempre minore investimento per lāIstruzione dei giovani del Mezzogiorno. Si va dal decremento della spesa che nel quinquennio 2007-2012 le amministrazioni comunali del Sud hanno riservato all’istruzione (-13%), mentre per gli stessi capitoli di spesa i Comuni delle Regioni centrali e del Nord hanno rispettivamente incrementato la spesa del 4% e dellā8%, alla riduzione di insegnanti che operano nelle stesse aree del Paese: per il prossimo anno scolastico, infatti, il Miur ha previsto la cancellazione di 14 cattedre in Abruzzo, 58 in Basilicata, 183 in Calabria, 387 in Campania, 33 in Molise, 340 in Puglia, 27 in Sardegna. Tranne lāUmbria, dove vi sarĆ un decremento di appena 11 posti, tutte le altre regioni del Centro-Nord avranno un numero maggiore di docenti.
La riduzione non risparmia lāarea dellāhandicap: negli ultimi anni il numero di docenti di sostegno che operano nel Meridione si ĆØ ridotto sensibilmente, con la sparizione di oltre 4mila posti di cui 2.275 solo in Sicilia e 900 in Campania. Inoltre, il Mezzogiorno presenta la percentuale più bassa di scuole con scale e servizi igienici a norma.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, āĆØ giunta lāora di invertire il gap di investimenti che lo Stato riserva alle regioni: il Sud ha bisogno innanzitutto di organici di personale maggiorati, soprattutto nelle aree più a rischio dispersione. Ma anche di investimenti a livello strutturale: ĆØ esemplare quanto ĆØ accaduto in Sicilia nel 2012, dove la mancanza di risorse e di mense scolastiche ha fatto sƬ che il tempo pieno nella scuola primaria ĆØ stato attivato solo per il 3% degli alunni. Mentre in Lombardia era presente nel 90% delle scuole primarie. Se non si inverte questa tendenza con un serio piano di sviluppo economico, di implementazione di idee e risorse, il meridione ā conclude Pacifico – ĆØ condannato allāeutanasiaā.