Di sicuro il coraggio non gli manca. Il cinque marzo scorso, all’assemblea della Popolare di Vicenza, Paolo Angius si è presentato come se nulla fosse all’appuntamento con migliaia di azionisti inferociti. Quel giorno, tra gli amministratori uscenti della disastrata banca veneta, Angius è stato l’unico a metterci la faccia. Proprio lui, consigliere fidatissimo di Gianni Zonin, l’ex presidente della Popolare costretto poche settimane prima alle dimissioni tra fischi, insulti e indagini della magistratura.
Una foto pubblicata dal Corriere della Sera, edizione di Verona, ritrae il grande amico di Zonin nella prima fila della platea, seduto accanto a Luca Zaia, il governatore leghista del Veneto. Forse l’avvocato di origini sarde, 45 anni, contava sul fatto che pochi tra i soci fossero in grado di riconoscerlo. Angius, in effetti, non è il tipo che ama apparire. Non ne ha bisogno. In vent’anni di carriera, sempre lontano dai riflettori, si è costruito una rete di relazioni eccellenti. E anche a Roma è riuscito a farsi conoscere nei palazzi che contano.
L’ex ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, aveva trovato casa in un appartamento in pieno centro, a due passi da piazza di Spagna, che era nella disponibilità di Angius. Tutto finito, ormai. E il motivo sta scritto nelle cronache del mese scorso. Alcune telefonate incaute al suo compagno sotto inchiesta penale hanno messo fine anzitempo all’esperienza di governo della ministra Guidi, che forse ora non ha più bisogno di un pied-à-terre nella capitale. Poco male. L’avvocato della Popolare aveva già preso il volo. E da un pezzo. È lui, per dire, il signor Nessuno che ha gestito molti degli affari riservati di Zonin, dal Veneto fino in Sicilia. E anche a New York. Nel 2011, come si legge nei documenti ufficiali, Angius era iscritto a libro soci come unico azionista della “Ma&Gia Osteria Italiana srl”, proprietaria del 50 per cento di un wine bar nel cuore di Manhattan. Solo nel giugno del 2013 i titoli sono passati allaCasa Vinicola Zonin per la cifra simbolica di 10 mila euro. «Mi sono occupato di alcuni aspetti tecnici dell’operazione, in particolare dei rapporti con la Food & Drug administration statunitense»», ha tagliato corto l’avvocato contattato da “l’Espresso”. Di sicuro il suo legame con Zonin si è fatto via via più stretto grazie soprattutto ai comuni interessi siciliani.
A Palermo infatti, ai bei tempi, il banchiere ora in disgrazia era tenuto in gran considerazione dai politici locali, a cominciare, una decina di anni fa, dal presidente Salvatore Cuffaro e poi dal suo successore Raffaele Lombardo. Non per niente Banca Nuova, controllata dalla Popolare di Vicenza, era diventata il terminale più importante della burocrazia regionale, come centro di tesoreria e pagamenti vari. Nel 2012 Angius è stato nominato vicepresidente dell’istituto con sede a Palermo, ma il suo ruolo effettivo andava molto al di là della carica formale. Il rapporto diretto con Zonin ne ha fatto il vero dominus dell’istituto siciliano dopo che, proprio nel 2012, aveva fatto le valigie l’amministratore delegato Francesco Maiolini.
Non è solo questione di banche. Anche nell’isola il signor Nessuno si trova al centro di una ragnatela di relazioni eccellenti. Lo troviamo per esempio sulla poltrona di vicepresidente di Gestair, la società che gestisce l’aeroporto di Trapani. È un’azienda a controllo pubblico, visto che la regione Sicilia ne possiede quasi il 60 per cento del capitale sociale. Un pacchetto azionario del 30 per cento circa fa però capo a una pattuglia di investitori privati riuniti sotto le insegne di una holding, la “Infrastrutture Sicilia”. Chi c’è dietro? La risposta è piuttosto articolata, ma aiuta a comprendere la rete di potere, e di poteri, che ha scelto Angius come proprio rappresentante. Si comincia con il miliardario argentino Eduardo Eurnekian, uno degli uomini più ricchi del suo Paese che ha fatto degli aeroporti un business multinazionale: ne controlla una cinquantina in Sudamerica. Anche a Trapani, l’azionista pubblico gli ha affidato la gestione dello scalo.
Il magnate argentino, 82 anni, origini armene, ha ormai messo radici in Sicilia dove ha fatto squadra con altri investitori come il gruppo bergamasco Radici e la Compagnia immobiliare azionaria, che fa capo all’editore Paolo Panerai (Class, Milano Finanza e altre testate). I due alleati di Eurnekian controllano quote di minoranza nella catena di holding che porta fino alla Infrastrutture Sicilia spa, proprietaria del 32 per cento del capitale dell’aeroporto di Trapani.
A questo punto va segnalato un fatto. Tra i soci della Compagnia immobiliare azionaria, che è quotata in Borsa, troviamo anche, via Lussemburgo, una società irlandese della Popolare di Vicenza. Angius è stato chiamato tra gli amministratori della Airgest di Trapani sin dal 2006. Da quelle parti non gli mancano certo le amicizie influenti. Il vicepresidente di Banca Nuova è molto legato, per esempio, alla famiglia D’Alì Staiti. Una famiglia, tra l’altro, di banchieri, fondatori di quella Banca Sicula che 25 anni fa passò sotto il controllo della Comit.
Antonio D’Alì da oltre vent’anni siede in Parlamento come senatore del partito di Berlusconi e due anni fa è uscito senza danni (in parte assolto, in parte prescritto) dal processo di primo grado (l’appello è in corso) per concorso esterno in associazione mafiosa. A ben guardare si scopre che l’avvocato di Zonin fino a poche settimane fa figurava anche tra gli amministratori della Marina dei Fenici spa, che aveva in programma la costruzione del porto turistico di Trapani. A febbraio la società è arrivata al capolinea con Giacomo D’Alì Staiti come liquidatore, ma tra gli azionisti, con una quota del 15 per cento, compare ancora adesso la Popolare di Vicenza. Nel frattempo però, l’attivissimo Angius è riuscito a farsi apprezzare anche da Eurnekian.
Nel 2014 l’investitore argentino è sbarcato a Pisa con l’obiettivo di prendere il controllo del locale aeroporto, e l’avvocato nato a Cagliari, ma ormai siciliano di adozione, è diventato presidente della Sat (Società aeroporti toscani) che gestisce lo scalo pisano. Quello però era solo il primo passo di un piano ben più ambizioso. Gli scalatori puntavano a prendere il controllo anche dello scalo di Firenze, controllato da una pattuglia di enti locali: (Regione, Provincia, Camera di Commercio) insieme a F2I, il fondo finanziato da banche, fondazioni e Cassa depositi e prestiti. F2I si è fatto da parte per primo vendendo agli argentini la propria quota del 34 per cento.
Trovare un accordo tra pisani e fiorentini si è rivelato invece ben più difficile, in omaggio agli eterni campanilismi che dividono le due città. La fusione aveva uno sponsor del calibro di Matteo Renzi, l’ex sindaco di Firenze che all’epoca, nel 2014, era da poco approdato alla presidenza del Consiglio. A gestire il dossier degli aeroporti era Marco Carrai, l’amico del premier al centro di molti affari in Toscana e altrove.
Alla fine l’operazione è andata in porto. Il gruppo Eurnekian ha lanciato un’Opa in Borsa e dal giugno 2015 i due scali fanno capo a un’unica holding. «Ho cercato di mediare tra le parti», racconta Angius, che infatti ora viene accreditato di ottimi rapporti anche con Carrai, nel frattempo nominato presidente della neonata Toscana Aeroporti.
Sembra invece destinata a chiudersi in fretta la sfortunata, a dir poco, esperienza dell’avvocato di Zonin nella Popolare di Vicenza. Il consiglio di amministrazione della banca veneta, composto ancora in buona parte da rappresentanti della vecchia gestione, tra cui lo stesso Angius, dovrebbe presto uscire di scena per far posto alla squadra nominata dal nuovo azionista. E cioè il Fondo Atlante, creato e finanziato dal sistema bancario nazionale per evitare il crack dell’istituto vicentino. Sugli amministratori uscenti della Popolare incombono le indagini della magistratura, ancora in una fase preliminare, e anche le eventuali sanzioni che saranno decise dalla vigilanza di Bankitalia e dalla Consob.
«Nei mesi scorsi ho dato il mio contributo per fare chiarezza in banca», prova a difendersi Angius. Il quale è già pronto a ripartire con un nuovo incarico. Questa volta come amministratore della Zucchi, vecchia gloria dell’industria tessile nazionale da tempo in grave difficoltà. Gianluigi Buffon, il portiere della Juventus e della Nazionale, aveva rastrellato in Borsa il pacchetto di controllo della società. Poi però anche lui ha gettato la spugna. Quando il crack sembrava ormai sicuro, nei mesi scorsi si è fatto avanti il fondo francese Astrance capital, che alla prossima assemblea dei soci, in calendario per il 26 maggio, è pronto a nominare i propri rappresentanti nel consiglio Zucchi. E tra questi c’è anche Angius, l’amico di Zonin.
Vittorio Malagutti – L’Espresso
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