Siamo pupi di “zuccaro”, pupi di zucchero. E’ uno dei dolci tipici della Sicilia, quello della festa dei morti. Bambolotti modellati con la pasta di zucchero, per fare contenti i bambini, che glieli hanno portati i morti la notte, quei bambolotti lì.
Siamo pupi di “zuccaro”. Modellati anche noi, pieni di giudizi, anzi, di pregiudizi, alla bisogna. Qualche mese fa eravamo tutti esperti di politica americana, poi siamo diventati tutti esperti in fine vita e biotestamento, infine esperti costituzionalisti, o esperti conoscitori della politica francese, sempre con idee molto convinte e radicate, eh.
A proposito di elezioni francesi, giusto per dirne una: hanno fatto una simulazione, con il sistema di voto americano, in Francia, avrebbe vinto Le Pen. E quindi tutti coloro che hanno invaso social e stampa al grido “abbiamo fermato il populismo” hanno sprecato fiato. E’ stato solo un algoritmo , che ha portato Macron al ballottaggio (e a vincere, probabilmente, le elezioni). Così come negli Usa Trump ha vinto con meno voti di Clinton, e anche lì: si fosse votato con un altro sistema…. Tutto questo per dire che la verità è sempre complessa, contorta, ci sono tante cose che ci sfuggono. Ma noi non abbiamo più la curiosità di cercarle, quelle cose lì.
Mi diceva un’insegnante, qualche giorno fa, che ha scuola ha un grande problema. I ragazzi non parlano più. Come, non parlano più? Fanno sempre un casino… No, mi diceva, non parlano più nel senso che una volta ti chiedevano, ti fermavano, volevano capire: prof, parliamo di quello che è successo ieri? Ha letto dell’attentato, o del terremoto, o del governo che è caduto, ci spieghi prof. Era anche una scusa, ogni tanto, per non fare lezione, certo. I ragazzi le provano tutte. Ma era una richiesta di aiuto. Il giovane chiede all’anziano di spiegargli come va il mondo, di aiutarlo a farsi un’idea. E’ vero. A scuola noi facevamo le barricate, meno latino più attualità era il nostro slogan, e parlavamo con gli insegnanti di Berlusconi, il primissimo Berlusconi del ’94, e delle stragi di mafia, e degli arresti eccellenti. E oggi? Oggi i ragazzi non chiedono più nulla ai loro insegnanti. Forse non chiedono più nulla neanche ai loro genitori. Ciò che non sanno lo cercano su Google. Si fermano così ai primi due, tre risultati, come tutti. E si fanno un’idea. Basata su due – tre slogan, sulle tendenze del momento. Ma tanto gli basta. Sono pupi di zuccaro anche loro, i nostri ragazzi.
Siamo pupi di zuccaro. E Zuccaro si chiama anche quel Procuratore di Catania che qualche giorno fa ha detto che lui sa, ma non ha le prove, che le Ong aiutano i trafficanti, al largo del Mediterraneo. Sa, ma non ha le prove. E non è Pasolini a dirlo, Dio mio, è un Procuratore della Repubblica, uno che dovrebbe pensare soltanto alle prove, e a portarle in giudizio, eventualmente, mica nei talk show del mattino. Ma tanto è bastato per aprire il fronte. Il sospetto è diventato certezza, per alcuni politici, la certezza è diventata poi certezza assoluta. E sul web è tutto un rincorrersi di insulti contro le Ong, “taxi del mare”, di sospetti, servizi segreti chiamati in causa, solito complottismo.
E pazienza se fonti ufficiali hanno smentito quel Procuratore, e se anche lui ieri, ha rivisto il tiro, ha generalizzato ha chiamato, giustamente, la politica alla sua responsabilità: non ci sono rapporti dei servizi segreti, non c’è nulla, non c’è nessuna inchiesta su presunti accordi tra organizzazioni non governative e boss che gestiscono il traffico di uomini nel Mediterraneo. Tant’è che Zuccaro per aggiustare un po’ le cose, dice cose del tipo “ho una tesi, fatemi indagare”. O, ancora peggio: “L’ho letto su internet”. Che mi ricorda quella cosa che facciamo noi tutti quando stiamo male: mica andiamo più dal dottore, cerchiamo sui forum on line. Così si curano i pupi di zuccaro.
Il Procuratore Zuccaro è persona seria, e la sensazione è che lui avrebbe voluto dire qualcosa di più articolato e complesso del messaggio che ne è venuto fuori. Ma non ha fatto i conti con i pupi, proprio lui, Zuccaro. E così ormai la diga si è rotta. Tracima. Siamo tutti esperti di organizzazioni non governative, relazioni internazionali, flussi migratori, soccorsi in mare.
Siamo pupi di zuccaro, adesso modellati all’odio. Pupi tristi e solitari. Qua non voglio dire che Zuccaro e chi la pensa come lui ha torto. Non ci sono santi in giro, nel no – profit, come nelle Ong, nelle organizzazioni ambientaliste gira del marcio, lo so. Voglio dire un’altra cosa, che mi fa più paura: ovvero che le parole di un Procuratore, da prendere con le pinze, sono diventate occasione per sparare giudizi a raffica, per attaccare tutto, pure l’Onu.
Guardate che non siamo più uomini, adesso, davvero siamo pupi, pupi e basta. Lo dico perché avverto che qualcosa è successo. Perché il razzismo è una costruzione intellettuale, e c’è, profondo, nella nostra società, nasce da lontano, esiste. Ed è un conto. Qui si sta passando ad altro. Si è come sovvertita l’agenda. Infatti, tema del quale stiamo discutendo, noi, pupi di zuccaro senza umanità, non è se l’africano sia meglio dell’italiano, o il “prima gli italiani”, o tutta quella paccottiglia là. Abbiamo fatto un balzo. Abbiamo spostato l’asse: stiamo discutendo non sull’accoglienza, sulla tolleranza, sul diverso. Ma su qualcosa che sta prima: se sia opportuno o no, salvare vite umane in mare. Stiamo discutendo di questo. Chiunque, anche il più razzista tra noi, se vede una vita in pericolo ha uno slancio per aiutare. Perché siamo prima di tutto uomini, per la legge morale che è in noi (e si, caro Kant, anche per quel cielo stellato che sopra di noi a tutto questo assiste). Ma adesso, pupi di zuccaro, senza cuore né occhi per alzare lo sguardo al cielo, mettiamo in discussione la nostra stessa umanità, che sta ancora prima di accogliere l’altro, sta nel salvarlo.
Siamo pupi di Zuccaro. E certi come siamo su tutto, ci stiamo dimenticando di una cosa: esiste davvero un problema di speculazione sui migranti, un business triste e strisciante. Ma non sta in mare. E Zuccaro lo dovrebbe sapere, perché lo sappiamo anche noi, poveri giornalisti di provincia, ne abbiamo scritto a profusione. Sta a valle. E’ il business di tutti coloro che sfruttano l’accoglienza per arricchirsi. Accade in provincia di Trapani come altrove. Ci sono commistioni tra personaggi in odor di mafia, politici, re delle cooperative, imprenditori rapaci. Sono gli stessi che magari prima facevano affari con i rifiuti, e prima ancora con l’assistenza ai disabili. Di questo dovremmo parlare, di questo dovremmo occuparci. E’ un crimine tutto italiano, fatto da italiani, sulla pelle degli stranieri che adesso non vogliamo più salvare.
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