Last updated on 10 giugno 2023
Sembra il Far West e in fondo un po’ lo è. A Palermo, lungo Via Ruggero Settimo e poi lungo Via Maqueda, i lucciconi natalizi non riescono a nascondere la violenza che ha le sembianze di giovani anzi di giovanissimi pronti am menar le mani con i loro coetanei: individuano la vittima, la seguono, la provocano, l’aggrediscono.
Se ne vanno a spasso come se nulla fosse pronti ad aggredire per futili motivi chiunque: basta un passo falso, uno sguardo di troppo, un sorriso o una risata e te li ritrovi davanti a minacciare, alzare le mani. Cercano pretesti per dar fastidio alle persone e li trovano. Agiscono indisturbati e l’assenza di controlli, di forze dell’ordine, di vigili urbani o carabinieri li aiuta a fare quello che continuano a fare indisturbati. Così la città dell’accoglienza si sta trasformando nella città del disamore e della paura. Più volte solo l’intervento provvidenziale di qualche adulto coraggioso ha evitato il peggio.
E’ una violenza sommersa perché spesso i ragazzini, vittime di questi gradassi e arroganti facinorosi, non denunciano. Si va avanti così e nella paura: c’è chi, ormai, ha rinunciato a uscire. Lo diciamo per segnalarlo, per far capire a chi deve capirlo quanto sia importante la vitalità del centro cittadino, quanto rilevante sia continuare a mantenere alta l’attenzione su questo pezzo di città. Non è riuscito a uccidere la nostra libertà il Covid, ci stanno provando i violenti e rischiano di riuscirci nell’indifferenza generale. Servono pattuglie, in particolare in Via Ruggero Settimo e chissà perché nell’area adiacente a Via Magliocco, dove più volte sono stati aggrediti dei ragazzi.
Lo diciamo al sindaco Roberto Lagalla: serve una vigilanza costante, una presenza delle forze dell’ordine che sia da deterrente prima che il centro cittadino si trasformi in un luogo di pena e sventura. Qualcuno, forse, vuole classificarli con innocui episodi di litigi senza importanza e invece siamo convinti che sia un centellinare di violenza che prima o poi rischia di esplodere in qualcosa di grave.
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