Manca meno di un anno alla scadenza del Pnrr e la Sicilia è ancora molto lontana dagli obiettivi di spesa. Secondo i dati aggiornati al 30 giugno 2025, sull’Isola sono stati utilizzati appena 4,69 miliardi di euro su una dotazione complessiva di oltre 15,7 miliardi: meno di un terzo delle risorse disponibili. A denunciarlo è la Cgil Sicilia, che parla di “assenza di progressi significativi nell’avanzamento delle opere previste” e di un mancato rispetto degli obiettivi occupazionali legati a giovani e donne.
Una cabina di regia mai decollata
“La cabina di regia regionale per il monitoraggio e l’indirizzo politico delle risorse – affermano Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia, e Francesco Lucchesi, componente della segreteria – si è riunita solo all’atto della costituzione. In pratica non ha funzionato e il risultato è questo”. Secondo i sindacalisti, il Pnrr ha già perso gran parte del suo impianto originario, che puntava a una grande infrastrutturazione sociale, ambientale e digitale per ridurre i divari territoriali e di genere.
Un’occasione che rischia di sfumare
Il timore, avverte la Cgil, è che la Sicilia tra un anno si ritrovi senza aver beneficiato davvero delle risorse straordinarie del Piano, registrando anche un possibile arresto della crescita del Pil che negli ultimi due anni è stata sostenuta da “circostanze momentanee, dagli effetti non duraturi”.
A pesare è soprattutto il rallentamento dei pagamenti: sull’Isola la percentuale si ferma al 29%, un dato che colloca la regione agli ultimi posti in Italia. La Campania, ad esempio, ha raggiunto il 30,5% su una cifra ben più consistente (19,8 miliardi). I numeri diventano ancora più impietosi se confrontati con il Centro-Nord: la Lombardia è al 46,6%, il Piemonte al 45,4%, il Lazio al 36,7%.
Il rischio dirottamento fondi
“Il governo regionale avrebbe dovuto vigilare sulla messa a terra delle risorse coordinando le attività dei vari centri attuatori – denunciano Mannino e Lucchesi – e invece non ha prodotto alcun atto significativo per raggiungere gli obiettivi del Pnrr”. Secondo la Cgil, la conseguenza più grave potrebbe essere il dirottamento delle somme non spese su capitoli come la Difesa, che non ha vincoli di scadenze: “Sarebbe una beffa clamorosa per la Sicilia”.
In più, l’aumento di 300 milioni di euro recentemente assegnato all’Isola è stato destinato quasi esclusivamente a coprire i costi di progetti già avviati, senza quindi generare nuova progettualità. Un ulteriore segnale di quanto la Sicilia rischi di rimanere fanalino di coda nel più importante piano di rilancio economico del Paese.
