Il 9 settembre l’Ars riapre i battenti, ma il centrosinistra siciliano sembra vivere in un universo parallelo. Altro che aula: i 5 Stelle propongono un ritiro in monastero, due giorni di confronto tra vino rosso e tavole rotonde, per discutere di programmi, liste e candidati presidente. L’idea è di Nuccio Di Paola, ex candidato governatore: «È tempo di fare sostanza». Ma il rischio, dicono i più scettici, è che la sostanza resti solo il pranzo conviviale.
Pd, il malato cronico
Nel frattempo, il Pd non riesce neppure a guardarsi allo specchio. Dopo l’elezione contestata di Anthony Barbagallo a segretario, mezza pattuglia parlamentare ha fatto ricorso. Il capogruppo Michele Catanzaro prova a non chiudere la porta ma suona come una sentenza: «Il confronto aiuta, ma qual è l’obiettivo?». Tradotto: prima di sedersi con gli alleati, i dem devono evitare di azzuffarsi tra loro.
Veti, veleni e velleità
E mentre i 5 Stelle parlano di sintesi politica, dalle altre sigle piovono veti. Ismaele La Vardera (Controcorrente) annuncia che non ci sta se il centrosinistra accoglierà gli autonomisti di Raffaele Lombardo: «Se entrano loro, io esco». Pierpaolo Montalto (Avs) rincara: «L’unità è un dovere, ma senza gli amici di Schifani: che si chiamino Lombardo o Cateno De Luca».
Altro che campo largo: qui il rischio è il campo minato.
Primarie? Un tabù
Nessuno pronuncia la parola primarie senza subito aggiungere un “ma”. Di Paola le liquida: «Dove il centrosinistra ha vinto, non sono servite». Gli altri sorridono amaro: senza regole chiare, la sintesi rischia di essere la solita spartizione di sigle.
L’orizzonte reale: la quarta finanziaria
Mentre le opposizioni discutono di abbazie, Schifani prepara la quarta finanziaria dell’anno. Un record che fotografa l’emergenza cronica della Regione. La Vardera avverte: «Porteranno le solite mancette, spero che non si ripetano gli errori del passato». Catanzaro rincara: «La maggioranza governa sull’onda delle emergenze, non della programmazione».
Il punto
L’impressione, sempre più nitida, è che le opposizioni siciliane rischino di bruciarsi da sole. I 5 Stelle provano a dettare l’agenda, il Pd non riesce a uscire dal suo psicodramma, gli altri movimenti si dividono tra veti e diffidenze.
Altro che monastero: per mettere insieme questa coalizione non basterebbe un ritiro spirituale, servirebbe un esorcismo politico.
