Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha nominato Antonino De Lisi, avvocato noto per il suo impegno nel diritto civile e penale (tra i suoi casi, quello delle vittime della strage di Ustica), a nuovo Garante regionale dei diritti dei detenuti. Una scelta che segue le dimissioni per motivi personali di Santi Consolo. Schifani ha voluto sottolineare “l’esperienza e la sensibilità verso il mondo carcerario” di De Lisi, auspicando che la sua nomina rafforzi la tutela della dignità nelle carceri siciliane.
Lo scenario carcerario siciliano: dati che preoccupano
In Sicilia, il numero dei detenuti supera di circa il 4% la capienza regolamentare: 6.497 uomini e 252 donne all’interno di strutture già sature, con un affollamento pari al 104 %. A livello nazionale, le carceri italiane registrano un sovraffollamento reale del 133 %. Al 30 aprile 2025, erano presenti 62.445 detenuti rispetto a una capienza regolamentare di 51.280 posti, con oltre 4.000 posti inagibili. Ben 58 istituti su 189 superano il tasso di affollamento del 150 %. In 30 delle 95 carceri visitate, lo spazio disponibile scende sotto i 3 m² per detenuto; spesso mancano acqua calda e riscaldamento.
L’emergenza suicidi: un dramma dilagante
Il 2024 ha registrato 91 suicidi tra i detenuti, il numero più alto mai registrato. Nel 2025 la situazione non accenna a migliorare: solo nei primi mesi dell’anno i suicidi hanno già toccato quota 33. A metà agosto erano saliti a 55, con 100 decessi complessivi nella prima metà dell’anno, di cui 27 per suicidio. In Italia, più della metà delle morti in carcere (circa il 55 %) è attribuibile a suicidi. La Sicilia non fa eccezione: a Barcellona Pozzo di Gotto si è registrato il terzo suicidio in sei mesi.
Sovraffollamento e suicidi: un legame inquietante
Secondo i dati del Garante nazionale dei detenuti, la maggior parte dei suicidi (51 su 54 nel 2024) si è verificata in istituti con livelli di affollamento superiori al 100 %. Il sovraffollamento emerge dunque come un fattore aggravante, strettamente correlato all’emergenza suicidi, al disagio psicologico e alla perdita di umanità della pena.
Il ruolo (chiave) del nuovo Garante
In un contesto che unisce emergenze strutturali e drammatiche ricadute individuali, l’incarico di Antonino De Lisi non può limitarsi a un ruolo simbolico. Dovrà trasformarsi in uno strumento concreto di pressione istituzionale e politica. Significa monitorare condizioni sanitarie, assistenza psicologica e diritti fondamentali, anche alla luce delle segnalazioni dell’Associazione Coscioni su condizioni igienico-sanitarie indegne (pulci, muffe, mancanza di acqua calda, docce in comune). Significa intervenire nel dialogo con il governo regionale e il Ministero della Giustizia per ottenere più personale, ridurre la sovrappopolazione e rendere dignitosa la vita in carcere. Significa soprattutto dare voce ai detenuti e promuovere il rispetto delle garanzie costituzionali, seguendo il monito della Corte Costituzionale secondo cui la pena deve preservare la dignità umana.
Conclusione: un banco di prova essenziale
La nomina di De Lisi arriva in un momento in cui il sistema penitenziario siciliano – e nazionale – mostra segnali di cedimento. L’alto livello di sovraffollamento, l’assenza di servizi essenziali e la drammatica escalation di suicidi richiedono un impegno rapido, trasparente e concreto. È in questo panorama che il nuovo Garante dovrà giocare la sua partita: tra istituzioni lente e diritti infranti, De Lisi ha ora l’opportunità – e la responsabilità – di fare la differenza.
