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Referendum cannabis, si può sostenere anche con lo Spid

Referendum cannabis al via da ieri dopo la presentazione ufficiale da parte dei promotori. L’obiettivo è quello di raggiungere cinquecentomila adesioni in 20 giorni, da qui al 30 settembre. Promosso dalle associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, Società della Ragione, il referendum è votabile online sul sito dedicato tramite Spid o altri strumenti di firma digitale. E intanto, su Twitter, sia l’hashtag #ReferendumCannabis che ‘spid’ impazzando fra i trend, conquistando al momento rispettivamente quinta e prima posizione. 

Referendum cannabis
Photo by Brandon Nickerson on Pexels.com

Alla proposta del quesito referendario depositato il 7 settembre presso la Corte di Cassazione, che chiede di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative, hanno preso parte anche rappresentanti dei partiti +Europa, Possibile e Radicali italiani. Spiegano i promotori: “Mezzo milione di firme entro il 30 settembre per poter votare in primavera un referendum sulla cannabis insieme a quello sull’eutanasia, e intervenire sia sul piano della rilevanza penale che su quello delle sanzioni amministrative. Quello della coltivazione, vendita e consumo di cannabis è una delle questioni sociali più importanti nel nostro Paese. Un tema che attraversa la giustizia, la salute pubblica, la sicurezza, la possibilità di impresa, la ricerca scientifica, le libertà individuali e, soprattutto, la lotta alle mafie”.  

E ancora: “Sono 6 milioni i consumatori di cannabis in Italia, tra questi anche moltissimi pazienti spesso lasciati soli dallo Stato nell’impossibilità di ricevere la terapia, nonostante la regolare prescrizione. Questi italiani hanno oggi due sole scelte: finanziare il mercato criminale nelle piazze di spaccio o coltivare cannabis a casa rischiando fino a 6 anni di carcere. Un dibattito che non può più essere rimandato e deve essere affrontato con ogni strumento democratico”. 

Il quesito referendario riferito al Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, di cui al d.P.R. 309/1990, è stato formulato con il duplice intento di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe. 

In primo luogo si propone di depenalizzare la condotta di coltivazione di qualsiasi sostanza (*si mantengono le condotte di detenzione, produzione e fabbricazione di tutte le sostanze che possono essere applicate per le condotte diverse dall’uso personale), intervenendo sulla disposizione di cui all’art. 73, comma 1, e di eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla Cannabis, con eccezione della associazione finalizzata al traffico illecito di cui all’art. 74, intervenendo sul 73, comma 4. 

Sul piano amministrativo, infine, il quesito propone di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori attualmente destinata a tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa, intervenendo sull’art. 75, comma 1, lettera a).

Questo il quesito:  

“Volete voi che sia abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 1990, n. 309, avente ad oggetto “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza“, limitatamente alle seguenti parti: 

Articolo 73, comma 1, limitatamente all’inciso “coltiva”; 

Articolo 73, comma 4, limitatamente alle parole “la reclusione da due a 6 anni e”; 

Articolo 75, limitatamente alle parole “a) sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo fino a tre anni;”?” 

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