CATANIA – Dei 3 miliardi di fatture che ogni anno circolano in Italia, solo il 5% sono in formato elettronico. Un dato poco confortante se si pensa che il primo varco normativo che attende imprese e commercialisti è l’imminente data del 6 giugno, quando Ministeri, Agenzie fiscali ed Enti nazionali di previdenza e assistenza non potranno più accettare fatture emesse o trasmesse in forma cartacea.
La dematerializzazione dei documenti fiscali si fa strada e il sentore comune è che aziende, professionisti e utenti siano ancora impreparati a colmare un gap tutt’oggi molto ampio: in questo quadro si inserisce l’incontro formativo promosso dall’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili (Odcec) di Catania che ha riunito una folta rappresentanza di iscritti per un focus su “La Fattura elettronica verso la P.A. e clienti. La firma elettronica e la conservazione digitale dei documenti”, che ha visto come relatori Claudio Bodini (commercialista in Cremona), Claudio Distefano (coordinatore Fatturazione Elettronica – Agenzia per l’Italia digitale) e Daniele Tumietto (commercialista in Milano) coordinati dal vice presidente Odcec Catania Mario Indelicato.
«La nostra categoria è chiamata a farsi trovare pronta per fare la sua parte – ha affermato il presidente dell’Ordine etneo Sebastiano Truglio – all’interno di un processo di evoluzione professionale ma anche culturale e sociale, che spinge ad accelerare l’informatizzazione all’interno dei nostri studi. Dal prossimo 31 marzo 2015 l’obbligo di trasmissione della fattura elettronica si estenderà anche agli Enti locali, con il conseguente allargamento ad una platea molto più ampia. Ridurre, fino ad eliminare del tutto, l’impatto del cartaceo porterà anche ad una maggiore trasparenza nei rapporti con la Pubblica Amministrazione e gli enti preposti e uno snellimento del nostro lavoro, innalzandone la qualità».
In altri termini, dal 6 giugno in poi un idraulico che svolgerà un lavoro per una scuola, potrà emettere e consegnare solo una fattura elettronica: un esempio efficace, riportato da Bodini che nel corso della sua presentazione ha fatto il punto sui cambiamenti tecnologici cui va incontro il commercialista, definendola una professione up to date.
I due relatori Tumietto e Distefano sono entrati nel merito della questione, esponendo nel dettaglio gli imminenti cambiamenti: il primo si è soffermato sulla firma elettronica dopo le novità del 2013 e sulla conservazione digitale sostitutiva dei documenti: «Al massimo tra cinque anni – ha sottolineato Tumietto – si modificherà radicalmente il nostro modo di lavorare. Un processo avviato da tempo, se si pensa che per completare l’iter normativo sulla fatturazione elettronica ci sono voluti tredici anni, che porterà a un notevole miglioramento del lavoro e a un monitoraggio puntuale della spesa pubblica».
Nella seconda sessione di lavori, i dati emersi durante l’intervento di Claudio Distefano guardano in prospettiva: «Come dimostrano i recenti dati, resi noti dall’Osservatorio “Digital innovation” della School of management del Politecnico di Milano – ha spiegato Distefano nel corso della sua presentazione – l’introduzione della fattura elettronica porterebbe a risparmi per 1,6 miliardi di euro annui e se fosse integrata all’intero ciclo di fornitura del bene o del servizio i risparmi sarebbero 6,5 miliardi di euro annui per l’intero sistema. Cifre significative se pensiamo che circa 2 milioni di imprese italiane sono fornitrici della Pubblica Amministrazione e il volume delle fatture scambiate è circa di 60 milioni l’anno per un importo di oltre 135 miliardi». Distefano ha esposto nel dettaglio lo scenario dei sistemi gestionali di trasmissione e conservazione nonché il sistema messo in atto dall’Agenzia per l’Italia digitale – Presidenza del Consiglio dei ministri – per far sì che la fattura elettronica, com’è già accaduto per la posta elettronica certificata o per la firma digitale, da obbligo normativo diventi un’opportunità per semplificare le procedure e ridurre i costi.
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