Roccafiorita è uno dei comuni più antichi che ci sono in Sicilia. E, con 228 abitanti scarsi, detiene anche un altro record: è il Comune più piccolo della Regione. Come tutti i Comuni, a prescindere dalla grandezza, ha bisogno di un Sindaco, di una giunta, di un consiglio, di un segretario generale, di un ufficio tecnico. Tutti pagati dalla Regione Siciliana.
In Sicilia, su 390 Comuni, 31 sono come Roccafiorita: hanno meno di 1000 abitanti. Poi ce ne sono 93 che contano meno di 3000 abitanti. E il discorso per loro non cambia. Sono enti spesso sull’orlo della bancarotta, che non hanno i soldi necessari per garantire i servizi fondamentali, con Sindaci costretti ad inventarsi la qualunque pur di pagare gli stipendi ai quattro dipendenti comunali…
Forse, dopo che la scure della propaganda si è abbattuta sulle Province, eliminate perchè ritenute un centro di costo eccessivo per le casse regionali, ora sarebbe bene concentrarsi su questi piccoli enti. Hanno un senso? Non sarebbe meglio accorparli? Si, è chiaro: l’identità, il territorio, la storia vengono prima di tutto, che c’entra….ma se ogni tanto ragionassimo di testa, anziché con il cuore?
Proprio a Roccafiorita si è cercato di affrontare il problema. Il Comune lunedì ha festeggiato i 400 anni dalla fondazione. Un bel traguardo, certo, ma è possibile in tempi di spending review mantenere strutture amministrative e burocratiche in centri così piccoli, soprattutto in quelli che non raggiungono neanche mille abitanti?
«L’identità – ha detto l’assessore alle autonomie locali Valenti – va difesa, ma questi piccoli centri vanno riorganizzati». L’idea è quella di mettere in rete per creare servizi comuni e, nello stesso tempo, ottenere economie di scala. Il presidente dell’Ars Ardizzone ha assunto l’impegno che l’Ars varerà una riforma equilibrata. La proposta del governo regionale sarà messa a punto nelle prossime settimane, nell’ambito della riorganizzazione degli enti locali, resa necessaria dall’abolizione delle Province. L’istituzione dei Liberi consorzi di comuni potrebbe rappresentare l’occasione migliore per razionalizzare anche la vita dei piccoli e micro-comuni che con le economie di scala potrebbero migliorare i servizi alla cittadinanza. Una delle ipotesi avanzata dalla stessa Valenti nei giorni scorsi è quella di mettere a disposizione dei piccoli comuni, che non possono permettersi di pagare un ingegnere stabilmente, gli uffici dei Genio civile per la progettazione esecutiva delle opere pubbliche e di potere ricorrere a un professionista esterno per la progettazione definitiva. Cioè, nel momento in cui si ha la certezza del finanziamento. In questo modo si eviterebbe anche il fenomeno di affidare incarichi e pagare parcelle per opere che non verranno mai alla luce.
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