“Bisogna iniziare a parlare di politica industriale, nel Paese e sul territorio di Messina”. L’esortazione è del segretario generale della Fim Cisl messinese, Antonino Alibrandi, nel corso del direttivo provinciale della Federazione Metalmeccanici. “Stiamo assistendo a una ecatombe – ha detto Alibrandi – il 90% delle industrie sul nostro territorio sono a rischio chiusura. L’unica area che resiste è quella di Milazzo dove la Raffineria garantisce investimenti utili a mantenere i livelli occupazionali sia diretti che nell’indotto”.
“L’esempio dell’abbandono imprenditoriale e industriale a Messina – ha aggiunto Alibrandi – è quello della cantieristica navale, una volta fiore all’occhiello della città. Negli anni ’90 i due maggiori cantieri navali nella falce, Rodriquez oggi Intermarine e Smeb oggi Palumbo, davano lavoro a un migliaio di operai diretti più l’indotto che ruotava intorno alle attività svolte all’interno dei due cantieri. Una ricaduta importantissima in termini economici sulla città. Oggi, i due cantieri non occupano complessivamente meno di 130 operai. Ecco un dato chiaro di come è stata abbandonata la politica industriale in città e l’assenza di una classe dirigente, politica e imprenditoriale, capace di progettare e investire partendo dal know-out messinese che rappresentava un’eccellenza a livello mondiale nel settore”.
Alla presenza del segretario generale della Cisl Tonino Genovese, Alibrandi ha fatto il punto anche sulle numerose vertenze del settore metalmeccanico che vedono a rischio migliaia di posti di lavoro. “Altro esempio è quello dei lavoratori ex Schipani – ha detto – oggi all’interno di due aziende associate in Ati tra Smail e Atlantico per l’illuminazione pubblica. Ne sono stati assorbiti solo una parte e oggi sono, paradossalmente, nuovamente in cassa integrazione perché l’Amministrazione comunale ha ridotto il carico di lavoro affidato all’azienda nonostante il capitolato preveda che devono essere impiegati costantemente tutti i lavoratori oggi in forza”.
Passando in provincia, Alibrandi ha evidenziato come nell’area ex Pirelli di Villafranca “le poche aziende presenti soffrono una carenza infrastrutturale che aumenta il costo di produzione e, con il mercato in crisi, sono destinate al collasso perché poco concorrenziali. A Giammoro, dove insiste il laminatoio della Duferdofin, una boccata d’ossigeno potrebbe arrivare dall’avvio dei lavori per la costruzione del pontile che potrebbe contribuire ad abbassare i costi di produzione dell’acciaieria portando nuovi investimenti nell’area”.
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