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Urbanistica, burocrazia e criminalità: Agata Bazzi racconta il caso Villabate

bazzi

Può la storia urbanistica di un paese di 20 mila abitanti diventare un libro? Sì, se il libro narra di come la mafia abbia tentato di impossessarsi di questa storia e di come alcune coraggiose persone, compiendo il loro dovere, siano riusciti ad impedirlo. Questo viene raccontato nel libro “La piazza è mia” di Agata Bazzi (Rubettino editore con la prefazione di Elio Caprì e la postfazione di Daniela De Leo) attraverso un punto di vista interno: l’autrice, infatti, è responsabile del settore urbanistica del Comune in questione, ovvero Villabate, alle porte di Palermo. Un comune che è stato sciolto e commissariato per infiltrazioni mafiose per ben due volte nell’arco di dieci anni. Bazzi prova a raccontare come si può fare urbanistica in un paese in cui gli interessi della criminalità sulle costruzioni è stata sempre forte, di quanto sia difficile il percorso un piano regolatore che metta delle regole che altrove sarebbero considerate “normali”. Il tutto condito dai paradossi della burocrazia siciliana: «In questa storia – scrive Bazzi – le norme di riferimento sono quelle della Regione siciliana. […] La competenza dell’urbanistica comunale è del Consiglio comunale. In Consiglio arrivano le proposte di delibera, firmate dal funzionario responsabile. La Regione approva con decreto quanto stabilito (“adottato”) dal Consiglio Comunale. Il segretario comunale risponde della legittimità degli atti del Consiglio e di tutta l’amministrazione. […] Alla fine, salvo che non ci siano evidenti prove di reato penale, la responsabilità amministrativa non è attribuibile a nessuno, né al funzionario che “propone”, né al Consiglio che decide su “proposta tecnica”. La responsabilità non è nemmeno della Regione che ha il potere di allungare i tempi chiedendo integrazioni e chiarimenti. Comunque, le azioni tecnico-amministrative della Regione sono disposte “su parere” del Consiglio Regionale Urbanistica, organo tecnico consultivo di nomina politica, cioè privo di responsabilità».

Una curiosità: il titolo del libro è tratto dalla frase che ripeteva ossessivamente il “pazzo” del paese in Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. Ma la piazza, si chiede Bazzi, è veramente dei cittadini? Oppure è dei politici, dei tecnici, degli imprenditori e dei burocrati?

 

Agata Bazzi, palermitana, si è laureata in Architettura al Politecnico di Milano, lavorando contemporaneamente nello studio Albini-Helg. Tornata a Palermo a metà degli anni Novanta sulla scia della “Primavera” di Leoluca Orlando, è stata nominata dirigente a contratto nel Settore Urbanistica del capoluogo siciliano e in seguito consulente della Regione siciliana. All’inizio del 2005 è stata nominata “Sovraordinato all’Urbanistica” dal prefetto di Palermo per lavorare insieme alla Commissione straordinaria nel Comune di Villabate, sciolto per magia. Attualmente è assessore al Territorio del Comune di Palermo.

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