Palermo – Parlare con Antonio Sellerio significa entrare dentro un pezzo importante della storia culturale italiana. Figlio di Elvira ed Enzo Sellerio, cresciuto tra libri, autori e discussioni editoriali, oggi guida la casa editrice che porta il nome della sua famiglia, continuando un’eredità che ha segnato profondamente la narrativa e la saggistica italiana degli ultimi decenni.
Antonio si racconta in una lunga intervista al Corriere della Sera a partire dal suo ultimo libro che è l’occasione per un viaggio che intreccia memoria personale e riflessioni sul presente, con la leggerezza e la schiettezza di chi conosce i meccanismi interni del mondo editoriale ma non ha paura di raccontarne anche le fragilità e le contraddizioni.
Sciascia, il maestro inatteso
Il ricordo più vivido è legato a Leonardo Sciascia, colonna portante del catalogo Sellerio e presenza costante nella vita della famiglia. «Un giorno mi insegnò a sparare» racconta Antonio, rivelando un aneddoto che restituisce tutta l’ironia e la complessità dello scrittore di Racalmuto. Non solo un intellettuale rigoroso, ma anche un uomo capace di sorprendere, di rompere le aspettative, di vivere la letteratura come parte integrante della vita quotidiana.
Per Antonio, Sciascia non è stato solo un autore della casa editrice, ma una figura formativa: un esempio di come cultura e impegno civile possano convivere senza compromessi, pur dentro le ambiguità della realtà.
Barbero e il peso della notorietà
Dalla memoria al presente, il discorso scivola su Alessandro Barbero, oggi forse il divulgatore più popolare d’Italia. Qui Sellerio non si nasconde dietro frasi di circostanza: «Credo che viva male la sua enorme popolarità. Non risponde mai al telefono». Una battuta che è anche una riflessione sul rapporto tra successo e comunicazione. In un’epoca in cui gli intellettuali diventano star mediatiche, la distanza tra il pubblico e i collaboratori può diventare un muro difficile da scalfire.
Pinocchio, Sofri e le scelte coraggiose
Il percorso personale di Antonio Sellerio è segnato da libri che hanno lasciato un segno. Pinocchio resta il testo che più di tutti lo ha accompagnato: un compagno d’infanzia che è diventato simbolo di metamorfosi e ricerca di identità. Alla tesi di laurea dedicò invece lo studio su Adriano Sofri, scelta che già raccontava un’attenzione alle figure controverse, ai personaggi capaci di dividere e di interrogare la coscienza civile.
Non mancano episodi legati alle decisioni editoriali della madre Elvira, fondatrice della casa editrice, donna di straordinaria intuizione. Antonio racconta che a un certo punto voleva rifiutare Gianrico Carofiglio, autore che poi sarebbe diventato una colonna del catalogo Sellerio. Una dimostrazione di come, nel mestiere editoriale, ogni scelta sia un azzardo, un rischio che può cambiare le sorti di un libro o di un autore.
L’eredità di una casa editrice unica
La forza della Sellerio editore è sempre stata quella di unire rigore e apertura, tradizione e innovazione. Dalle opere di Sciascia e Camilleri fino ai nuovi narratori italiani e stranieri, la casa editrice ha saputo costruire un catalogo riconoscibile, fedele a un’identità ma mai chiuso in sé stesso.
Antonio Sellerio rivendica questa continuità: «Ogni titolo porta con sé il peso di una storia, ma anche la possibilità di aprire nuove strade». Una missione che oggi appare ancora più difficile, in un mercato editoriale dominato da logiche di vendita e bestsellerismo, dove la tentazione di inseguire mode effimere è sempre dietro l’angolo.
Eppure, l’eredità di Elvira ed Enzo è chiara: pubblicare libri che abbiano qualcosa da dire, anche a costo di sembrare controcorrente. È questo che ha reso Sellerio non solo una casa editrice, ma un simbolo di indipendenza culturale.
Un futuro tra memoria e innovazione
Nell’intervista Antonio Sellerio alterna leggerezza e profondità, aneddoti personali e visioni editoriali. Ci sono sorrisi, come quello per la passione mai sopita per Pinocchio, e c’è la consapevolezza di un compito difficile: tenere insieme un’eredità familiare e il futuro di un marchio che ha fatto la storia.
Il suo sguardo è rivolto a un’editoria che non tradisca la fiducia dei lettori, che sappia distinguersi dalla superficialità imperante e che rimanga fedele a quella che, per Sellerio, resta la lezione più grande: i libri non sono solo merci, ma strumenti di libertà, conoscenza e identità.
